L’allenatore bresciano del Palermo prima di una partita che gli procura sensazioni contrastanti: “Il Brescia in questo finale ha ritrovato risultati e fiducia dopo che sembrava spacciato. Conosco bene tanti giocatori, anche i tre del Lecce”
Palermo. Eugenio Corini è pronto per una partita molto complicata dal punto di vista emozionale. Una vittoria nella gara di domani sera significherebbe infatti playoff per la sua attuale squadra, ma anche una possibile retrocessione (in caso di vittoria del Perugia contro il Benevento) per la squadra della sua città natale.
In settimana si è parlato di sue possibili “crisi di coscienza” nell’affrontare la partita di domani. Le ha davvero?
«Io penso che una persona viva di emozioni e di sentimenti e quelli rimangono a prescindere, ma poi ci sono delle responsabilità. Per fortuna sono un professionista del calcio e ho un obiettivo ben chiaro, ovvero far rendere al meglio la mia squadra. Abbiamo l’orgoglio di essere ottavi, due mesi fa abbiamo accelerato, anche se avrei potuto continuare a venire qui in conferenza stampa a raccontarvi del “consolidamento della categoria” come obiettivo da perseguire. Oggi abbiamo l’orgoglio di essere nei playoff, manca però un pezzo da ottenere domani sera. Sapevo che Palermo avrebbe risposto riempiendo lo stadio, lo abbiamo meritato rimanendo in corsa in un campionato molto complicato, e ora dobbiamo chiudere al meglio raggiungendo un obiettivo non preventivato, ma raggiunto. Al termine della partita di Cagliari ho parlato di finale, la gara di domani potrebbe farcene raggiungere un’altra che abbiamo tanta voglia di giocare».
Può essere un test d’avvicinamento anche ai playoff, visto che nel caso anche lì ci sarebbe a disposizione un solo risultato, ovvero la vittoria?
«Facevo riferimento a questo, nel risponderti alla domanda precedente. Nei playoff avremmo un’altra partita da approcciare bene e vincere per forza. Le finali si giocano con grande lucidità, sapendo leggere i momenti: avremo bisogno dei nostri tifosi, che domani dovranno essere ancora più straordinari di quello che sono stati fino ad ora. Dobbiamo giocare la partita insieme: affrontiamo una squadra di valore, difficile per tutti, ma quando abbiamo giocato tutti assieme in casa è stato difficile per tanti avversari».
Ha sempre detto che “le cose si costruiscono nel tempo, ma ci vuole anche visione del futuro”. Pensa sia il momento di ottenere ciò per cui ha lavorato lungo tutta la stagione, oppure è semplicemente una finale e ciò che succede si vedrà?
«Io penso che abbiamo posto le fondamenta per radicare un’identità e uno spirito che stiamo costruendo. La scorsa stagione è cambiata la proprietà, sono arrivati venti nuovi giocatori di movimento. Per radicare un’identità c’è bisogno di tempo, ma sento di essere dentro un processo. È una visione ampia, diversa; oggi dico questo, perché due mesi fa ho spinto sull’obiettivo playoff sapendo cosa significhi lavorare a Palermo, ed era uno stimolo che ho voluto dare a tutti. Lavorare qui in città è un orgoglio, è difficile, ma quando lavori bene hai trentamila persone allo stadio e vivi delle esperienze meravigliose. Ti devi assumere delle responsabilità essendo dentro un processo, e quando hai le possibilità di raggiungere un obiettivo devi provarci».
Cosa vi siete detti, per non farvi prendere dal peso della partita?
«Spesso si dice che a queste partite si deve arrivare con tranquillità; in realtà questa settimana ho spinto anche i toni, perché penso che certe cose vadano allenate. Ho lavorato sull’aspetto mentale e tattico, proprio oggi ho chiesto ai miei calciatori cosa avessero visto nella partita tra City e Real Madrid, ed è stato importante sentire anche le loro opinioni. A Brescia, l’anno scorso, avevo parlato di un altro Real-City, gara in cui gli inglesi avevano fatto una partita straordinaria, andando in vantaggio e avendo anche un paio di occasioni per raddoppiare, ma poi gli spagnoli l’avevano ribaltata, spinti anche dal loro stadio. Ho fatto l’esempio del primo tempo di ieri del City, parlando di equilibrio mentale e forza: io penso che ieri i giocatori del Real non avevano quella cattiveria per prendere la palla e portarla nella metà campo avversaria tutti insieme. Si sono isolati e non sono stati squadra. Se noi invece reggeremo, rimanendo squadra, saremo più forti, anche con la spinta del pubblico, che riconosce quando ciò accade. Su questa unione ho lavorato tanto, abbiamo creato consapevolezza e abbiamo le armi giuste per giocarci la gara».
Quanto pesa l’assenza di Marconi e quanto la gara con il Brescia, nell’insieme del campionato fatto?
«Questa è una domanda trappola (ride, ndr). Marconi è un giocatore importante per noi, ma il suo sostituto Bettella è già pronto, lo avete visto in un paio di spezzoni. Oggi vedo che siamo ottavi, manca la chicca finale, ovvero vincere domani per giocarci i playoff. Abbiamo la possibilità di andare oltre i nostri limiti e siamo curiosi di giocarci le nostre chance».
Come sta Nedelcearu? Cosa vi ha detto ieri il presidente Mirri?
«Nedelcearu è un ragazzo tosto, lo abbiamo gestito solo i primi due giorni per non sollecitare il taglio che si era procurato, ma ora è a disposizione e ha colpito di testa, quindi è a posto. Ci ha fatto piacere la visita del presidente, è rimasto a cena facendoci sentire tutta la sua vicinanza e il suo affetto. Oggi ho ricevuto anche una mail del direttore tecnico, che, stimolato da quanto è successo ieri sera, ha detto che anche noi avremo 30.000 persone a spingerci per cogliere l’obiettivo. Bigon ieri era a Manchester, oggi era a vedere l’allenamento: ciò testimonia la vicinanza del City Group, aspetto fondamentale che ci carica. Vogliamo ripagare tutta questa fiducia».
Un luogo comune dice che il Palermo non sarebbe “pronto” per i playoff. Ma essere “lo sfavorito” non può anche essere uno stimolo?
«Uno che ragiona come dici è un perdente. Quando la palla rotola può succedere di tutto, la mentalità va certamente rapportata con le forze a disposizione, ma penso che l’obiettivo primario domani sia vincere. Questa squadra se l’è sempre giocata, anche nelle sconfitte contro quelle che ci stanno davanti: ora sono curioso di vedere ciò che succederà se andremo ai playoff, ci giocheremo le nostre chance al meglio».
L’anno scorso tutta la città si era inebriata per i playoff. Non restano tanti giocatori di quella cavalcata, avete ripensato anche a quelle emozioni?
«In realtà sono rimasti giocatori importanti, che trasferiscono la mentalità dell’anno scorso. Abbiamo già giocato gare davanti a ventotto mila persone, anche la mia squadra si è meritata uno stadio semipieno. Dal punto di vista motivazionale ho lavorato su dei principi che per me sono fondamentali».
Verre è tornato in condizione?
«Ha avuto due pesanti influenze, che lo hanno debilitato. Per tornare in condizione ci vuole tempo. Contro la Spal ha fatto una partita importante, sulla durata ci stiamo lavorando. È in crescita, a certi giocatori va data fiducia, perché hanno soluzioni per risolvere le partite».
Contro il Benevento avevi parlato di frenesia nel cercare la rete. La teme anche domani? Come è andata la settimana di Saric?
«Io penso che vogliamo sempre dare ritmo alla partita, poi a volte l’avversario te lo permette e a volte no. Contro il Benevento abbiamo avuto un po’ di frenesia, che ci ha penalizzato nelle giocate, ma poi senza VAR avremmo vinto lo stesso. Dovremo essere lucidi, quando mettiamo la palla a terra è l’aspetto fondamentale da curare. Saric sta bene, l’ho fatto scaldare a Cagliari, poi la partita si è messa in un modo che mi ha impedito di schierarlo. Lo vedo bene, anche oggi ha fatto un grande allenamento, è pienamente recuperato».
Che Brescia si aspetta? Quale partita vorrebbe rigiocare di questo campionato?
«Il Brescia ha ritrovato risultati ed efficacia, sembrava in grande difficoltà ma poi si è ripreso, perdendo solo a Parma contro una squadra che ha battuto tutti tranne il Benevento. Troviamo una squadra che ha qualità, lo aveva dimostrato anche ad inizio campionato, e ciò conferma tutte le difficoltà che abbiamo incontrato in un campionato iper-competitivo. Gastaldello per me è stato un giocatore fondamentale quando siamo andati in serie A, anche se dopo qualche partita gli ho preferito Cistana: lui però ha avuto un atteggiamento irreprensibile, allenandosi sempre alla grande. È stato determinante nel dimostrare a tutti che “sentiva la squadra” pur non essendo più uno dei protagonisti principali. Lo ringrazierò sempre. Per quanto riguarda la partita che rigiocherei, nessuna. È passato, è alle spalle».
C’è il rischio di una gara “nervosa”, visto che i piazzamenti finali di Palermo e Brescia possono cambiare durante la gara?
«Noi giocheremo per vincere, a prescindere da ciò che ci succederà intorno. Se vinceremo però non dovremo guardare il risultato di nessuno».
Il fatto che lei conosca bene Gastaldello ed alcuni giocatori del Brescia può essere un vantaggio?
«In queste dodici partite in cui ha allenato la sua idea di calcio è emersa, con qualche certezza, ovvero i tre fissi davanti, talvolta più aperti e talvolta invece più stretti. L’idea è sicuramente riconoscibile. Oltre ai ragazzi che ho già allenato conosco anche i tre provenienti da Lecce, ho una grande riconoscenza nei loro confronti, conoscendo il loro spessore umano oltre che calcistico. Speriamo dunque di poterci prendere dei vantaggi, ove potremo farlo».