IL BRESCIA NON SI FERMA NEMMENO COL ROSSO

Dopo Pisa ancora un pareggio per 1-1, e ancora in rimonta, stavolta a 11’ dalla fine e con l’uomo in meno per tutto il secondo tempo (espulso Olzer). Il punto sul campo del Sudtirol (Borrelli risponde a Tait che aveva sbloccato dopo 7’) arricchisce il valore del lavoro di Maran. La squadra riesce sempre a trovare un modo per riemergere, adesso però serve il ritorno alla vittoria. Due punti di vantaggio sui play out

Bolzano. Secondo pareggio consecutivo, secondo 1-1 di fila, sempre in trasferta, sempre in rimonta. Così uguali, così diversi, questi due pareggi entrambi però pesanti, preziosi, che consentono alle Rondinelle di andare a + 2 sulla zona playout. Il Brescia del trentino Maran gioca a Bolzano meno bene che a Pisa, ma architetta un nuovo tipo di rimonta: in dieci contro undici per tutto il secondo tempo. E’ una squadra geneticamente modificata, che non c’entra più nulla con quella che pareggiava in rimonta condotta solo dalla disperazione (vedi i match con Ascoli e Feralpisalò). Con Maran c’è il piano A e il piano B. C’è il pareggio (in Toscana) con 7 tiri in porta, lasciando il maggior possesso all’avversaria, e c’è quello (in Altoadige) passando con il giocattolo tra i piedi il 57% del match, vincendo 12 contrasti in meno degli avversari, ma tenendo sempre la barra dritta, mettendo nel match lucidità e pazienza. E c’è un allenatore che non aspetta a fare i cambi, che monta, smonta e rimonta l’undici con un’esperienza e un self control che il suo predecessore non poteva possedere. 

(Il vantaggio del Sudtirol: sul tiro di Tait nessuno interviene e la palla finisce in rete)

(Il pareggio di Borrelli su assist di Galazzi)

La partita. Il Sudtirol è antitetico al Pisa: ha un’altra identità, non ti lascia giocare, anzi. Per una squadra che ama chiudersi e ripartire, essersi trovata in vantaggio dopo soli 7’ è stato come per un topo sguazzare nel formaggio fuso. Il gol di Tait arriva per il solito tremore, che nonostante il cambio di allenatore il Brescia non si è ancora tolto di dosso: nasce anche da un portiere che dà poca tranquillità al resto della squadra e si snoda in una fase difensiva (attenzione: non solo i difensori) di un gruppo che forse non si toglierà mai di dosso i fantasmi del passato. Ma almeno adesso il Brescia sembra saperci convivere, con queste ansie da prestazione. Pare un paradosso, ma non lo è: la Leonessa ha fatto meglio nella ripresa, con l’uomo in meno. Non è una rivisitazione della filosofia di Liedholm o Zeman, teorici degli spazi che si aprono se dal campo esce un uomo, di qualunque squadra esso sia. E’ il lavoro maraniano di due settimane mezzo. Con Mister Rolly rifioriscono i giocatori: Borrelli, Mangraviti, Papetti e su tutti Van de Looi. Da troppo tempo il volante olandese non incasellava due partite così di spessore e qualità, una dietro l’altra. 

Reazione di carattere e di gioco. Sotto 1-0, rischiando di uscire quasi del tutto dal match (palo di Rauti), espulso Olzer, rientrando negli spogliatoio all’intervallo tutto poteva sgretolarsi. E invece nel momento più complicato, è riemerso il Brescia. Maran ha cambiato presto, ha cambiato subito: Bianchi e Galazzi per Bjarnason e Huard sono stati la prima medicina. Si è messo 3-4-2 (dal 3-4-2-1), Borrelli è entrato al momento giusto e il suo gol è il frutto di una fitta rete di passaggi: il Brescia è andato a cercarsi il vantaggio nella zona di campo dove il centravanti in prestito dal Frosinone si è fatto trovare puntuale all’appuntamento. Mancavano solo 11’ alla fine. La banda della V bianca ha giocato con i piedi e la testa, raccogliendo il frutto maturo. Un po’ alla volta, Maran sta cercando di togliere i difetti endemici di una squadra costruita negli ultimi giorni di mercato (non si poteva fare altrimenti) e affidata a un allenatore ancora troppo inesperto (forse qui si poteva fare di meglio). Adesso serve un nuovo salto di qualità: il Brescia ha vinto solo una volta nelle ultime dodici partite. Maran sa già dove puntare il nuovo mirino.