IDENTITA’, MENTALITA’, GENEROSITA’: IL BRESCIA DI MARAN ORA HA PIU’ ARMI PER ARRIVARE AL RISULTATO, ANCHE CON LA ROSA RISTRETTA

Con il secondo tecnico stagionale 20 punti in 13 partite (con 6 rimonte) e decimo posto in classifica solo a -1 dai playoff. A Genova c’erano a disposizione appena 17 giocatori di movimento, ma se dal cilindro esce il “coniglietto” Besaggio significa che il mister ha saputo entrare nella testa anche di chi gioca poco

Brescia. Il Brescia di Rolando Maran è uno scrigno pieno di risorse e anche a Genova con la Sampdoria, pur nella giornata probabilmente meno brillante nella gestione del tecnico trentino, è riuscito a grattare un punto, che consente di tenere a debita distanza la zona playout (+8) e a portata di mano la quota playoff (-1).

Lo scenario. Decima in classifica, con il secondo allenatore di questo campionato, la Leonessa ha ottenuto 20 punti in 13 partite. E con quella di Marassi sono già sei le rimonte (Pisa, Sudtirol andata e ritorno, Reggiana, Catanzaro e appunto Sampdoria) segno di una squadra che ha un’identità quantomeno sempre e comunque sul piano della generosità. Ci tengono questi giocatori, altro che no. Il quasi pianto di Moncini, quasi avesse segnato lui, dopo il gol di Adorni, la gioia irrefrenabile del difensore-goleador spesso in passato sul banco degli imputati, Paghera che si denuda nel dopo gara per regalare maglia e pantaloncini agli amici presenti nel settore ospiti, sono le istantanee di una squadra della quale il popolo biancoazzurro può essere orgoglioso.

Trucchi del mestiere. Recatosi sotto la Lanterna con soli 17 giocatori di movimento, Mister Rolly ha pescato dalla sua personale valigetta di Eta Beta ben tre sistemi di gioco nel corso del match: l’iniziale 4-3-1-2, il successivo 4-2-3-1 e il definitivo 3-5-2 sul quale nelle interviste del post-match ha detto di avere qualche dubbio nonostante l’abbia portato comunque a conquistare il pareggio. Gli schemi e i moduli passano, possono essere abiurati o confermati, la mentalità resta. Il Brescia adesso ne ha una spiccata. Anche quando non gioca bene come appunto in casa doriana. Dopo il mercato celliniano, degno dell’Avaro di Moliere, Maran non si è pianto addosso. Mai una dichiarazione fuori posto, mai un alibi, anche se cova dentro di sè, com’è comprensibile, la delusione per non aver avuto nemmeno un rinforzo come invece gli era stato prospettato. Ha compattato il gruppo, ha responsabilizzato tutti, ma proprio tutti, e adesso anche il Besaggio di turno, che entra partendo dal fondo delle rotazioni, sa prendere parte all’azione di un gol pesantissimo.

Maran il normalizzatore, Maran l’ottimizzatore, Maran il motivatore, Maran il tattico e alchimista. Maran che deve solo riuscire a far capire a qualche singolo (Papetti, Mangraviti, Van de Looi, Bianchi…) che ogni possesso è importante, che da ogni giocata può dipendere la conquista di uno o tre punti piuttosto che zero. Ci sta lavorando, con uno staff dove anche il ruolo del vice Maraner non è affatto banale, anzi. E proprio a quest’ultimo toccherà guidare la squadra dalla panchina sabato con la Reggiana al Rigamonti, se l’espulsione dell’ex allenatore del Pisa (per… lancio di bottiglietta) verrà trasformata dal Giudice Sportivo in una giornata di squalifica.