CON 16 MILA PERSONE ALLO STADIO DEVONO PERO’ ESSERE GARANTITI ACCESSO E DEFLUSSO SENZA CALCHE E IMBUTI

Brescia. Per vivere quella che si spera potrà essere una festa a tarda sera, Brescia è chiamata a presentarsi con il proprio vestito migliore. La cornice di pubblico in tal senso si preannuncia perfetta, con un “sold out” d’altri tempi che impressiona, vista la politica certamente non amichevole sui prezzi adottata dalla società Brescia Calcio; ciò detto, da “grandi” numeri derivano grandi responsabilità. La palla deve dunque passare a chi di dovere. 

Sono lontani quei momenti. Garantire accesso e deflusso di sedicimila persone, in un paese “normale”, dovrebbe appunto essere la normalità, a maggior ragione visto che non si sta parlando dei trentacinque mila spettatori (record di sempre al Rigamonti) di un Brescia-Napoli con Maradona protagonista (settembre 1986); tuttavia, nel paese che preferisce vietare piuttosto che gestire, ma vuole lo stesso organizzare grandi eventi, bisogna ormai imparare a convivere con norme, regolamenti e decisioni astruse. Finché ad accedere allo stadio sono sempre i soliti cinquemila, nonostante talvolta non manchi qualche disservizio, tutto fila quasi sempre liscio; superata quella soglia critica, iniziano invece i problemi. 

(In)sicurezza prima di tutto. Tralasciando per un attimo la questione viabilità (viale Europa e via Triumplina sono due arterie fondamentali della città e al traffico consueto si mischierà il popolo del Rigamonti), i problemi possono potenzialmente iniziare dai mitici “imbuti” che si creano a causa della tipica apertura di massimo un cancello dei vari settori. Si ripetono infatti da anni i mantra dello “stadio per famiglie” e siamo tutti d’accordo, per carità. Poi però nei fatti si procede in direzione ostinata e contraria, creando con leggerezza “calca” ai cancelli, con gente che pressa desiderosa di accedere all’impianto, situazione sottovalutata ma potenzialmente molto pericolosa per l’incolumità delle persone coinvolte. Tutto ciò però passa quasi sotto silenzio da anni o peggio nella tragica accettazione di qualcosa di inevitabile; ma arrendersi non fa parte del nostro credo, dunque continuiamo a segnalare. La situazione è facilmente risolvibile. Basterebbe volerlo e volere è potere. Per fortuna però almeno la temperatura si preannuncia tollerabile e di file alla biglietteria dello stadio (che apriranno solo per gli accrediti, visto il sold out) non ce ne saranno: due buone notizie, dopo tutto.  

Consigli non richieste. La partita della vita ha sicuramente risvegliato il torpore del popolo bresciano. Tuttavia siamo certi che alcuni cosentini, residenti al nord, non mancheranno in tribuna e gradinata; se a costoro si aggiungerà poi l’inesperienza di tante persone attratte dalla posta in palio della gara e vogliose di dare il loro contributo al raggiungimento dell’obiettivo, anche gli steward saranno chiamati a dare anche loro il proprio contributo e, chiunque abbia qualche chilometro di stadi alle spalle, sa bene che ciò non sempre succede. Per concludere, si spera che, visto l’evento, possa venir rafforzato ed incentivato il servizio Metropolitana: parcheggi per diecimil autoveicoli non ci sono e la sosta “creativa” ha il nostro biasimo, oltre ad essere passibile di sanzione amministrativa. Lasciateci poi un piccolo spazio finale per i sogni. Che poi non sono nemmeno tali. Nessuno o quasi desidera un nuovo impianto, specchietto per le allodole a cui un popolo disilluso non crede più. Ma un rifacimento, settore per settore, sarebbe il minimo a cui una città come Brescia potrebbe ambire. Che poi è quello che dice di volere anche l’attuale giunta comunale. Magari finalmente senza settori inagibili o chiusi. O magari, addirittura uno stadio in cui poter fare anche dei concerti d’estate: per chi come chi scrive ha sentito dalla propria genitrice il racconto del mitico concerto di Lucio Dalla e Francesco de Gregori del 1979, sarebbe la realizzazione di un obiettivo. È voler troppo? 

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