Il possibile ritorno dell’attaccante siciliano ha scatenato dubbi e considerazioni, tra i favorevoli che lo vedono come una possibile arma in più per la prossima stagione e chi è assolutamente contrario per vari motivi. La narrazione sull’ultimo periodo di Big Tower in biancoazzurro ha creato ingiusti equivoci
Brescia. Il nome di Ernesto Torregrossa non può lasciare indifferente nessun tifoso della Leonessa. E il nome di Brescia – possiamo garantirlo – non lascia indifferente Ernesto Torregrossa. Questioni di cuore, prima di tutto. Ma anche di ricordi. Belli, bellissimi, per entrambi. I momenti migliori della presidenza Cellino e dell’attaccante siciliano, coincisi per entrambi con una promozione in serie A al termine di una cavalcata trionfale. Poi, come troppo spesso é capitato in queste otto stagioni di Massimo Cellino alla presidenza del Brescia Calcio, tutto é precipitato: il presidente é riuscito a fare l’affare, cedendo Torregrossa alla Sampdoria di Massimo Ferrero per 8 milioni di euro, e quando sembrava che, dopo Sampdoria Udinese 2-1 decisa al debutto dallo stesso attaccante siciliano, potesse esser arrivato il momento, dopo tanta gavetta tra le altre anche in maglia Lumezzane, di Torregrossa in serie A – e perché no, anche in Nazionale, vista la penuria di attaccanti che tormenta gli Azzurri – sono arrivati gli infortuni a impedire alla punta di spiccare il volo. Dunque di nuovo serie B, di nuovo infortuni. Ora, giunto a 31 anni, e dopo le tante voci che si sono rincorse anche lo scorso anno, siamo di fronte ad un altro bivio per i due innamorati. Cosa fare?
Il ritorno come scelta. Massimo Cellino ha più volte riaccolto, per ogni incarico, dal campo alla direzione sportiva, figure prima assunte e poi cacciate, spesso in malomodo. Basti pensare ad Eugenio Corini e Stefano Sabelli, ma anche a Lorenzo Andrenacci e Leonardo Morosini, passando per Eugenio Corini, Diego Lopez e il duo Clotet-Gastaldello, arrivando infine a Giorgio Perinetti. Ma sono tornati anche Benali e Castagnini e negli anni c’é stata anche la possibilità di rivedere Jagiello in maglia Brescia. Ritorni dettati certamente da un modus operandi presidenziale, ma anche da una piazza che, pur con tutta la sua umoralità, é capace di accoglierti come un re, facendoti sentire «a casa». Ritorni riaccolti – tranne alcune figure indigeribili – tutto sommato con atteggiamento positivo. Sul possibile riacquisto di Torregrossa serpeggia invece più di un malcontento. Dubbi legati certamente ad un rendimento non all’altezza in maglia Pisa. Ma anche ad una storia raccontata per certi versi molto male.
Flashback. Ernesto Torregrossa è stato ceduto nel gennaio 2021 alla Sampdoria. Galeotta fu la partita contro il Vicenza del 5 gennaio, terminata sul punteggio di 3-0 per il Lane, quella in cui comunque Ernesto giocò mentre fu Sabelli (poi tornato in biancoazzurro) a chiamarsi fuori nel riscaldamento. Nell’estate precedente però Massimo Cellino ne aveva combinata una delle sue, togliendo d’ufficio la fascia di capitano a “Torre“ per affidarla a Dimitri Bisoli. Una scelta “vincente“ sul lungo periodo, ma nello sport, così come nella vita, ci sono modi e modi. Passiamo oltre. Nonostante questa scelta, e nonostante l’inevitabile interesse per un attaccante di talento appena retrocesso di categoria, Torregrossa rimase comunque a Brescia e, nonostante gli immancabili infortuni, nei primi mesi del girone d’andata mise comunque a segno 5 reti, trascinando la squadra allora allenata da Davide Dionigi momentaneamente fuori dalla zona calda. Poi, la gara di Vicenza. Sabelli si rifiuta di entrare mentre Torregrossa non solo gioca tutta la partita, ma è anche l’uomo più pericoloso. Dopo quella gara, tutto precipita. Ernesto è nella lista dei partenti, si fa avanti il Torino, che aveva cercato l’attaccante già in estate, ma Ferrero convince Cellino, che gli cede l’attaccante: “E’ stato il presidente Ferrero in persona a trattare con Cellino – disse Big Tower – sono contento che sia stato così deciso nel portarmi qui perché non era facile, il patron Cellino era molto affezionato a me. Non so come abbia fatto, ma sono contento che che ci sia riuscito”.
Per colpa di chi? C’è chi racconta, ancora oggi, di un Torregrossa che nell’ultimo periodo bresciano si sarebbe trasformato in un giocatore «triste e irriconoscibile». Definire triste e irriconoscibile un calciatore che fino a pochi giorni prima si era preso sulle spalle un Brescia sì irriconoscibile è un’opinione che i numeri cancellano. O se era triste, lo era perchè doveva lasciare ciò che amava. Ed è proprio per questo amore che si può almeno concedere il beneficio del dubbio. Se è stato perdonato Sabelli, perché non Torregrossa? Perché su Torregrossa si possono avere dubbi sul piano sportivo, visti i tanti infortuni, ma nessuno dal punto di vista umano. In un Brescia che ha concluso il campionato con Adorni punta centrale perché non dare fiducia a un giocatore che sarebbe consapevole del suo ruolo di terza punta, non rovinando il duo Borrelli-Moncini, ma anzi potendo dare il suo contributo anche nello spogliatoio, visto il legame con tanti giocatori dell’attuale rosa, testimoniato pure al matrimonio di Dimitri Bisoli? Non vogliamo far cambiare idea a nessuno, permetteteci però solamente di ricordare una vecchia canzone napoletana: «Chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato: scurdammoce o ‘passato»