Le rondinelle con il successo di Bolzano si confermano una squadra, sotto la guida Maran, capace di tirar fuori il proprio meglio nei momenti di maggior difficoltà ed in grado di giocarsela con qualsiasi avversario, se ben messe in campo tatticamente, disposte al sacrificio e compatte in ogni reparto. Così si sopperisce anche ad eventuali lacune tecniche o assenze pesanti
Brescia. Se un viandante bulgaro ci chiedesse di descrivere con una sola parola la miglior qualità del Brescia targato Rolando Maran, quella sarebbe “compattezza”. Non è un caso, infatti, se le prestazioni più convincenti ed esaltanti delle rondinelle siano arrivate proprio quando c’era da soffrire di squadra e da mettere in campo una perfetta organizzazione difensiva. Perché nel calcio, in particolar modo nel campionato di Serie B, non si vince con la sola ricetta del bel gioco o grazie alle individualità dei singoli, ma anche e soprattutto giocando da squadra, dimostrando compattezza, capacità di soffrire e spirito d’adattamento.
Vecchie abitudini. La vittoria contro il Sudtirol è l’emblema del Brescia “Maraniano”: solidità difensiva, rapide ripartenze e cinismo sotto porta. Soffrire di squadra e buttare il cuore oltre l’ostacolo (in questo caso le numerose assenze per infortunio) sono stati a lungo gli ingredienti vincenti della scorsa stagione, rispolverati anche ieri sera nel momento del bisogno in quel di Bolzano. Perché non c’è nulla di cui vergognarsi nell’arrivare al massimo risultato tramite una prestazione prettamente difensiva. Certe volte, in determinate circostanze, va bene così. Una vittoria fondata sulla tattica non vale meno di una ottenuta attraverso la tecnica. La scorsa stagione lo insegna, quando le rondinelle, grazie allo spirito di gruppo e alle scelte tattiche di un allenatore preparato come Maran, sono riuscite a qualificarsi per i playoff (e ad arrivare a una manciata di secondi dalla semifinale) nonostante le pesanti assenze avute nel reparto offensivo negli ultimi mesi di campionato.
La falange biancoazzurra. Come gli opliti spartani divennero famosi per l’utilizzo della formazione a falange, le stesse rondinelle dimostrano di dare il proprio meglio quando c’è da compattarsi e pungere in ripartenza. Un lavoro difensivo che comincia già dalle punte (Borrelli su tutti) e che coinvolge ogni reparto. Una squadra corta, disposta al sacrificio e al pressing asfissiante per stancare gli avversari e non lasciare facili linee di passaggio. Un tempo – solitamente il primo – votato al sacrificio difensivo, per poi scatenarsi nella ripresa e assumere un atteggiamento più propositivo, come dimostrato nella prima uscita stagionale contro il Palermo al Rigamonti. Perché quando non ci si può basare unicamente sulle qualità dei singoli è necessario studiare una tattica che metta in risalto le migliori caratteristiche del gruppo. Ed è stato questo il merito di Maran, capace di dare un’identità di gioco ben definita al Brescia, partendo da una fase difensiva che nelle gestioni precedenti aveva lasciato a desiderare e che permette ai biancoazzurri di giocarsela contro qualsiasi avversario.