IL PAGELLONE DI FINE STAGIONE: BISOLI IL MIGLIORE MENTRE LEZZERINI, KARACIC, BENALI E BIANCHI SI DIVIDONO LA PALMA DI PEGGIORE. PER CELLINO VOTO 1

Anche Adorni, Papetti, Huard, Van de Looi, Viviani e Huard molto lontani dalla sufficienza. Si salvano Jallow, Cistana, Labojko, Bertagnoli, Olzer, Galazzi, Listkowski, Rodriguez e Moreo. Clotet e Gastaldello non evitano la bocciatura, Possanzini e Aglietti allenatori usa e getta

Andrenacci 5.5

Prima stagione da titolare, dopo tanti anni trascorsi in panchina in attesa che potesse arrivare la sua chance. Com’è andata? Non benissimo. Il portiere originario di Fermo quest’anno si è certamente trovato al posto giusto nel momento giusto, dopo le insicurezze palesate dal suo compagno di reparto, gestendo molto bene l’ordinaria amministrazione. È mancato però il “miracolo”, escludendo Reggio Calabria, ovvero ciò che fa la differenza tra un buon secondo e un primo portiere. Qualche sbavatura anche nei playout, anche se le principali responsabilità sui gol subiti non sono certamente sue. 

Lezzerini 4.5

Molto male. L’inizio con il Sudtirol, allora Cenerentola del campionato, con il rigore parato a Mazzocchi, aveva illuso tutti. Poi tanti, troppi errori e un eterno ballottaggio tra i pali risolto sempre troppo tardi. Più importante come uomo spogliatoio che per contributo dato sul campo. Purtroppo. 

Sonzogni s.v.

Jallow 6

Cresce con il passare delle giornate, merito soprattutto di Daniele Gastaldello. Riporta il Brescia alla vittoria dopo 134 giorni, sfiora il gol in varie occasioni, spinge, crea pericoli costanti alle difese avversarie. Una brutta distorsione al ginocchio lo ha tolto dai giochi nel finale di campionato. Su di lui già a gennaio c’erano stati vari interessamenti soprattutto dalla Germania, molto probabile che si possano concretizzare nel prossimo calciomercato. 

Karacic 4.5

Male. Spesso nervoso, talvolta timido, poco preciso in zona cross e nelle chiusure difensive. A sua parziale discolpa, un braccio di ferro contrattuale che non ha giovato né a lui né al Brescia. 

Cistana 6

Sulle quarantadue partite giocate dal Brescia quest’anno, il centrale di via Cremona ne ha disputate esattamente la metà, ventuno. Di cui almeno una decina stringendo i denti e forzando sugli infortuni subiti. Il debito con la sfortuna del ragazzo sembra non poter finire mai. Varie volte si è detto che esiste un Brescia con e un Brescia senza Andrea Cistana e quest’anno c’è stata l’ennesima riprova. L’ultimo ricordo del giocatore in maglia Brescia rischia di essere la punizione dell’1-1 contro il Cosenza. Un peccato. 

Mangraviti 5.5

Il centrale rovatese, talvolta terzino per scelta e non per mancanza di alternative, ha alternato prestazioni ottime ad altre insufficienti (vedi la trasferta di Parma). L’impressione è che lui, bresciano doc, abbia risentito in modo particolare sia delle difficoltà della squadra sia della posta in palio nel rush finale del campionato. Da terzino svolge il suo compito, senza picchi. 

Adorni 5

A testimonianza di un anno particolarmente difficile per i centrali difensivi in casa Brescia, l’anno è partito con Cistana-Adorni coppia centrale, che poi è diventata Adorni-Papetti e infine Cistana Mangraviti. L’ex capitano del Cittadella paradossalmente ha fatto vedere le migliori prestazioni in coppia con Papetti, guidando dunque la difesa; da spalla di Andrea Cistana, prestazioni sulla falsariga di quelle dell’anno scorso. 

Papetti 5

Dopo un anno e mezzo circa senza giocare, Massimo Cellino decide, tutto ad un tratto, che si deve valorizzare il giovane difensore classe 2002, che viene dunque buttato nella mischia, con risultati purtroppo insufficienti. Il giocatore ha mercato in serie A, ma potrebbe anche risultare utile come giovane da schierare per ottenere premi in denaro da parte della Lega C. Il suo futuro è incerto, ma il talento c’è, se gestito. 

Coeff s.v.

Sarebbe da 4 considerando la sua unica gara disputata a Perugia, ma crediamo sia una inutile cattiveria accanirsi su un ragazzo già maltrattato, partito in macchina di notte per firmare in tempo il contratto che lo avrebbe legato al Brescia e tornato in Francia dopo neanche tre mesi, tagliato subito fuori dal progetto, come un centrale “usa e getta”. Altro comportamento non onorevole di cui si è macchiata la società Brescia Calcio. 

Huard 5

Le premesse per questa stagione, dopo un finale in crescendo l’anno scorso, erano diverse. Invece il terzino francese non si è confermato, purtroppo penalizzato anche da una condizione fisica deficitaria dovuta ad un infortunio. Picco più alto della stagione, il pallone perfetto per Ayè a Palermo per il gol del 2-2. 

Pace s.v.

Per quel che ha potuto far vedere, i mezzi ci sono. Dovesse rimanere l’anno prossimo, in Lega Pro potrebbe essere un buon punto di ripartenza. 

Labojiko 6

Uno dei migliori, per continuità e qualità di rendimento. Non ha nulla di “eccezionale”, non ha infatti il tiro dalla distanza o gli strappi in progressione di Sandro Tonali, ma compensa con una grande intelligenza tattica. Accantonato nel momento più difficile della stagione, non è un caso che i migliori momenti del Brescia di quest’anno siano coincisi con la sua presenza in campo. Con il contratto in scadenza, siamo certi che non mancherà la concorrenza per aggiudicarsi le sue prestazioni. 

Van de Looi 5

Siamo alle solite Calimero. Il definitivo salto di qualità non arriva mai. Lo studente potenzialmente brillante che però non si applica. Bene da subentrante nell’ultima parte di stagione: se avesse segnato contro il Cosenza da fuori…

Viviani 5

Dopo Coeff e Pace, altro giocatore malamente trattato dalla società Brescia Calcio, tanto che si era paventata una causa per mobbing da parte sua. Le prestazioni in campo non sono state sicuramente brillanti, ma nessun calciatore merita un trattamento irriguardoso come quello da lui subito. 

Scavone s.v. 

Arrivato nello scetticismo generale causa lunga inattività, gioca solamente 29 minuti, ma non demerita. Avrebbe forse meritato qualche chance in più. 

Bisoli 7.5 (IL MIGLIORE)

L’ultimo a mollare. L’unico che a tratti è sembrato crederci. Girone di ritorno in cui ha dato davvero tutto, con anche il titolo (amaro) di miglior realizzatore, ma anche vice capocannoniere di squadra considerando l’intera stagione. Gol pesanti, purtroppo non decisivi, ma fondamentali per il raggiungimento dei playout: è lui ad aver interrotto il digiuno di gol che durava da 689 minuti contro il Cagliari, sempre lui ha alimentato le speranze contro Pisa e Cosenza. Non è riuscito a mantenere la promessa che con lui il Brescia non sarebbe mai retrocesso, ma se volesse riconquistare la categoria perduta, ne saremmo tutti felici. 

Bertagnoli 6

Una buona prima metà di stagione. Poi un grave infortunio lo tiene fuori dai giochi per tutta la seconda parte. Altro rimpianto. 

Ndoj 5.5

Calato alla distanza, dopo un’ottima prima parte di stagione, di nuovo vittima di una testa che non gli ha ancora permesso il salto di qualità, nonostante mezzi tecnici e fisici indubbi. 

Björkengren 5.5

Qualche prestazione non all’altezza, perdendosi nell’inconsistenza della squadra e mancando nel supporto al terzino di fascia sinistra, ma non affonda quasi mai. Il suo score recita due assist sempre per Rodriguez, di cui uno decisivo per la rimonta di Palermo.

Nuamah s.v.

Inizialmente inserito da Pep Clotet nelle rotazioni di squadra nonostante la giovanissima età, viene poi rimandato in Primavera a completare il suo percorso di crescita. Per la cronaca, tra i suoi pari età ha realizzato tre reti. 

Benali 4.5

Altra cocente delusione. Condizione scadente, nessun guizzo. La sua stagione migliora con il passaggio al Bari. 

Galazzi 6

Piacevolissima sorpresa. Giocatore di talento, ancora però un po’ troppo discontinuo. Penalizzato da alcuni infortuni, conclude la sua stagione con due gol e quattro assist. 

Garofalo s.v.

A gennaio è passato al Trento. Potrebbe essere un giocatore utile l’anno prossimo. 

Olzer 6

Non demerita. Non tantissimi gol, ma tutti di pregevole fattura. Anche per lui gli infortuni stanno però diventando un serio problema. 

Adryan 5

Ennesimo azzardo di Massimo Cellino puntualmente perso. L’uomo per cui il presidente ha sfidato la cabala non trova mai la condizione perduta, arrivando al massimo ad un’autonomia di una cinquantina di minuti. Segna un gol contro il Cosenza più casuale che altro, mostra qualche sprazzo di qualità che un tempo sicuramente c’era, ma alla fine resta poco altro. 

Listkowski 6

Probabilmente il migliore dei tre calciatori arrivati da Lecce grazie all’intermediazione di Alessandro Ruggeri. Sicuramente, l’uomo con più personalità. Trascinatore a Palermo nella rimonta che ha prolungato le speranze biancazzurre. 

Rodriguez 6

Non è un bomber. Però ha tanta corsa e una notevole propensione al sacrificio, doti apprezzate più dagli allenatori che dai tifosi, ma poco importa. Anche per lui sono tre le reti realizzate in totale. Un rimpianto, con il senno di poi, il gol divorato contro il Cittadella, che avrebbe molto probabilmente portato il Brescia alla vittoria contro quella che sarebbe poi diventata una diretta concorrente alla salvezza. 

Aye 5.5

Mette a segno nove reti in totale, tra campionato e Coppa Italia, di cui solo una non su azione. Gol anche importanti, come a Ferrara o a Palermo. Resta però a digiuno dal 27 novembre al 1° aprile, per la bellezza di sedici partite consecutive, e, quando non segna, il suo contributo in attacco è scarso. Giocatore divisivo come pochi nella storia biancazzurra, con la perenne sensazione (qualcuno potrebbe dire certezza) che venga giudicato al di là di ciò che realmente fa in campo: c’è chi tutto ciò non lo perdona e chi invece lo giustifica ad oltranza. La prima vittima di tutto ciò è però il calciatore. 

Moreo 6

Altra plusvalenza celliniana, con la cessione al Pisa che ha fruttato alle casse biancazzurre più di due milioni. Non sostituito, lascia molti rimpianti. 

Bianchi 4.5

Altra cocente delusione. Parte bene, poi si spegne. Il suo digiuno dal gol, che perdura dall’8 dicembre scorso, non si è ancora interrotto. Qualche occasione l’ha avuta per interromperlo, ma è mancato completamente in convinzione. 

Niemejier s.v.

Ingiudicabile. In un reparto d’attacco così povero di idee, perché non avergli mai dato una chance?

GLI ALLENATORI

Pep Clotet 5.5

È normale nella vita lasciarsi condizionare dal finale di una storia, che recita tre sconfitte e un inevitabile secondo esonero. Ma non bisogna lasciarsi ingannare: fino alla fine del secondo governo Clotet il Brescia era in piena linea di galleggiamento per ottenere l’obiettivo stagionale. Inoltre, come sarebbe andata la stagione se Massimo Cellino, dopo il 6-2 subito a Bari, non avesse parlato apertamente di figura di emme, criticando allo stesso tempo i giocatori della rosa da lui allestita e rompendo un giocattolo che fino a quel momento, a parte l’inciampo di Bari, stava girando?

Alfredo Aglietti 6

Dura due giornate, facendo intravedere qualcosa di meglio rispetto al tragico mese di dicembre 2022 con Clotet alla guida. Altro allenatore “usa e getta”. 

Davide Possanzini s.v.

Dura le stesse partite di Aglietti, ma il suo lavoro, che avrebbe avuto bisogno di molto più tempo per lasciare le sue tracce rispetto a quello del mister toscano, viene bruscamente interrotto causa volontà dell’allenatore, sgradita alla proprietà, di “giocare a calcio”. Preferiamo non aggiungere altro. 

Daniele Gastaldello 5.5

Il voto non può non tenere conto dello sciagurato esito finale: se avesse ottenuto la salvezza, sarebbe stato anche da 8, ma purtroppo non gli è riuscita l’impresa, anche a causa di un playout d’andata in cui William Viali, mister del Cosenza, è riuscito a sorprenderlo con un 4-1-4-1, senza che l’ex difensore padovano sia riuscito a trovare un rimedio. Ci ha però sicuramente provato, con le armi che aveva a disposizione, trovando finalmente undici calciatori “titolari” disposti secondo un modulo ben preciso, due pregi non scontati in questa disgraziata stagione. Il suo Brescia ha avuto carattere e ha potuto lavorare liberamente, privilegio mai concesso a nessun allenatore di casa Brescia con Massimo Cellino alla presidenza. Gli auguriamo il meglio per il suo futuro, che pare lontano dal presidente che l’ha lanciato. 

IL PRESIDENTE

Massimo Cellino 1 

Breve cronistoria presidenziale: la stagione di Massimo Cellino inizia il giorno della partenza per il ritiro di Ronzone, momento in cui, in una tragicomica conferenza stampa, afferma con convinzione che questo Brescia “è più forte di quello dell’anno scorso” e “di trovarsi a meraviglia con l’idea di calcio di Clotet”. Promette poi di avere pazienza con l’allenatore, dicendo che “dovrà farlo”. Lascia per un mese una rosa cortissima, poi negli ultimi giorni di mercato acquista Jallow (unica scommessa vinta), Pace (fuori dal progetto dopo averlo tenuto per venti giorni ad allenarsi a Torbole Casaglia in attesa del fallimento del Campobasso), Benali e Viviani (colossali flop). Calma piatta (anche se alle persone a lui vicine dichiara di poter andare in serie A non avendo speso nulla o quasi) fino al post sconfitta di Bari, momento in cui si scaglia contro la rosa che lui stesso ha costruito. Si dimette da presidente, poi ritorna su richiesta del Consiglio di Amministrazione. Conferma Clotet, due giorni dopo lo esonera, chiama Aglietti dicendo però al tecnico spagnolo di tenersi pronto che dopo poco lo avrebbe richiamato. Tutto ciò puntualmente succede, ma dopo tre partite e altrettante sconfitte Clotet viene riesonerato e arriva Davide Possanzini, che però ha la colpa di voler giocare a calcio, dunque viene cacciato pure lui. Arriva Gastaldello e tutto si placa fino ad un recente scambio di messaggi con il quotidiano “Bresciaoggi”, in cui dichiara di non avere più la passione per fare il presidente e di essere svuotato, ma poi allo stesso tempo tratta con Silvio Baldini e Renzo Castagnini per costruire il Brescia che verrà. Basta così, no?

BRESCIA 4.5

La stagione è da dimenticare, sicuramente sul podio tra le peggiori dell’ ultracentenaria storia biancoblu. Al di là di un epilogo sportivamente parlando persino troppo crudele, il Brescia ha meritato ampiamente la retrocessione. Troppi gli errori commessi, troppa confusione, troppo tutto. Ci sarebbe bisogno di respirare aria nuova o, almeno, di poter vivere una stagione tranquilla, in cui tutto non si ripete come un eterno giorno della marmotta; tuttavia l’ipotesi sembra quantomeno lontana.