COSÌ FA TROPPO MALE, MA IL SIPARIO CALA COMUNQUE TRA GLI APPLAUSI

Il Brescia perde 4-2 a Catanzaro, la qualificazione alla semifinale sfuma a 2” dalla fine, decisivo l’ex Donnarumma dopo i gol di Galazzi e Moncini e quello di Iemmello. Nel supplementare Brignola e ancora il capitano dei giallorossi firmano l’eliminazione delle Rondinelle dai playoff. Impossibile chiedere di più a una squadra costruita in economia e a un allenatore che ha ridato dignità

Catanzaro. Minuto numero 50 del secondo tempo. Il Brescia è in vantaggio 2-1 a Catanzaro, il risultato che gli consentirebbe di accedere alla semifinale playoff contro la Cremonese. I biancoazzurri non riescono ad evitare il nono angolo (contro i due battuti) dopo non essere riusciti a gestire meglio l’ultimo possesso di una partita infinita. I secondi scorrono, al 51’ sarà tutto finito. Calcia Petriccione dalla bandierina, prolunga Oliveri di testa in mezzo alle statue di sale biancoazzurri, sul secondo palo c’è l’ex Donnarumma, che non segna da settembre, ma stasera è la sua sera e il suo colpo di testa, con Jallow fermo sul palo, diventa quello che porta la partita al supplementare dove le Rondinelle dovranno dare addio ai playoff per la promozione in serie A.

Statistica amara. E’ il sesto playoff perso su sette giocati negli ultimi sedici anni e il prossimo sarà il 66esimo campionato di serie B in 113 anni di storia del Brescia. Certe situazioni si ripetono come la legge di Murphy, come un destino che sa essere cinico e baro per chi tifa questa squadra, costretto a soffrire – di generazione in generazione – più che gioire. Nessun processo o j’accuse, ci mancherebbe, a questa squadra vanno solo applausi anche se il momento del sipario è sempre amaro e soprattutto quando finisce così.

La partita. Era iniziata benissimo. Piano partita rispettato, partenza aggressiva e gol (di Galazzi dopo cross di Bisoli e assist visionario di testa di Moncini) dopo soli 8’. Il Brescia era riuscito a riprendersi la qualificazione dopo aver subito il pareggio di Iemmello, sempre tra la statuaria terza miglior difesa del campionato. Aveva fatto rimettere il naso avanti a tutti lo stoico Moncini, uno che negli ultimi tempi ha sentito dolore agli adduttori anche solo nell’infilarsi i pantaloncini. Il Brescia avrebbe potuto andare sotto più volte e stavolta sono sembrati vulnerabili quasi come in certe partite dello scorso anno, ma un po’ grazie alla mira sbagliata degli avversari e un po’ con le parate di Lezzerini nel primo tempo sono rimasti quantomeno alla pari. Il peccato originale della mancata qualificazione in semifinale sta nel secondo tempo e dopo l’1-2. Abbiamo contato non meno di quattro match balli cestinati: Galazzi, Moncini, Besaggio e Olzer. Aveva in tasca la qualificazione e sarebbe stata meritata l’undici con la V sul petto. Poi nei supplementari sono arrivati i gol di Brignola e ancora Iemmello a far prendere proporzioni non reali alla sconfitta, ma seppure limiti, errori e rosa corta, Dickmann ha impegnato Fulignati sul 2-2 e Bisoli ha sfiorato il gol del 3-3 con ancora un quarto d’ora da giocare.

Maran le ha provate tutte anche stavolta, mettendosi pure a specchio (4-4-2) in fase di non possesso. Poteva evitare di togliere Bianchi e Moncini insieme, abbassando la squadra, aveva provato Olzer nei giorni scorsi come prima punta e sperava gli desse qualcosa in più. Ha finito con l’ex Milan centravanti insieme ad Adorni (sì, sì proprio lui nell’emergenza) e Nuamah alla seconda presenza stagionale dopo il solo minuto giocato la scorsa settimana a Bari.

Lo scenario. La verità è che gli è girata male. Ancora due secondi e sarebbe l’eroe, così invece da qualcuno si prenderà inevitabilmente le critiche, ma se ad arrabbiarsi sarò lo stesso che non ha voluto rinforzargli la squadra a gennaio beh allora può stare sereno e con il cuore in pace. Rimbrotti di quel tipo non fanno curriculum o al massimo lo rinforzano. Ci sarà ora da mettersi a tavolino e capire come e cosa si vuol fare. Nel momento della botta calda, Maran ha dichiarato: “Prima di parlare di futuro devo metabolizzare questa amarezza”. C’è anche chi è pronto a scommettere che potrebbe essere lui a non voler rimanere, nonostante il contratto, se non gli arrivassero determinate garanzie tecniche. Nel frattempo cala il sipario su una stagione iniziata meglio del previsto, ma che aveva preso una piega pessima prima che arrivasse il normalizzatore e taumaturgo nativo di Trento, ma ormai residente sul Garda bresciano. Il buon Rolly ha chiuso solo una parte del cerchio dopo quell’esonero del 2005 il cui modo ancora offende. Brescia l’ha riabbracciato, osannato, ringraziato e lo vorrebbe ancora in sella. Ora ha bisogno di essere messo nelle condizioni di non lavorare solo in emergenza e con il quarto budget più basso della serie B. I miracoli non si ripetono.