SE LA SQUADRA CI CREDE PIU’ DEL PRESIDENTE

Con la vittoria contro il Cittadella, le rondinelle si sono ricompattate dopo i soli 4 punti ottenuti nelle ultime 4 giornate e hanno dimostrato di credere di poter fare un campionato nelle zone alte di classifica, a differenza del presidente Cellino, che non intervenendo sul mercato ha deciso di accontentarsi della salvezza

Brescia. La struttura del calabrone non è adatta al volo, ma lui non lo sa e vola lo stesso. Analogamente la rosa del Brescia, costruita nei giorni di proroga concessi a settembre per fare mercato dopo la riammissione in Serie B e non rinforzata da Cellino nella sessione invernale di calciomercato, non dovrebbe credere ai playoff, proprio come il proprio presidente. Invece i ragazzi guidati da Maran, con la vittoria contro il Cittadella, hanno dimostrato di non volersi accontentare del compitino (ovvero una salvezza tranquilla ormai alla portata) e si sono rimessi in carreggiata dopo due prestazioni deludenti, riacciuffando l’ottavo posto in classifica che garantisce l’ultimo pass disponibile per la post season. 

La reazione. Il derby contro la Cremonese aveva probabilmente rappresentato la peggior partita delle rondinelle sotto la guida di Maran, parse in balia dell’avversario e svuotate sia dal punto di vista fisico che mentale per tutti e novanta i minuti di gioco. I mancati rinforzi che erano stati promessi sul mercato potevano condizionare una squadra incappata nel momento di maggior difficoltà dall’arrivo del tecnico trentino, con soli 4 punti conquistati nelle ultime 4 giornate. Il gruppo ha invece reagito nel migliore dei modi, offrendo davanti ai propri tifosi una prestazione di alto livello contro un avversario di valore, quasi come a voler lanciare un segnale a chi ha dimostrato – non intervenendo sul mercato con l’aggiunta di calciatori in grado di contribuire alla causa biancoblù – di non credere abbastanza alle qualità di questa squadra. Nello stesso modo si possono interpretare le scelte di Maran, che ha deciso di cambiare ben 5 degli 11 titolari rispetto alla partita di Cremona. Un messaggio rivolto forse al leader maximo, ma anche ai giocatori stessi, per dimostrare come da qui alla fine del campionato siano tutti fondamentali per provare a restare ai piani alti della classifica e togliersi dei sassolini dalle scarpe a fine annata. E non è un caso se in questa situazione particolare i migliori in campo contro il Cittadella siano stati Bisoli e Paghera, ovvero due simboli della brescianità e due veterani, che conoscono il significato di indossare la maglia blù con la V bianca sul petto, ma anche Andrenacci, che dopo l’infortunio di Lezzerini ha risposto presente a suon di ottime parate, dimostrando di aver reagito nel migliore dei modi alla “retrocessione” nel ruolo di portiere di riserva. 

Parola d’ordine: crederci. Non solo cuore, in questa rosa è presente anche tanta qualità, come testimoniano le ottime prestazioni di un Adorni rinato con la cura Maran, la classe di Cistana, l’esperienza di Dickman sulla fascia destra, la sostanza di Bisoli e Paghera, l’estro di Galazzi e Olzer sulla trequarti, la poliedricità di un immortale Bjarnason e una coppia del gol di livello come quella formata da Borrelli e Moncini (6 gol a testa, 12 in due sui 25 totali del Brescia). Una rosa, finalmente guidata da un signor allenatore come Maran dopo la funesta parentesi targata Gastaldello, che nel girone d’andata si era guadagnata sul campo un aiuto dal mercato da parte di un presidente che ha invece preferito non mettere mano al portafoglio e non rinforzarla con acquisti necessari per cercare di togliersi importanti soddisfazioni. È a questo punto che la parola d’ordine all’interno dello spogliatoio biancoblù tra allenatore e giocatori deve diventare “crederci”. Credere di poter restare in scia delle big e in zona playoff fino alla fine del campionato. E magari farlo anche per chi ha dimostrato di non saperlo (o volerlo) fare, preferendo adagiarsi sulla mediocrità da lui stesso tanto contestata al suo arrivo in città 7 anni fa.