PER IL BRESCIA SECONDA RIAMMISSIONE IN B DOPO QUELLA DEL 2015

Otto anni fa le Rondinelle non erano la prima squadra avente diritto, ma vigevano altri parametri rispetto ad oggi

Brescia. E siamo a due. Otto anni dopo la prima volta, nel 2015, il Brescia è pronto per essere riammesso al campionato di serie B. E ci perdonerà il mitico “cat in the sack” di trapattoniana memoria, ma i margini per un ribaltamento del parere espresso quest’oggi della Covisoc riguardante la Reggina sembrano ridottissimi. Dunque, Massimo Cellino, i suoi legali e Luigi Micheli (consigliere “ombra” che ha guidato tutte le mosse del presidente del Brescia Calcio) hanno vinto la loro personale battaglia. 

I protagonisti. La situazione quest’anno sembrava un po’ più complessa rispetto al precedente ripescaggio, dato che era chiaro da mesi che il Parma, reduce dalla tragicomica presidenza (se si può definir tale) Manenti, molto difficilmente avrebbe potuto salvare il titolo sportivo e la categoria maturata sul campo, ovvero la serie B. Non che il Brescia versasse in acque migliori: il 20 marzo del 2015 gli erano stati infatti comminati dal Tribunale Federale Nazionale ben sei punti di penalizzazione, per mancati pagamenti di stipendi e contributi lungo tutto il campionato. Tuttavia, la differenza in positivo la fecero Rinaldo Sagramola e Marco Bonometti, abili sia a portare la barca in porto senza ulteriori scossoni, sia a trovare le necessarie garanzie economiche per far domanda di iscrizione alla serie B, sia a gestire le questioni regolamentari per quanto riguarda il ripescaggio. 

Corsi e ricorsi storici. Se Luigi Micheli quest’anno, nella celebre conferenza stampa del 22 febbraio, è stato il primo a scagliarsi contro la Reggina, accusandola (a ragion veduta) di non pagare l’IRPEF, anche Rinaldo Sagramola, nel post gara di un Brescia-Bologna 1-1 del 13 aprile 2015, ci tenne a segnalare ciò che, a suo dire, si stava muovendo sul fronte Parma: «Sono molto arrabbiato per tutto quello che c’è attorno ai ducali. Nessuno a suo tempo ha alzato un dito per il Brescia e ora per dare un aiuto a qualcuno si rischia di creare handicap ad altri. Al Parma si sta dando anche un aiuto pseudo-statale: comportamento anomalo. Tra l’altro quello che si fa in serie A riguarda anche chi sta sotto e magari può ambire ai ripescaggi, avendo molto più diritto di stare in un certo posto rispetto a un Parma che ha creato un danno incredibile. Chi si mette in regola come abbiamo fatto noi non può essere trattato come chi è fallito: la norma è discriminatoria». Dopo un paio di settimane, addirittura la FIGC annunciò che “chiunque avrebbe acquistato il Parma, avrebbe fin da subito incassato il paracadute, che, nel caso dei ducali, ammontava a circa 12,5 milioni». Un’altra mossa chiave di Rinaldo Sagramola, coadiuvato da Aldo Ghirardi, fu quella di convincere il Palazzo a mantenere le 22 squadre per il campionato di B 2015-2016, ammettendo dunque la possibilità dei ripescaggi. Poi intervenne anche un po’ di fortuna: serviva infatti che il Modena si salvasse, perché sarebbe stato meglio posizionato in classifica e con una migliore media spettatori, e si salvò. L’estate poi trascorse con le aste andate deserte e le cordate guidate da Giuseppe Corrado e Mike di Piazza che, dopo aver manifestato il loro interesse, si ritirarono, condannando allora il Parma Calcio al fallimento. Fallita dunque la società ducale, rimaneva da capire chi l’avrebbe sostituita: all’epoca contavano “la classifica finale dell’ultimo campionato (valore 50%), la tradizione sportiva della città (valore 25%) e il numero medio degli spettatori allo stadio negli ultimi cinque anni” e ciò permise al Brescia di sopravanzare la Virtus Entella, che era retrocessa, ma solamente ai playout. Tentarono anche Lecce (dalla Lega Pro) e il Cittadella, ma entrambe erano comunque dietro nella graduatoria rispetto alle Rondinelle. L’ufficialità della serie B arrivò poi il 3 agosto, con un grosso sospiro di sollievo da parte di tutti gli attori coinvolti. 

Il presente. Quest’anno, dicevamo, la situazione sembrava un po’ più complessa, nonostante i casi Reggina e Sampdoria fossero comunque complicati. Il passaggio societario dei liguri aveva fatto concentrare le attenzioni sui calabresi, che però avevano ottenuto l’approvazione dal tribunale riguardo lo stralcio del 95% del debito maturato nei confronti dell’erario. Era poi emersa la possibilità del Lecco, ma il merito del campo non si può cancellare tanto facilmente e quasi subito i dubbi sulla squadra neopromossa dopo i playoff di Lega Pro sono svaniti, anche se adesso sembrano esserci molte più incertezze a riguardo. Restava dunque la possibilità della squadra del patron Saladini, irrintracciabile ma secondo indiscrezioni pronto al disimpegno dal calcio, che si è poi concretizzata, con le varie irregolarità emerse nella domanda di iscrizione alla serie B. Ora però l’attesa è finita e, a proposito di corsi e ricorsi storici, nel 2015 il Brescia ingaggiò quasi subito Roberto Boscaglia ed inaugurò una “rivoluzione”, con l’addio di tanti senatori, tra cui capitan Zambelli. A buon intenditor, poche parole.