Mai dal 1971, anno nel quale ho messo piede per la prima volta al Rigamonti, ho avuto una ritrosia simile nei confronti di un nostro presidente, tanto da rinunciare quasi all’abbonamento dell’anno in corso. In preda a convulsioni da rimorso, mi sono alzato dal divano l’ultimo pomeriggio utile prima della chiusura della campagna abbonamenti e ancora una volta sono stato io a dimostrare l’attaccamento alla squadra a differenza sua, come vuol far sembrare col comunicato che annuncia l’inizio del tesseramento attuale.
Ammetto però che l’annuncio della presentazione degli abbonamenti per l’anno prossimo a campionato ancora in corso, aggiunto al silenzio del suddetto dal ritorno di Maran in poi, unito all’andamento della stagione innalzatasi positivamente mi aveva fatto pensare positivo. Non che mi aspettassi qualcosa di eclatante, ma almeno una piccola sorpresa, il segnale che un atto di riflessione si fosse incuneato negli uffici di via Solferino. Quando la partita di briscola sembra indirizzarsi sul 60 pari, Cellino strozza a denari il 3 con l’asso e infierisce un colpo mortale alla mia passione.
Non sono tanto i prezzi in sé a lasciarmi l’amaro in bocca. Quelli, a denti stretti, li ho sempre sborsati. Serie B o serie A, nulla vietava di emettere entrambe le opzioni. Colpisce invece dolorosamente il mesto e piuttosto evidente tentativo di attuare lo spopolamento dei “popolari”, quella curva che nel bene o nel male è l’anima dello stadio. Quella curva che per me è casa. Quella curva che non manca di esprimere il suo disappunto nei confronti di chi sta al vertice del Brescia, ma si distingue dal resto dello stadio solo per i cori, perché il poco apprezzamento nei confronti di Cellino c’è in alta percentuale in tutti i settori e soprattutto nella testa di chi ha già abbandonato questi progetto precario, non frequentando più. Un popolo di rinunciatari che tende al rialzo.
Cresce 40 euro il prezzo della curva rispetto alla scorsa stagione, rimane invariato quello della gradinata dove peraltro gli Under/20 pagano 100 euro, la metà del prezzo in curva. Invece di alloggiare i ragazzini dove pulsa l’anima vera del tifo in un’opera di coinvolgimento alla fede, vengono invitati ad andarsene. E questa cosa che i giovani abbiano sconti in ogni settore tranne il nostro, foriero di passione da sempre, non la digerirò mai.
È un colpo mortale a un settore dello stadio del quale faccio parte e che, come non bastassero le norme repressive che si vivono spesso indiscriminatamente, viene colpita a tradimento da chi dovrebbe essere fiero di vederla colma di colori e passione. Non sono un ultras, non frequento riunioni, non conosco pensieri e reazioni del gruppo, ma sono comunque uno di loro, uno di quelli che “ci siamo sempre, ovunque, comunque”, di quelli che spingono con entusiasmo e partecipazione. Almeno fino a oggi. Perché oggi ho subito un contraccolpo, un altro, l’ennesimo tradimento che mi fa sentire un indesiderato.
E solitamente, in tutti i campi, in tutti gli ambienti, quando mi sento indesiderato, abitualmente tolgo il disturbo. Anche se vanto 53 anni di presenze. Anzi, proprio per quello.
Guido Franchi