IL BRESCIA S’IMPANTANA IN LAGUNA

A Venezia sconfitta meritata: Rondinelle battute da una doppietta di Tessmann e a lungo anche dominate dagli uomini di Vanoli. A cinque giornate dalla fine resta il settimo posto in classifica con due punti di vantaggio sulle none: playoff più che possibili. Ora due gare casalinghe

Venezia. Stavolta ha ragione Lucio Battisti. Bisogna prenderla così, senza farne un dramma. Certo brucia da morire perdere una partita, dopo essere stati a lungo anche dominati, con quasi 2000 tifosi al seguito. Ma è il caso di sottolineare subito che certe partite si vincono prima di tutto in estate o quantomeno nel mercato di gennaio. E’ doveroso ricordare che da una parte c’era un progetto tecnico iniziato ancora nel campionato scorso e ritoccato in corso con l’arrivo di Vanoli e il ricambio di alcuni giocatori, quasi tutti nazionali nelle rispettive patrie, mentre dall’altra parte c’è pur sempre il quarto monte ingaggi più basso della serie B. Il Brescia gioca con gente che è reduce dalla retrocessione sul campo (Lezzerini, Dickmann, Mangraviti, Cistana, Jallow, Bisoli, Bianchi, Galazzi e Moncini) o che l’anno scorso era in C (Besaggio), in panchina l’unico cambio degli attaccanti era Ferro promosso a stagione in corsa dalla Primavera. Vogliamo mettere a paragone con Joronen, Sverko, Svoboda, Tessmann, Ellertsson, Bjarkason, Pohjanpalo e Gytkiaer? Poi ci sta che in una partita secca il Brescia possa battere il Venezia, ma alla lunga lo sforzo che Maran e i suoi stanno facendo si fa sentire. 

(La delusione dei giocatori del Brescia nel dopo partita, in attesa dei vaporetti che li avrebbero riportati al pullman)

Più di così… Poi ok, da settimane c’è una splendida ubriacatura generale, che ha riacceso l’entusiasmoattorno al Brescia, ma non ci sembra onesto chiedere a questa squadra e questo allenatore di continuare a far nozze coi fichi secchi. Il Venezia è una squadra strutturata, forte, ambiziosa, per la quale il club ha speso tanto, probabilmente anche troppo visto che adesso le finanze non sono floridissime ed è per questo che rincorrono disperatamente la promozione in serie A, ma questo succedeva anche al Brescia negli ultimi tempi di Corioni quando pur di andare in serie B si ricorreva ai debiti. Cellino preferisce continuare, invece, sulla linea della minima spesa, massima resa: a volte va bene, a volte no. E Maran non è dotato sempre della bacchetta di Harry Potter. Poi in partita come quella di oggi al “Penzo”, la logica chiede il conto. 

Il match. Il Brescia resta in partita fino al 90esimo in casa della terza forza del campionato, che può ancora giocarsi le sue carte per la promozione diretta (-3 dal Como), solo perchè un po’ gli errori degli uomini di Vanoli e un po’ alcune buone parate di Lezzerini danno un senso a una partita che i numeri dimostrano non c’è stata. Non a caso il 2-0 nasce dal nono (nono !) calcio d’angolo tirato dal Venezia contro i soli tre delle Rondinelle. Il numero dei tiri verso la porta (19-8) è un altro dato che spiega più che sufficientemente quanto sia legittimo il successo del Venezia. Eppure era stato l’undici con la V sul petto a cominciare meglio: alto aggressivo, subito due angoli calciati e un paio di strappi di Galazzi. Ma l’illusione è durata 10’: il Venezia ha preso in match e non l’ha più mollato. Un paio di conclusione di Tessman e un palo esterno di Gytkiaer prima che l’ubiquitario Tessmann sbloccasse con un gran tiro al volo su azione d’angolo, respinta di Lezzerini proprio sui piedi dello statunitense e il mancato muro di Dickmann. Ai lagunari è stato annullato il gol del raddoppio (fallo di Idzes, ma c’è anche Mangraviti, forse spinto e forse no, a sbilanciare il suo portiere), il Brescia ha sofferto le pene dell’inferno sulla propria sinistra (male la catena Jallow-Besaggio), ma anche la maggior fisicità in mezzo al campo per i locali già fatto la differenza. Dopo altre chance per Pohjanpalo e Gytkiaer di testa, si è rivisto l’undici di Maran con un tentativo di Moncini, bravo a liberarsi in sombrero, disinnescato da un’uscita bassa di Joronen. Per rimettere in sesto una gara così difficile, sarebbe servita una “maranata” e il tecnico biancoazzurro anche stavolta le ha provate tutte prima di arrendersi: Fares (che è poi stato ammonito e salterà il match di sabato al Rigamonti con la Ternana) per Paghera e passaggio al 3-4-1-2. Bianchi ci ha provato con un paio di tiri in crociati, ma è stato il Venezia ad andare più vicino al raddoppio che il Brescia al pareggio. Due volte Ellertson (clamorosa la seconda chance di testa, solo in area), Pohjanpalo di testa, Bjarkason, Gytkiaer e Tessman (anche questo errore davvero clamoroso, da zero metri) hanno tenuto in vita il Brescia, con anche la complicità di qualche buona parata di Lezzerini. Ma siccome il calcio è un mistero senza fine buffo, poteva pure scapparci il pareggio beffa: un colpo di testa di Bianchi, una rovesciata di Moncini e una conclusione da fuori di Jallow hanno fatto capire al Venezia che non c’era da scherzare e sul nono angolo tirato ecco la sponda di Lella di testa e il tocco di Tessman per la doppietta. Con la difesa del Brescia ferma. Prosegue la maledizione delle trasferta in casa delle prime quattro: quattro partite, quattro sconfitte. E anche questo vorrà pur dire qualcosa…

Lo scenario resta molto interessante. Ora la parola d’ordine è niente panico: la classifica resta golosissima, se rapportata a quella di pochi mesi fa. Settimo posto, più due sulle none (che è poi un +3 visti gli scontri diretti a favore con Pisa e Cittadella) e cinque partite alla fine con tre match casalinghi (subito due consecutivi con Ternana e Spezia, il Lecco alla penultima), il derby da giocare nella vicina Piacenza e la chiusura a Bari. Potevano esserci finali peggiori. Ribadiamo il concetto della scorsa settimana: si-può-fare. Decisamente. 

(Grande tifo dei quasi duemila tifosi bresciani al “Penzo” di Venezia)