CELLINO HA DATO MANDATO DI VENDERE IL BRESCIA ALL’ADVISOR PIROLA, MA IL PROBLEMA RESTA IL PREZZO

Lo studio di professionisti milanesi è lo stesso che agevolò l’acquisto dell’imprenditore sardo nell’agosto del 2017. Ora quanto valuta un club che pagò solo 6.5 milioni di euro?

Brescia. Il Brescia è in vendita, ma questa non è (o sarebbe…) una novità. Cellino l’ha detto già tante volte da quando è a capo del club biancoazzurro, nulla però si è finora mai concretizzato. La novità – e di questo scoop va dato atto a “Il Sole 24 Ore” (foto in evidenza), una fonte più che autorevole – è che il presidente delle Rondinelle ha dato mandato agli advisor Pirola Corporate Finance di trovare un compratore. Si tratta dello stesso studio di professionisti milanesi che nell’estate del 2017 favorì il passaggio societario dal gruppo Profida (capitanato da Marco Bonometti) proprio a Massimo Cellino; nell’occasione ci fu anche l’intermediazione degli avvocati bresciani Bruno e Aldo Ghirardi e Giampiero Rampinelli Rota, quest’ultimi due entrati subito nel Cda del Brescia calcio dal quale si sono dimessi nel corso di questa stagione.

Il problema resta però il prezzo. Da fonti milanesi abbiamo potuto evincere che nei mesi scorsi Cellino ha rifiutato un’offerta di 15 milioni (12 più 3 del Centro Sportivo) da un non specificato acquirente estero quindi quanto vuole adesso l’imprenditore sardo per privarsi di una società che acquistò per 6.5 milioni più un debito di 6 milioni verso l’Erario spalmabile in più anni? C’è chi sostiene che per meno di 20 milioni, Cellino non è disposto nemmeno a iniziare un’eventuale trattativa e senza l’acquisto dell’impianto di Torbole Casaglia l’uomo di Cagliari non sarebbe disposto a trattare.

Difficile fare i conti in tasca ad altri, ma non è un mistero che dopo i 3 milioni per la cessioni di Coly al Nizza subito dopo aver acquistato il Brescia, Cellino ne ha presi una trentina dal Milan per Tonali e anche in questo caso si è trattato di un giocatore che aveva trovato dalla vecchia gestione. Si possono poi aggiungere i 7 milioni di euro dalla Sampdoria per Torregrossa (che era stato riscattato dal Verona per 900 mila euro), i 30 dei diritti televisivi in serie A, gli 8-9 del paracadute per la retrocessione in B, i 2.5 di Moreo nel gennaio scorso più altri “bruscolini”. Tra i cartellini acquistati, la spesa maggiore è stata quella di Joronhen (5 milioni al Copanaghen poi rivenduto al Venezia per 1.5), ma ci sono anche i 3.50 per Zmrhal, 2 milioni per Ayè, 1.8 per Donnarumma, 1.5 per Spalek, 700 mila euro per Chancellor, 500 mila per Sabelli più qualche altra minutaglia.

Ognuno può fare i conti che preferisce, ma alla fine di tutto resta una domanda: Cellino è disposto a mettere in vendita la società a un prezzo equo? Altrimenti nemmeno il miglior advisor riuscirà a far sì che ci sia mai un cambio di proprietà.