UNA SQUADRA INCOMPLETA SULL’ORLO DI UNA CRISI DI NERVI, UN GIOCO CHE NON C’E’ E LA PAURA DELL’IMMOBILE CELLINO PER IL CONSIGLIO DI STATO

La batosta di Mantova ha messo in luce tutte le problematiche tecnico-tattiche e psicologiche del Brescia. Il presidente teme il ribaltone giuridico mentre la Fiorentina aspetta risposte per Gori e il Pisa sarebbe disposto a dare Gliozzi

Brescia. Il giorno dopo fa ancora più male. E’ un po’ come il post sbornia. Ti svegli dal (difficile) sonno e prendi coscienza che non è stato solo un incubo. Devi riordinare le idee e spazzare via i cocci rimasti per terra. Prendere tre gol dal Mantova, che non ha infierito perchè la vendetta di Possanzini a quel punto era completa ed è subentrato il rispetto, l’affetto, il ruolo di tifoso e bandiera, è una botta tremenda. Vedere undici maglie biancoazzurre con la V bianca sul petto in modalità biliardino è come il mare d’inverno nella canzone della Bertè: “Un concetto che il pensiero non considera”.

E’ successo però. E bisogna considerarlo. In fretta. Non basterà la punizione dei due giorni di riposto tolti a un gruppo che può sicuramente dare di più, ma il peccato è originale e non aver avuto dall’alto la forza di operare una rifondazione immediata e completa già nei mesi di giugno e luglio ha portato allo scempio del Martelli, in un quasi Ferragosto che non verrà dimenticato tanto in fretta. E’ già nella storia dei giorni peggiori. Chi doveva fare non ha fatto. Chi può non sta facendo.

Cos’avrà in testa? Inutile chiedersi se MC saprà trarre utili indicazioni dal disastroso procedere del sabato pomeriggio virgiliano. Non gli è bastata la retrocessione sul campo, sta perseverando in errori ed omissioni da principiante. Arrogante. Ora dicono che ha paura. Sì, paura del Consiglio di Stato. Che a suo dire potrebbe ribaltare i tre gradi di giudizio sportivo e quello del Tar. Paura reale quella che sta esternando a chi gli è vicino nella nuova fuga a Miami (dopo quelle in Sardegna e a Londra) o strategia con un fine che è solo nella sua testa? Anche chi ha sempre provato a capirlo, adesso non sa cosa stia succedendo. Si rincorrono quindi voci di chi è pronto a scommettere che l’ineffabile stia svuotando la cassaforte di famiglia perchè pronto a concludere una trattativa di cessione del club della quale solo lui sarebbe al corrente e chi invece assicura che l’obiettivo è arrivare a fine mese, avere l’ufficialità della riammissione in B per poi chiedere una finestra di mercato dove pescare negli esuberi delle altre società. Indovinala, grillo.

Squadra allo sbando. In mezzo a questo mare d’incertezze c’è una squadra che ha solo perso pezzi (Karacic, Labojko, Rodriguez, Listkowski, Bjorkengren e Ayè), con quattro pedine (Adorni, Pace, Garofalo e Niemeijer) alle quali è stato detto di guardarsi attorno perchè tanto non servono più e che ancora attende di accogliere il primo volto (semi) nuovo, quello del 35enne Bjarnason. E’ un Brescia brutto e nervoso. Oltre alle ammonizioni di Nuamah, Riviera e Ndoj, sabato non sono passati inosservati certi atteggiamenti: proprio Ndoj che va a caccia dell’avversario almeno un paio di volte per farsi giustizia sommaria scatenando indegne gazzarre che coinvolgono anche alcuni compagni di squadra, Mangraviti che calcia via un pallone dopo non essere riuscito a raggiungerlo prima che superi la linea di fondo, insofferenze e “vaffa” per passaggi sbagliati, trame rimaste nelle bozze. Chi era negli spogliatoi del “Martelli” racconta di diversi giocatori biancoazzurri rientrati con un pessimo body language prima di infilarsi sotto la doccia. Non potrebbe essere altrimenti. Certe figuracce devastano il morale, che già non può essere dei migliori dopo la retrocessione e un mercato in entrata sempre bloccato. In questi casi dovrebbe pensarci l’allenatore, toccherebbe a lui essere un quid in più. La mano di Gastaldello invece non si vede, non c’è. Andare a giocare a Mantova sugli errori dell’avversario, pressando sull’altrui costruzione dal basso per poi non sapere nemmeno cosa fare una volta recuperato il pallone sulla trequarti, non aiuta a creare una mentalità, un canovaccio che una squadra dovrebbe almeno far intravedere al netto del roster più o meno completo. Che gioca ha il Brescia del Gasta, qual è l’idea primordiale? Boh. Il grande boh.

Mercato. E mentre la Fiorentina attende di sapere se Gabriele Gori interessa davvero o se è meglio trattare con altri club che hanno chiesto in prestito il centravanti, mentre il Pisa infarcito di attaccanti fa capire che sarebbe disposto a dare Ettore Gliozzi (10 centri nell’ultima stagione) tutto resta cristallizzato. Perchè l’uomo del monte continua a dire no. Trovare un perchè è come pretendere di chiudere una nave in una bottiglia.

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