Brescia. Ciao Dimitri. Questa domenica pomeriggio ci sarò. In Piazza Duomo, indossando la maglietta che ci unisce e identifica. La data me la sono segnata in rosso sul calendario il giorno che l’ho saputo. Gli onori che la nostra Curva Nord ha deciso di dedicarVi è lo stesso senso di riconoscimento che ho sentito quando ho saputo del vostro matrimonio e sono estremamente contento che il popolo del Rigamonti vi porti questo fortissimo segnale d’amore.
Vi porterò i miei auguri insieme alla mia piccola/grande Dany che con me ti segue da sempre. Discretamente, con rispetto, sarò fuori dalla chiesa a dirVi auguri, a dirti grazie ancora una volta per ciò che rappresenti per questa città. Discretamente, come quando da lontano vi osservavo mentre facevate la spesa al supermercato sotto casa mia, con ammirazione, tenendomi a distanza nonostante il cuore mi suggerisse di venirti a esprimere i miei complimenti. Anche se apparentemente sconosciuti, in realtà ci conosciamo benissimo. Tu sei colui che dà lustro alla mia eterna passione, al mio senso di appartenenza. Io sono quello con cui vieni a festeggiare con le braccia al cielo dopo aver gonfiato la rete. Alla soglia dei sessanta ho la maturità per dirti che sei come un figlio, quel figlio esemplare che ogni genitore vorrebbe avere, come ce ne sono tanti peraltro, se non fosse che a differenza loro hai incrociato la mia strada e ti ho seguito passo-passo nel tuo diventare bresciano d’adozione. Ricordo quando sei arrivato in quel Brescia dalle nozze coi fichi secchi, l’arrivo nel deserto della Club House, le prime mezze interviste post gara che superavi come un veterano, le prestazioni sportive che ti fecero passare fin da subito da outsider a uomo mercato. Da lì, una crescita costante superando momenti belli e momenti difficili come quell’infortunio domestico che ti fece perdere mezza stagione o il tuo momento forse peggiore appena investito della fascia di capitano senza cercare scuse : “Sono deluso da me stesso”.
Incarni lo spirito che io, con tanti altri, ho sempre cercato all’interno dello stadio. Figlio della Romagna, quel fazzoletto d’Italia dove più di ogni altro angolo della nazione il lavoro, sacrificio e sudore fanno rima con sorriso hai messo sul rettangolo verde quel carattere che a noi piace tanto, che va oltre il risultato o il successo. Hai dimostrato negli anni bresciani che il buon denaro nella vita deve essere accompagnato dai valori per poter realizzare i sogni come li vuoi tu. E hai fatto della città Leonessa la tua casa, hai lavorato duro per lei, per la sua gente senza mai nasconderti, prendendoti sempre le tue responsabilità. L’hai aiutata anche nei momenti più neri distribuendo beni di prima necessità a chi ne aveva bisogno mentre i nostri papà, le nostre mamme, i nostri nonni cadevano come tessere del domino, vittime del bastardo.
Hai sempre voluto rimanere, non hai mai fatto problemi di categoria, né di soldi. Nella mia mente rivivo ciclicamente le tue improvvise lacrime di gioia mentre esulti per il gol al 93° a Cosenza nel fantastico anno della promozione. Lacrime che raccontano tutto di te. Hai onorato nel migliore dei modi i capitani che ti hanno preceduto. Hai dato seguito a quei nomi a noi tanto cari che hanno portato Brescia sul gradino più alto dei valori dello sport, orgoglio che altre città non particolarmente lontane coi loro capitani-simbolo da brividi non possono vantare. Per gente come te, non baratto nessun successo, nessun trofeo. Sono fiero che sia tu a rappresentarmi, a rappresentarci.
Tu e Giada siete una bellissima coppia, questo già si sapeva, e con la mia Dany vi faccio gli auguri più sinceri per una felice vita insieme, pensando di condividere il pensiero del popolo sportivo bresciano. Felicitazioni a voi, alla vostra bimba Vittoria e a chi vi porta nel cuore.
Guido Franchi