L’ex portiere delle Rondinelle, ora al Sudtirol, ricorda per Bresciaingol.com la partita al “Del Duca” dove anche grazie alle sue grandi parate le Rondinelle ottennero la salvezza: “In certi momenti è fondamentale il senso di appartenenza. Io quella sera da bresciano la sentivo doppiamente. Gastaldello era al centro della mia difesa, gli faccio l’in bocca al lupo. E sono contento stia giocando Andrenacci, un collega leale e un amico. Magari stavolta sarà lui il grande protagonista…”
Bolzano. Pensi ad Ascoli-Brescia e ti viene in mente Stefano Minelli. E’ il 18 maggio del 2018: le Rondinelle si recano al “Del Duca” per una partita spareggio, proprio all’ultima giornata. Un mese prima, i biancoazzurri parevano ormai salvi, ma i continui cambi di allenatore decisi da Massimo Cellino crearono confusione nello spogliatoio (strano eh?). Boscaglia poi Marino poi di nuovo Boscaglia e infine Ivo Pulga. Per evitare la C al Brescia serviva almeno un punto contro l’Ascoli di Cosmi, che in caso di mancata vittoria sarebbe stata condannata ai play out. Finì 0-0 (i marchigiani si salveranno nella post season, condannando l’Entella) e decisive furono le parate del rezzatese Stefano Minelli, che a fine partita dichiarò che il suo ciclo a Brescia era ormai concluso nonostante un altro anno di contratto. Ora al Sudtirol, dove è vice di Poluzzi nella squadra rivelazione della serie B, Stefano Minelli ricorda in esclusiva per Bresciaingol.com quella serata di estrema sofferenza e sprona i giocatori del Brescia a sciorinare un’altra prestazione simile nello stadio marchigiano.
Minelli, quella partita che ricordi evoca in lei. Drammatici o comunque positivi visto come finì?
“Entrambi. Nel ritiro in albergo non riuscivo a stare fermo un attimo. Da bresciano la sentivo doppiamente, avevo tante pressioni addosso. Poi però durante la gara mi resi conto che l’Ascoli avrebbe potuto attaccare tutto il match senza mai riuscire a farci gol”.
Eppure lei dovette compiere almeno un paio di parate superlative…
“Mi sentivo bene quella sera. Avevo tanta forza dentro. Volevo aiutare la squadra della mia città ad evitare la serie C, una punizione che nessuno meritava: giocatori e tifosi”.
Quale fu la parata più difficile?
“Quella al 90′ su Rossetti che calciò da… zero metri su una palla messa dentro da Addae. Ma già nel primo tempo avevo fatto un bell’intervento su Baldini”.
Dopo la sua respinta su Rossetti, fu un certo Gastaldello a spazzare via il pallone dall’area…
“Auguro al mister, che è stato mio compagno di squadra, di riuscire nell’impresa di salvare il Brescia e di far capire ai ragazzi che non si può retrocedere in C nemmeno stavolta. Chissà, magari la riscossa può partire proprio da Ascoli. Corsi e ricorsi…”.
Quante possibilità dà alle Rondinelle di salvarsi?
“Quando non vinci da sedici partite e ne hai vinta una sola nelle ultime ventiquattro è obiettivamente molto dura, ma il calcio è strano e a volte basta una vittoria per svoltare. Certo il tempo ormai è poco e questa benedetta vittoria deve arrivare il prima possibile”
Cosa fece la differenza quella sera?
“Il senso di appartenenza. Oltre a me giocarono una grande gara anche altri due bresciani come Longhi ed Edoardo Lancini. Poi c’erano Caracciolo e Tonali, due bresciani acquisiti. Ci tenevamo tanto”.
A fine gara lei fece capire che il suo ciclo a Brescia era finito nonostante un altro anno di contratto, come mai?
“Ero già da cinque anni in prima squadra. Avevo vissuto anche la retrocessione sul campo del 2015 quando poi ci ripescarono. Pressioni e tensioni erano tante ed era giusto che provassi nuove esperienze”.
Quell’Ascoli-Brescia del 18 maggio 2018 resta la sua più bella partita in carriera?
“Sì, insieme a quella che giocai con il Perugia sul campo della Feralpi Salò due anni fa quando vincemmo il campionato di serie C all’ultima giornata”.
Cosa ne pensa di Andrenacci e Lezzerini?
“Lorenzo è un amico, siamo stati compagni di squadra a Brescia. C’era un rapporto molto leale tra di noi e anche quando c’è stato il match qui a Bolzano a gennaio abbiamo parlato un po’ prima della partita. Ogni tanto ci sentiamo. Sono felice che stia giocando, gli faccio l’in bocca al lupo per Ascoli e chissà magari stavolta sarà lui il grande protagonista tra i pali. Ho visto che tra lui e Lezzerini c’è stata alternanza e credo che anche questo, come i tanti cambi di allenatori, non abbia fatto bene al Brescia. Per come la vedo io, tra i pali le gerarchie devono essere sempre ben definite. Altrimenti uno teme al primo errore di dover finire in panchina…”.