CHE BRUTTA FINE

Il Brescia torna in serie C dopo 38 anni. La gara di ritorno del playout con il Cosenza vede le rondinelle bloccate nel primo tempo e a inizio ripresa, il gol di Bisoli al 73′ illude, ma al 95′ arriva il pareggio di Meroni. Poi il folle epilogo: fumogeni in campo e invasione degli ultrà. Gara prima sospesa per 35′ poi definitivamente. Sarà 0-3 a tavolino, si annuncia una lunga squalifica del Rigamonti. E’ il tristissimo finale dopo anni di gestioni scriteriate da parte di Massimo Cellino

Brescia. Finisce come nel peggior incubo. Brescia raggiunto al 95esimo dal Cosenza e spedito in C dopo 38 anni. Ma c’è dell’altro: dopo il gol dei calabresi, mentre le Rondinelle stanno cercando un ultimo disperato tentativo di segnare il gol per andare ai supplementari, dalla Curva Nord piovono in campo torce, fumogeni ed è il caos: invasione di campo degli ultrà, botte con la Polizia, squadre che fuggono negli spogliatoi poi risalgono in attesa di capire il da farsi, l’arbitro Massa sospende il match per 35′ poi in via definitiva. Il Cosenza esulta ed è salvo. All’esterno del Rigamonti esplode la guerriglia con macchine in fiamme, feriti (tra i tifosi e gli steward), genitori che corrono portando via bambini in lacrime, gente che gira con bastoni in mano. Scene indegne di un vivere civile.

(I visi atterriti di Adryan e Pace in panchina durante gli scontri in campo)

(Squadre in attesa di capire se la partita sarebbe ripresa)

(Rodriguez mette a fil di palo il tap in dopo la parata di Micai su Listkowski)

L’analisi. Il Brescia retrocede dopo essere rimasto per più di un tempo bloccato dalle proprie ataviche paure, da limiti strutturali e dagli errori di Gastaldello che tiene in panchina troppo a lungo i giocatori di qualità. Avranno avuto anche un’autonomia limitata, ma non si poteva quantomeno creare una filiera, una staffettona tra i vari Galazzi, Olzer, Ndoj e Adryan? Nell’epoca delle cinque sostituzioni si poteva eccome. Invece entra solo il primo, al 22′ del secondo tempo. E non a caso, dopo sei minuti, è proprio l’ex Venezia che inizia l’azione, rifinita da Rodriguez con un cross perfetto sul secondo palo dove Bisoli (lui, sempre lui, solo lui) mette sotto l’incrocio di controbalzo il pallone della speranza. Il Brescia ha anche quello del 2-0 e probabilmente della salvezza, ma Micai si trova sulla traiettoria della deviazione di Bianchi da due passi, dopo azione d’angolo, e respinge con il piede. In pieno recupero ecco la beffa: nell’unico, vero tiro in porta di tutta la gara, su palla inattiva (una costante nei gol presi in questa stagione dalle Rondinelle…), il Cosenza infila il Brescia con il colpo di testa di Meroni. Il resto è cronaca nera. E’ indignazione, frustrazione, rabbia, ma niente giustifica una reazione di quel genere. Scontato lo 0-3 del Giudice Sportivo e una lunga squalifica del Rigamonti. Così come provvedimenti pesanti verso chi si è macchiato di certe violenze.

(Un assist e altre buone giocate per Rodriguez)

Il responsabile numero uno. Tornando al verdetto del campo, è chiaro (per chi vuole accorgersene) che questa retrocessione ha prima di tutto un nome e un cognome: Massimo Cellino. Ne ha combinate davvero troppe (e non solo quest’anno) per riuscire a farla franca di fronte alla Dea Eupalla. Che ora presenta il conto. Chi lo conosce bene, sostiene che il presidente avesse già pronto, nel cassetto, il piano di ripartenza anche in caso di serie C e a quelli che gli chiedono come mai non venda il Brescia sta rispondendo che “tanto non lo vuole nessuno”. Voleva togliere il Brescia dalla mediocrità, aveva promesso che nel giro di cinque anni dall’inizio della sua presidenza avrebbe portato l’ambiente a non vivere più del “complesso d’inferiorità verso l’Atalanta” (parole sue, nei giorni dell’insediamento sei estati fa), ha fatto (non più di tanto) e disfatto (molto), cercando sempre un colpevole, un responsabile, mai mettendosi davvero in discussione o imparando dai millanta errori commessi, gestendo il club come un suo capriccio in modo scriteriato (e non solo quest’anno), spesso senza rispetto per persone e professionisti oltre che per la storia calcistica della città. Ed è per questo che ci sentiamo di dire che il Primo giugno 2023, data che resterà per sempre nella storia della Leonessa del pallone come il giorno più buio, a retrocedere in serie C è il Cellino Football Club con la matricola del Brescia calcio 1911.

(Il tristissimo, indegno, epilogo di Brescia-Cosenza)