Tre volte chiamato e altrettante allontanato, il tecnico di Bagnolo Mella portò il Brescia in serie A nel 2019. Ci ha riprovato senza fortuna la scorsa stagione. Tra accrediti mancanti, la brescianità indigesta, ingerenze, gelosie, promesse non mantenute, discussioni, barre dritte e sfuriate. Venerdì al “Barbera” l’allenatore del Palermo vuole i play off, il presidente delle Rondinelle spera di evitare la retrocessione diretta
Brescia. Ed è di nuovo Cellino-Corini. Stavolta uno contro l’altro. Per davvero. Lo sono stati pur lavorando insieme, a più riprese dal settembre del 2018 al maggio scorso. Un amore-odio lungo quattro anni e mezzo. Probabilmente più odio che amore, anche se a quel binomio resta legata l’ultima gioia biancoazzurra con la promozione in serie A il Primo maggio 2019. Venerdì sera al “Barbera” di Palermo ne resterà solo uno.
Palermo-Brescia è l’incrocio che nessuno avrebbe mai voluto vedere. A cominciare dai protagonisti di questa strana, buffa, aspra storia. Eugenio Corini tutto voleva dalla vita, tranne che dover affrontare la partita in cui potrebbe condannare la squadra della sua città, dove è cresciuto, tornato e che riportò nel massimo campionato dopo 8 anni di assenza. E poi, francamente, di Massimo Cellino ne aveva fatto indigestione. Invece se lo ritroverà davanti (l’imprenditore sardo è sempre più deciso ad accompagnare Bisoli e compagni nell’ultima gara di regular season) e il suo ex presidente tutto pensava tranne che dover evitare quella che sarebbe la sua prima retrocessione in C dopo 31 anni di calcio dovendo dipendere da quell’uomo che assunse con grande entusiasmo per poi iniziare a vederlo molto, troppo presto come un nemico in casa.
L’inizio per caso. Tutto comincia sabato 15 settembre 2018. Il Brescia, guidato dall’esordiente David Suazo (messo in panchina da Cellino nonostante avesse solo l’esperienza con l’Under 16 del Cagliari), pareggia 1-1 in casa con il Pescara alla terza giornata del campionato di serie B. In precedenza aveva perso 3-2 alla Spezia e impattato al Rigamonti, sempre 1-1, con il Perugia. Anche la Coppa Italia non era stata esaltante: il calendario propone due squadre di C a Mompiano. Con la Pro Vercelli le Rondinelle passano dopo i rigori, con il Novara invece i tiri dal dischetto sono fatali. Cellino non è più così convinto della scommessa fatta e dopo l’1-1 con il Pescara inizia a maturare l’idea di cambiare allenatore (un classico, nella sua carriera di presidente). Parlando con chi scrive questo articolo, il proprietario del Brescia dall’agosto del 2017 cade dalle nuvole nel sapere che Eugenio Corini ha seguito la partita con il Pescara dalla gradinata perchè il tecnico di Bagnolo Mella, che approfittando di una visita alla madre aveva da tempo messo in agenda di seguire questo match essendo un allenatore senza panchina e quindi in aggiornamento, non aveva trovato alla cassa accrediti i tre biglietti di tribuna richiesti (uno per lui e due per i suoi collaboratori). In realtà, Cellino lo sapeva bene perchè è lui che decide gli accrediti degli addetti ai lavori prima di ogni gara interna dei biancoazzurri. Parlando del più e del meno sempre con il sottoscritto, a Cellino si accende una delle sue lampadine che tende ad accoppiare al destino: pensa che sia un segno scaramantico, dato che Corini aveva cercato già di prenderlo da calciatore al Cagliari senza riuscirci. Chiede al giornalista di fare da tramite per capire se al Genio di Bagnolo Mella può interessare fare una chiacchierata, il cronista non fa altro che metterli in contatto e il giorno dopo Corini è già l’allenatore del Brescia al posto di David Suazo. Una cellinata. Assurda anche solo da immaginare, se non l’avessimo vissuta in prima persona.
L’anno della promozione. I primi tempi è tutto un rose e fiore, anche questo un classico con Cellino. Che dice a più di un amico e addetto ai lavori: “Mi hanno fatto conoscere il mio allenatore ideale. Sarò sempre grato di questo incontro”. Non potrebbe essere altrimenti: dopo due pareggi (a Carpi e Crotone), Corini porta il Brescia alla prima vittoria. Con il Palermo (corsi e ricorsi…) in un Rigamonti che torna festante. La Leonessa diventa un rullo compressore: dall’ultimo posto, in sole nove partite è già al sesto ovvero in piena zona play off. Alla sedicesima giornata il Brescia è secondo (zona promozione diretta), alla 22esima (terza di ritorno) dilaga a Pescara (5-1) e sale al comando in solitaria, una posizione che non lascerà mai più. Nonostante questo, tra Cellino e Corini cominciano ad aprirsi le prime crepe. Al presidente non va a… genio che l’uomo di Bagnolo Mella abbia continuamente titoli sui giornali e cori dai tifosi, ma è logico e inevitabile. Cellino è abituato ad avere sempre i riflettori puntati addosso, la brescianità di Corini porta a superare il personaggio dell’imprenditore sardo. Qui è Brescia, non Cagliari. Il pareggio di Padova in rimonta e la sconfitta interna con il Cittadella accendono discussioni in sede tra presidente e allenatore. Al punto che dopo il primo tempo di Cosenza-Brescia (2-0) del 9 marzo alla nona giornata di ritorno, conoscendo le abitudini celliniane c’è chi pensa a un imminente esonero. Il Brescia rimonta e vince 3-2 in Calabria, ma due partite dopo basta un 2-2 a Verona per far sbottare il presidente: “Siamo prevedibili, la cosa migliore che ho visto è stata il Verona”. Corini: “Non sono d’accordo, abbiamo giocato una gara di personalità contro una squadra che era la grande favorita alla promozione”. E’ la prima grande frattura. Eppure ci sono quattro punti di vantaggio sulla terza. Un po’ di tempo dopo, dall’entourage di Corini emerge un’indiscrezione: “Se la settimana dopo Verona non avessimo battuto il Venezia, Cellino avrebbe esonerato Eugenio”. Il campionato finisce in gloria, il Brescia viene promosso in serie A con due giornate d’anticipo. Ma l’estate è lunga e calda. Passano diverse settimane prima che Cellino e Corini rompano gli indugi decidendo di andare avanti insieme. Ma i dubbi sono tanti.
Una serie A di continui contrasti. E la campagna acquisti crea nuove fratture tra i due. Corini chiede tre rinforzi di peso e fa i nomi: tenere Romagnoli o Tonelli (Napoli) per la difesa, Krunic (appena acquistato dal Milan) per il centrocampo, Ramirez (Sampdoria) per continuare a giocare con il trequartista. Cellino respinge al mittente le richieste: ingaggi troppi alti. Gli acquisti sono Joronen, Chancellor, Ayè, Zmrhal e Magnani. Bisogna poi sciogliere il nodo centravanti: Cellino dice a Corini di avere in mano Schick e Balotelli, in un primo tempo lascia scegliere il proprio tecnico che indica il tedesco della Roma, ma poi ammette di aver già chiuso con SuperMario. Il Brescia comincia il campionato di serie A vincendo a Cagliari e perdendo immeritatamente a San Siro con il Milan di Giampaolo. Alla terza giornata, l’irreparabile: il Brescia sta vincendo 3-1 con il Bologna al Rigamonti, ma perde 4-3 dopo essere rimasto in dieci per un’espulsione per simulazione di Dessena, pupillo di Cellino. Il presidente biancoazzurro decide per l’esonero di Corini, mediatori lo convincono a pazientare, arriva subito la vittoria di Udine, ma il destino del Genio è segnato. Un punto in sei partite ed è esonero. “In estate ho sbagliato a confermarlo – dice Cellino – era confuso, l’esonero è stato un sollievo anche per lui. L’ho messo a guidare una squadra che non era capace a guidare. Se avessi saputo che era bresciano non l’avrei mai preso: l’aspetto sentimentale alla lunga si fa sentire”. L’arrivo di Grosso non viene però gradito dai tifosi: già nello 0-4 con il Torino dalla Curva Nord partono cori pro-Corini. “Chi pensa che richiami Corini è un romantico” assicura l’imprenditore sardo. Ma lo 0-3 con l’Atalanta e il 3-0 dell’Olimpico con la Roma portano nuovamente il bagnolese in panchina. La ripartenza sembra buona: vittoria a Ferrara con la Spal e in casa con il Lecce. Ma tornano i risultati negativi e le ruggini tra Cellino e Corini. Che dice: “Non ho ancora capito perchè nel mercato di gennaio non siamo riusciti a fare quello che dicevamo, con il presidente ci siamo solo scambiati alcuni messaggi”. Il 2 febbraio Corini deve fare nuovamente le valigie. Cellino ne dice di tutti i colori sul suo ex allenatore: “Averlo messo sotto contratto nel 2018 è stato il mio errore più grande”. Solite frasi incoerenti. E in questo caso anche irriconoscenti. Seguono Diego Lopez e il Covid.
L’ultima puntata. Sembra impossibile che i due possano tornare a lavorare insieme. E invece, con il ritorno di Marroccu (altro personaggio con cui Cellino aveva rotto pesantemente andando anche per vie legali) a 7 giornate dalla fine dello scorso campionato torna anche Corini. Che non riesce a riportare il Brescia in serie A e che, nonostante un contratto fino al 30 giugno 2023, non rimane. Perchè i rapporti con Cellino non sono ricomponibili. “Avevamo provato l’all-in” fanno sapere Marroccu e Corini, lasciando capire che anche in caso di promozione stavolta sarebbe stato addio.
Ma il destino fa giri immensi e poi ritorna. Venerdì Cellino-Corini saranno di nuovo face to face. E la tensione sarà alle stelle. Tanto per cambiare.