PAGHERA-VIVIANI: LO SCAMBIO VINTO IN ESTATE DAL BRESCIA, CHE NON RIMPIANGE NEPPURE LABOJKO

Sabato pomeriggio i due centrocampisti torneranno per la prima volta da avversari al Rigamonti vestendo la maglia della Ternana, con la quale stanno vivendo una stagione non soddisfacente a livello persona. Il mediano del Brescia invece si è preso il centrocampo biancoazzurro con nove partite da titolare nelle ultime undici condite anche da un gol e un assist

Brescia. Era l’8 settembre scorso quando Brescia e Ternana annunciarono lo scambio Paghera-Viviani dopo giorni di trattative serrate per trovare l’accordo definitivo per il trasferimento dei due centrocampisti. Tutti contenti, si diceva. Le rondinelle e il nativo di Roncadelle si riabbracciavano dopo 13 anni, mentre i rossoverdi avevano trovato in Viviani il loro nuovo regista, con il prodotto di scuola Roma alla ricerca di una nuova sfida da protagonista in cadetteria dopo la deludente parentesi vissuta in biancoazzurro (14 presenze prima di essere messo fuori rosa da Cellino). 

Chi sorride e chi no. A 7 mesi di distanza però a sorridere sono solo il Brescia e Paghera, grande protagonista nel girone di ritorno sotto la gestione Maran. A Terni invece Viviani e l’altra ex rondinella Labojko – arrivato in Umbria da svincolato a luglio dopo la retrocessione maturata sul campo con il Brescia, dove si era guadagnato il posto da titolare ai danni di Van de Looi – si leccano le ferite di una stagione deludente, sia dal punto di vista personale che di squadra. L’ex regista tra le altre della Spal è sceso in campo in tre sole occasioni fino ad ora (una da titolare e due da subentrato) totalizzando solamente 71 minuti. A frenarlo, come spesso purtroppo accaduto in carriera, un problema fisico – questa volta all’ernia – che lo ha costretto ai box per oltre 3 mesi. Ritornato finalmente in gruppo da un paio di settimane sta attualmente faticando a trovare spazio, con Breda che gli preferisce costantemente Amatucci o in alternativa uno tra Faticanti e Labojko in cabina di regia. Proprio il centrocampista polacco aveva iniziato da titolare la sua avventura in rossoverde, ricoprendo quel ruolo di uomo chiave davanti alla difesa già testato a Brescia nella passata stagione, nonostante nasca come mezzala pura. Dopo aver totalizzato 18 presenze nelle prime 21 giornate di campionato, la musica è cambiata e ha trovato la via del campo in sole 5 occasioni nelle ultime 12 partite (per un totale di 82 minuti), perdendo posizioni nelle gerarchie di Breda. Esattamente il contrario della stagione che sta vivendo Paghera a Bescia. Partito in sordina e ora presenza fondamentale in mezzo al campo. 

L’importanza del 4. Sempre su queste colonne, non più di tre mesi fa, avevamo esposto tutto il nostro (e non solo nostro) disappunto nel vedere Paghera relegato in panchina e chiamato in causa solo in rare circostanze. Da quell’articolo, pubblicato dopo il derby perso a Cremona, tutto è cambiato. Nelle ultime 11 partite di campionato il numero 4 delle rondinelle è sempre sceso in campo – ad eccezion fatta per la trasferta di Ascoli dove era squalificato – partendo titolare in 9 di queste occasioni e subentrando dalla panchina solo a Genova contro la Sampdoria, sigillando il suo ingresso vincente con l’assist ad Adorni per il pareggio siglato in pieno recupero. A coronare il momento magico anche l’eurogol segnato contro il Palermo, in una delle prestazioni più convincenti della stagione del Brescia. In poche settimane Paghera si è così preso in mano il centrocampo biancoazzurro, togliendo il posto al deludente Van de Looi e regalando ai dirigenti bresciani il titolo di vincitori dello scambio andato in porto a settembre. Sperando che anche sabato pomeriggio al Rigamonti il campo confermi questo giudizio.