Dietro le frasi del proprietario della squadra lariana il rancore per non aver avuto l’ok ad usare il Rigamonti da Cellino e lo U-Power Stadium da Galliani, grande amico del presidente del Brescia
Milano. Ospite a Sportitalia, il patron del Lecco Paolo Di Nunno ha attaccato pesantemente il Brescia: “Ha più problemi della Reggina. Non voglio che ci sia Lecco-Brescia nel prossimo campionato. No e poi no. Non è regolare. Una squadra che è retrocessa deve retrocedere. Hanno voluto salvare me per escludere la Reggina. Incontrare Cellino? Lui tanto è sempre a Londra, nemmeno va allo stadio”.
Dietro le frasi Di Nunno si malcela anche il rancore del proprietario del Lecco che ha ricevuto da Cellino un secco no per l’utilizzo del Rigamonti come campo di riserva al Rigamonti-Ceppi, prima di ripiegare su Padova con tutto quello che ha comportato con documenti mandati in ritardo alla Commissione Infrastrutture della Covisoc e il rischio di essere escluso dalla prossima B. Ma Di Nunno ha ricevuto anche un no da Galliani, grande amico di Cellino, dopo che in un primo tempo il dirigente del Monza si era invece detto disposto a concedere lo U-Power Stadium. Di Nunno aveva ricostruito così la vicenda: “Ho sentito Galliani due giorni prima della finale di ritorno e mi aveva detto di pensare prima a vincere la finale e che dopo avremmo discusso della questione stadio. Io ho vinto, ma lui poi non mi ha più voluto parlare: mi fa parlare solo con l’avvocato. Dice che quando piove il terreno si bagna e poi non regge partite di due squadre. Ma io giocherò di sabato e lui di domenica: a volte il contrario e non sempre ravvicinati. Ma ormai mi ha detto di no. Vabbè, speriamo che viva ancora duecentomila anni”.
Di Nunno ha poi parlato di se e di come ha fatto fortuna: “Io uso i miei soldi, non i soldi delle mie aziende. Quando andavo a comprare un gelato nel mio paese non mi facevano neanche entrare nella gelateria. Ora posso andare lì e comprarmi la gelateria. Questo deve essere un insegnamento per i ragazzi giovani. Non devono mai mollare e devono andare sempre avanti, nonostante le difficoltà. I miei giocatori si trovano bene perché il Lecco non è una società di calcio, è una famiglia. Siamo tutti alla pari”.
