Già trequartista di Brescia e Cosenza, il popolare Oberdan (che oggi allena l’Olbia Primavera) invita Gastaldello a rispondere agli accorgimenti tattici che Viali ha messo in pratica nella partita di andata e parla del fattore campo: “Quella biancoazzurra è una delle poche piazze che vive il calcio come al sud, ma i giocatori rossoblù sono professionisti e sanno che se perdono questa partita potrebbero non rivedere più la serie B”
Brescia. Tra i tanti ex di Brescia-Cosenza spicca anche un personaggio iconico per i tifosi del Brescia: Oberdan Biagioni, che ha vestito solo una stagione la maglia delle rondinelle (23 presenze nel 1998-99 senza segnare), ma è rimasto comunque nell’immaginario collettivo. Era un fantasista capace di disegnare traiettorie spettacolari con quel sinistro. A Cosenza ha giocato invece tre anni, a due riprese, con 80 presenze e 11 gol. Ora fa l’allenatore (attualmente alla Primavera dell’Olbia, ma è stato anche con prime squadre di serie D) e per Bresciaingol.com gioca in anteprima la gara di ritorno playout delle sue due ex squadre.
All’andata, tatticamente Viali ha sorpreso e imbrigliato Gastaldello con il 4-1-4-1 mai utilizzato prima di allora, giovedì come può rispondere il tecnico biancoazzurro dato che deve vincere con due gol di scarto? Magari partendo dall’inizio con due punte come Aye e Bianchi ?
“In un playoff o in un playout ci sta che un allenatore proponga degli accorgimenti tattici. Se uno non fa mai nulla di nuovo vuol dire che non può fare l’allenatore. Ci vuole intuizione e anche un pizzico di follia da parte di chi sta in panchina. Se Viali ha proposto quel nuovo modulo vuol dire che aveva studiato bene il Brescia. Poi ovviamente è il risultato finale che dice se l’allenatore è stato bravo oppure no a cambiare. Non so se al Brescia serva giocare con due punte pure piuttosto che una, anche perchè poi è l’interpretazione che i giocatori danno alla partita a fare la differenza. E altri fattori, anche esterni”.
Tipo?
“Un allenatore bravo è quello che non sbaglia la preparazione e l’avvicinamento a una partita così importante come quella che aspetta Brescia e Cosenza giovedì al Rigamonti. Bisogna trasmettere ai giocatori il giusto piglio, la giusta voglia di vincere senza caricare il match più di quanto già non lo sia. Certo se un allenatore resta sempre fermo sulle sue convinzioni non va bene”.
Lei che tipo di allenatore è?
“Propositivo, molto propositivo. Come da giocatore. A parte il fatto che ormai la maggior parte degli allenatori cerca di far giocare a calcio le proprie squadre. Per giocare un calcio offensivo occorre giocatori che attacchino lo spazio, vadano in profondità, a prescindere che siano punte o centrocampisti offensivi”.
La partita di andata ha detto che tra Brescia e Cosenza c’è grande equilibrio e basta poco per spezzarlo, sarà così anche giovedì?
“Sicuro. Queste sono gare dove bisogna sfruttare quelle poche occasioni che hai, come ha fatto settimana scorsa il Cosenza. Il Brescia ha un organico sulla carta più forte, ma alcuni giocatori del Cosenza sanno che rischiano di non rivedere più la serie B se dovessero perdere quindi già questo basta per riequilibrare le forze in campo”.
I 16000 del Rigamonti quanto potrebbero contare?
“Brescia è una delle poche piazze del nord che vivono il calcio come al sud. Sono sicuro che il Rigamonti sarà una bolgia, ma i giocatori del Cosenza se lo aspettano e sono comunque dei professionisti che devono anche saper crescere attraverso certe partite”.