Tre sconfitte e tre pareggi per il quarto tecnico della stagione e Brescia adesso ultimo in posizione solitaria. Aglietti o Possanzini potrebbero essere l’ultimissima carta da giocare, ma il presidente preferisce avere un mister malleabile
Brescia. Daniele Gastaldello non è stato l’uomo della svolta. In sei partite il suo curriculum racconta di tre pareggi e tre sconfitte. Il tavolo sarebbe apparecchiato per l’esonero. Secondo i parametri celliniani, l’ex stopper della Sampdoria avrebbe già dovuto fare le valigie. E invece questo martedì mattina sarà regolarmente al suo posto a dirigere l’allenamento al campo di Torbole Casaglia.
Padre padrone. Il Lider Massimo potrebbe ridare una chance ad Alfredo Aglietti, preso al posto di Clotet a cavallo tra fine andata e inizio ritorno, cacciato dopo aver pareggiato in casa con il Palermo (1-1) e perso a Bolzano con il Sudtirol (1-0) tra l’altro per via di due errori di Lezzerini, che proprio Cellino aveva preteso di rimettere in squadra. Oppure potrebbe tornare a pescare in un altro allenatore sotto contratto: quel Davide Possanzini, la cui avventura era finita pure dopo sole due partite coincise con due sconfitte immeritate (1-0 in casa con il Modena, 1-0 a Benevento). Via anche lui. Aglietti stava dando quantomeno equilibrio tattico, Possanzini stava impostando un altro modo di giocare, più propositivo. Nessuno dei due però era stato messo in panchina con la convinzione presidenziale di perseguire un progetto tecnico-tattico. Erano semplicemente dei pezzi usa e getta di un folle ingranaggio, che nella testa di Massimo Cellino avrebbe dovuto portare al ritorno di Clotet (messo in momentanea punizione affinchè capisse che non doveva permettersi di fare solo di testa sua) e poi alla grande occasione che il presidentissimo stava preparando da almeno un paio d’anni per Gastaldello. Aglietti e Possanzini credevano di essere stati scelti dopo quantomeno una minima riflessione, macchè. Hanno avuto semplicemente la sfortuna di trovarsi sulla strada giusta con la persona sbagliata. Non c’è logica in quei due esoneri. C’è invece (sempre secondo i parametri celliniani…) nell’assunzione di Daniele Gastaldello, totalmente privo di esperienza da capo allenatore (almeno il Possa aveva allenato la Primavera oltre ad essere stato per sette anni il vice di De Zerbi): l’ex difensore delle Rondinelle è infatti uomo di fiducia. Dentro Papetti (e non Mangraviti) perchè il giovane stopper va valorizzato per essere poi rivenduto, ammortizzando così l’eventuale retrocessione in C che non prevede il paracadute come invece dalla A alla B. Ayè titolare fisso (e calciatore di rigori) per tenere più alto possibile il valore di mercato di un centravanti che Cellino pagò 2 milioni nell’estate del 2020.
Adesso tanto vale aspettarsi il rientro tra i pali di Lezzerini (uno che in serie C avrebbe un ingaggio alto e sarebbe senza mercato) e chissà quali altre mosse direttamente da Miami. Dove Cellino sta manovrando, come per altro fa da anni alla guida del Brescia. Gestendo la società, gli allenatori e i giocatori come un album di figurine. E Gastaldello, che nulla di concreto ha dato alla squadra nelle sei partite disponibili (due in più di Aglietti e Possanzini messi insieme) per arrivare ad una svolta in classifica, resta al suo posto perchè è l’ideale per incollare quelle figurine dove vuole il proprietario dell’album.