ECCO COSA CAMBIA DALLA B ALLA C: TRA VAR MANCANTE, DIRITTI TELEVISIVI PRATICAMENTE NULLI E MINUTAGGI DEI GIOVANI CHE PORTANO DUE SOLDI

Dalle televisioni a un club come il Brescia possono arrivare non di più di 70 mila euro mentre in cadetteria il tesoretto è tra i 5 e gli 8 milioni

Brescia. Dopo 38 anni passati tra Serie A e B il Brescia torna nella terza divisione del calcio italiano. Un campionato lungo e difficile, ricco di nobili decadute che ogni anno investono cifre significative per cercare di tornare nel calcio che conta. Budget importanti che però non sempre fanno rima con successo immediato, come insegnano le storie passate del Bari, del Lecce e del Palermo o quelle attuali di Vicenza e Padova, che nella prossima stagione il Brescia si troverà ad affrontare nel Girone A. In Serie C vince chi progetta con serietà, investe in modo oculato e punta sulla competenza. Tutte caratteristiche che l’attuale dirigenza bresciana ha dimostrato di non avere. 

Niente moviola in campo. Se le rondinelle vorranno davvero tornare immediatamente in “B” dovranno allora immergersi al 100% nella nuova categoria fin dal ritiro che darà inizio alla stagione. Immersione che dovrà riguardare l’intero ambiente Brescia, dai giocatori, ai dirigenti, fino ai tifosi. E proprio per facilitare questa dolorosa transizione andremo a presentare le principali differenze che esistono tra Serie B e Lega Pro (o serie C che dir si voglia) a livello di regolamento. La prima macroscopica differenza riguarda l’arbitraggio. Dopo quattro stagioni in cui il Brescia ha dovuto fare i conti con l’utilizzo (a volte controverso) del Var, dall’anno prossimo non potrà più avvalersi dell’ausilio della moviola in campo. Il campionato di Serie C infatti non prevede l’uso della tecnologia per fare chiarezza sugli episodi dubbi e questo cambiamento farà forse piacere a qualche nostalgico che rimpiange i vecchi tempi, quando si poteva esultare senza temere di doversi vedere strozzato l’urlo di gioia in gola dalla verifica ufficiale della sala Var.

Diritti tv. Differenza sostanziale anche dal punto di vista economico per quanto riguarda la ripartizione dei diritti tv. Una società di cadetteria sa di poter contare su un tesoretto tra i 5 e gli 8 milioni di euro proveniente proprio dalle televisioni, mentre in Lega Pro la cifra varia a seconda del piazzamento e della media degli spettatori della signora squadra. Un club come il Brescia può pensare di arrivare a guadagnare dunque circa 60/70 mila euro da questi (quanto fatto ad esempio dal Vicenza quest’anno), ai quali si aggiungono poi la Legge Melandri e mutualità, per un totale di circa 300 mila euro. Insomma, nulla a che vedere con i soldi che si ottengono dalla partecipazione alla Serie B.

I giovani. Infine un cambiamento centrale riguarda i minutaggi dei giocatori, che possono essere un’ulteriore fonte di guadagno dal campionato per la società. Infatti non esiste alcuna regola che impone ai club di far giocare i giovani, ma più minuti dai a quest’ultimi e più soldi puoi incassare direttamente dalla Lega Pro. Facendo giocare a partita minimo 271 e massimo 450 minuti tre calciatori del 2001 (che quindi devono stare in campo per 90′) e un altro giovane nato dopo il 2001 che deve totalizzare almeno un minuto, si può usufruire dei soldi che la Lega mette a disposizione in 5 tranche. Come si può facilmente immaginare, le grandi società che puntano alla promozione in Serie B danno poco spazio ai giovani e di conseguenza non ricevono fondi (il Catanzaro e la Reggiana che sono state promosse non hanno preso un euro, così come squadre di spessore quali Avellino, Pordenone, Novara, Cesena e Siena) mentre altre squadre come la Pro Sesto del direttore sportivo bresciano Christian Botturi hanno recuperato circa metà del budget investito nel corso della stagione proprio tramite i soldi dati dalla Lega di C, grazie ad un sistema virtuoso capace di abbinare il risultato sportivo alla auto-sostenibilità economica.

In attesa di capire quale direzione prenderà il Brescia Calcio queste sono le sostanziali differenze tra la Serie B e la Serie C, con la speranza che le rondinelle non si trasformino in una delle tante vittime presenti in questo campionato che somiglia sinistramente ad un cimitero degli elefanti.