SALVATE IL SOLDATO PAGHERA

Il centrocampista delle rondinelle, da quando c’è Maran, ha giocato solo 130 minuti in due partite tra Catanzaro e Parma, finendo inspiegabilmente ai margini delle rotazioni a centrocampo nonostante prestazioni più che positive e un forte attaccamento alla maglia

Brescia. Dopo aver visto e analizzato le ultime due partite del Brescia una domanda sorge spontanea: che fine ha fatto Fabrizio Paghera? 

Cercasi “Paghe” disperatamente. Nella conferenza post partita contro il Sudtirol, a precisa domanda dei giornalisti in sala stampa su quale fosse stata la motivazione del mancato utilizzo del ragazzo di Roncadelle a gara in corso, Maran spiegò come avesse preferito inserire un giocatore più strutturato come Van De Looi onde evitare di soffrire la maggiore fisicità dei bolzanini. Una spiegazione convincente considerata la prova del play olandese (tra i pochi a salvarsi anche a Cremona) e che non chiudeva le porte a un possibile impiego del centrocampista bresciano – definito come una valida alternativa – nel derby contro i grigiorossi. Nella desolante sconfitta dello Zini invece, per l’ennesima volta da quando il tecnico trentino siede in panchina, Paghera è rimasto a osservare i compagni da bordo campo, senza poter portare il suo contributo e il suo senso di appartenenza (quanto mai fondamentale in un derby) alla causa biancoblù. 

I numeri di Fabrizio. Analizzando le statistiche stagionali del numero 4 delle rondinelle balza immediatamente all’occhio la netta differenza del suo utilizzo tra la gestione di Gastaldello e quella di Maran. Con l’allenatore che ha guidato il Brescia nelle prime undici giornate, il centrocampista nativo di Roncadelle è sceso in campo in tutte e otto le partite in cui è stato a disposizione (6 volte da titolare e 3 partite saltate per infortunio) totalizzando 413 minuti, per una media di 51 primi a gara. A dimostrazione dell’importanza di Paghera nelle gerarchie del centrocampo bresciano di inizio stagione, Gastaldello puntò su di lui dal primo minuto già nella trasferta di Lecco, nonostante fosse arrivato da Terni solo 8 giorni prima e avesse nelle gambe meno di una settimana di allenamenti con la squadra. Numeri diametralmente opposti invece quelli messi a referto con Maran. Dall’arrivo dell’attuale tecnico in panchina Paghera ha infatti giocato solo 130 minuti in due partite (2 saltate per infortunio e solo contro il Parma partito nell’undici iniziale per la squalifica di capitan Bisoli e di un problema fisico di Van De Looi) e in più di un’occasione gli è stato preferito un compagno di reparto. L’ultima volta non più tardi di sabato pomeriggio nel derby contro la Cremonese, quando Maran – seppur fossero evidenti le difficoltà della squadra – ha optato per rispolverare dal dimenticatoio Besaggio anziché dare spazio a un vero cuore biancoblù, che avrebbe potuto dare la scossa emotiva necessaria ai compagni per recuperare lo svantaggio, come già successo anche nella rimonta vincente nel secondo tempo (da 0-2 a 3-2) sul campo del Catanzaro lo scorso 22 dicembre. 

Gli zero minuti totalizzati anche a Cremona fanno dunque salire a tre il numero di partite consecutive senza toccare il campo per Paghera, che inspiegabilmente fatica a ritagliarsi opportunità in un centrocampo che sta mancando di dinamismo, qualità e gamba e che troppo spesso si ritrova in balia degli avversari nella prima frazione di gioco. A rendere ancor più inspiegabile questa scelta sono le ottime prestazioni offerte dal nativo di Roncadelle ogni volta in cui è stato chiamato in causa, dimostrando costantemente attaccamento alla maglia e di aver sposato con entusiasmo il progetto Brescia dopo 13 anni dall’ultima volta.