Ora preparatore dei portieri del Riccione, sta vivendo il dramma dei nubifragi in Emilia-Romagna e Marche: “Il centro di Cesena è sottosopra”. Sulla partita di venerdi: “Basta un tiro per passare in vantaggio e spostare tutta la pressione su di loro. Serve cinismo e voglia di fare l’impresa. Al Brescia serve più senso identitario, non mi sarei mai aspettato si finisse così in basso con Cellino”
Cesena. Federico Agliardi è tra coloro i quali in queste ore stanno vivendo il dramma dei nubifragi che hanno creato gravi danni, e provocato anche dei morti, in Emilia-Romagna e Marche. Da anni ha spostato la sua residenza a Cesena (ora è preparatore dei portieri al Riccione in serie D) e racconta quello che sta vivendo: “Scene bruttissime. Case sott’acqua, gente disperata. Con la mia famiglia ci siamo spostati a Cervia dove stiamo ristrutturando un’altra casa perchè a Cesena il centro è tutto sottosopra. Il fiume Savio, che scende dall’Appennino, sta tirando giù di tutto. Sono scese delle vere e proprie bombe d’acqua”.
Proviamo a parlare della partita di venerdì che la vede doppio ex in Palermo-Brescia per cercare, almeno per un attimo, di pensare ad altro?
“Si, grazie. Il Brescia è atteso da un compito molto difficile, ma non impossibile. Il Barbera quando ha 30 mila persone sugli spalti spinge e quella spinta la senti tutta. Ci ho giocato da avversario e da portiere del Palermo so bene di cosa stiamo parlando. I giocatori del Brescia dovranno scendere in campo senza farsi travolgere dalla fretta di fare le giocate, ma nemmeno chiudendosi nella propria metà. Se fai le barricate, il Barbera spinge ancora di più fino a stritolarti”.
Anche giocare offensivi però non avrebbe senso…
“Può bastare un tiro, magari anche nei primi minuti. L’importante è non sbagliarlo ed essere cinici. Se passi in vantaggio, il pubblico potrebbe anche diventare l’opposto e iniziare a spazientirsi. Succede sempre così, quando gli stadi sono pieni. Dovrà essere un Brescia determinato e coraggioso. Io spero in un pareggio che però qualifichi anche il Palermo, al quale resto molto legato pur essendo prima di tutto un bresciano doc”.
Il Brescia in serie C per molti è un qualcosa che non si può nemmeno sentire, ma stavolta il rischio c’è…
“La C era stata rischiata già negli anni scorsi. Una volta il ripescaggio, l’altra nel match con il Trapani poi anche il primo anno con Cellino. Non mi sarei mai aspettato che si finisse così in basso con questo presidente. Ero convinto che favorisse la rinascita del calcio a Brescia e che desse stabilità. Probabilmente hanno influito anche le sue vicende extra campo”.
Cosa manca al Brescia?
“Un senso identitario. Quando in squadra ci sono troppi stranieri non va bene. E Cistana, Mangraviti e Bisoli purtroppo non basta per essere radicati”.