IL DOPPIO EX SCHENARDI: “BRESCIA, IN B TUTTO E’ POSSIBILE E LA TERNANA FUORI CASA NON E’ CONTINUA. CELLINO NON HA CAPITO CHE IL CALCIO È’ CAMBIATO, CORIONI ERA SEMPRE VICINO ALLA SQUADRA ANCHE QUANDO PERDEVAMO”

Quattro anni in biancoazzurro e due in rossoverde dove allena nelle giovanili: “Rondinelle non da promozione, ma nemmeno da ultimo posto. Manca compattezza e tranquillità nell’ambiente”

Terni. Quattro stagioni a Brescia, tra il 1991 ed il 1995, con due promozioni ottenute dalla Serie B alla Serie A e altrettante retrocessioni, per un totale di 122 presenze e 8 gol con la maglia delle rondinelle, prima di passare alla Reggiana nell’estate del 1995. Questi i numeri dell’avventura in biancoazzurro di Marco “Ciccio” Schenardi, ex centrocampista di Brescia e Ternana, dove ha invece militato per due stagioni – dal 2000 al 2002 – collezionando 47 presenze e 3 reti e dove dal 2019 allena le squadre giovanili (attualmente l’Under 17). In esclusiva per bresciaingol.com lo abbiamo intervistato in qualità di doppio ex in vista della sfida di lunedì al Rigamonti proprio tra le rondinelle e i rossoverdi. 

Come spiega la stagione così difficile del Brescia?

“È difficile giudicare dall’esterno. Mi pare ci sia poca compattezza e credo che quando non c’è tranquillità nell’ambiente anche una buona squadra come quella del Brescia può avere maggiori difficoltà, soprattutto in una stagione nella quale gira tutto storto. Le rondinelle non avranno una rosa che può lottare per la promozione, ma neppure da essere ultimi in classifica”. 

Il Brescia può impensierire una Ternana che si è ripresa e che ora è a caccia di un posto per i playoff?

“Per l’esperienza che ho maturato in carriera in Serie B posso dire che tutto è possibile, soprattutto nelle partite secche. La Ternana con Lucarelli si è ripresa, ma deve ancora fare il salto di qualità in trasferta, dove quest’anno non è stata continua, a differenza della passata stagione. A Brescia sarà una partita insidiosa, contro una squadra preoccupata e che vorrà vincere per risalire la classifica. Per le rondinelle è sicuramente una sfida delicata e di conseguenza avranno più pressione rispetto agli umbri, dato che ormai non possono più accontentarsi di pareggiare, ma devono cercare di vincere sempre da qui alla fine del campionato se vogliono salvarsi”.

Cosa ne pensa della gestione Cellino? Lo ha mai conosciuto personalmente?

“L’ultimo anno a Vicenza ero in procinto di trasferirmi al Cagliari, ma poi non se ne fece nulla. Ho avuto a che fare con i suoi dirigenti, ma non con lui direttamente. A Cagliari ha fatto bene, probabilmente a Brescia voleva fare lo stesso, però ormai il calcio è diverso. Leggo che è spesso lontano dalla squadra e questo secondo me è un problema, anche se non conoscendo bene la situazione non voglio dare giudizi. Ho ancora contatti a Brescia e so che c’è preoccupazione anche per il futuro, non solo per l’esito di questo campionato. Ripartire dalla Serie B o dalla Serie C fa tanta differenza, ma adesso bisogna concentrarsi sul presente, nonostante i tanti dubbi su un futuro forse ancor più nebuloso del presente. Spero di cuore che il Brescia si possa salvare e me lo auguro soprattutto per la sua gente, perché ho vissuto quattro anni splendidi in biancoazzurro”.

Secondo lei Cellino parlando di mediocrità riferendosi ai bresciani e promettendo risultati migliori sia rispetto all’Atalanta che agli anni di Corioni, ha mancato di rispetto all’ex presidente delle rondinelle? 

“I fatti al momento non hanno dato ragione a Cellino. Inoltre in tanti in Italia vorrebbero ottenere i risultati dell’Atalanta. L’unico difetto di Corioni per me era che con alcuni giocatori aveva un po’ il braccino [risata], ma era una grandissima persona e aveva un ottimo rapporto con la squadra. Vedeva i giocatori come dei figli ed i risultati parlano per lui. Ha portato a Brescia calciatori importanti come Hagi, Baggio, Guardiola e Toni, facendo crescere tanti giovani e proponendo un calcio importante con Lucescu in panchina, rispettando la piazza in base a quelle che erano le sue possibilità economiche. Lo ricordo più come un ‘padre-presidente’ che come un semplice presidente. Anche la stagione nella quale retrocedemmo malamente era sempre al nostro fianco ad ogni partita, anche in trasferta. Brescia per me è stata una famiglia e non posso far altro che parlare bene di Gino Corioni. È stato il miglior presidente che ho avuto”.