DEL BONO ESCLUSIVO: “CONTINUERO’ A PRESSARE PASINI AFFINCHE’ PRENDA IL BRESCIA. LO STADIO VA RIFATTO A MOMPIANO, UN PEZZO ALLA VOLTA. LA CITTA’ NON MERITA LA SERIE C”

Il sindaco di Brescia ha concesso un’intervista in esclusiva a Bresciaingol.com: “Gli imprenditori bresciani da me interpellati non sentono il mondo del calcio come un luogo dove investire serenamente. Credo che a Seri siano arrivate delle proposte. Gli australiani? Una favola, io incontrai solo una delegazione poco dopo l’arrivo di Cellino. Per lo stadio nuovo serve una società che pensi in grande e porti un progetto in Comune, finora non è successo. Sono anche i pensieri di Laura Castelletti? Dirà la sua, ma da dieci anni la nostra coalizione sta parlando di rifare lo stadio a Mompiano… Domani sarò al Rigamonti, bisogna tornare a vincere”

Brescia. Il sindaco di Brescia Emilio Del Bono ha deciso di rilasciare un’intervista in esclusiva a Bresciaingol.com nella quale ha parlato del Brescia del presente e del futuro e dello stadio.

Come sta vivendo il primo cittadino questo drammatico momento delle Rondinelle che rischiano di sprofondare in quella serie C che manca dal 1985?

“Mi auguro prima di tutto che la squadra riesca a scamparla anche questa volta perchè la serie C è una condanna che la città non si merita. Si trascina da anni un tema che è quello di avere una rete imprenditoriale bresciana disponibile ad investire sul Brescia calcio. Come accaduto in altre discipline, su tutte il basket e la pallanuoto, ma anche la pallavolo e la pallamano, sarebbe bello che emergesse il senso di sentimento per il territorio. Il mio tentativo c’è stato nel dopo Corioni: la decisione di Marco Bonometti di dare una mano al club è stato condiviso con il sottoscritto. Non sono mai stato distratto sui problemi del Brescia, a differenza di quello che pensano molti. Non sono purtroppo ancora riuscito nel mio intento”.

A chi ha chiesto di impegnarsi per il Brescia calcio?

“A diversi imprenditori, in particolare a Giuseppe Pasini che già fa calcio e molto bene a Salò. La maggior parte degli imprenditori bresciano non sentono il mondo del calcio professionistico come un luogo nel quale investire serenamente. Pasini è spaventato dalla tifoseria, ma più che altro il salto verso la città. A Salò sente di aver trovato le giuste dimensioni dove fare calcio. Lì ha un rapporto di casa, passare in uno spazio come quello del Brescia calcio. Io ovviamente continuerò nel mio impegno di convincimento, “tifando” affinchè possa cambiare idea”.

Massimo Cellino era un personaggio noto per il suo modo di operare nel calcio. Perchè un imprenditore avveduto come Marco Bonometti e lei avete lasciato che “entrasse” liberamente in questa città acquistando la squadra di calcio?

“Il Comune di Brescia non c’entra nulla in quella trattativa. Non avevamo alcun titolo per essere coinvolti. Bonometti e la Banca (Ubi, ndr) fecero questa scelta perchè in quel momento la ritenevano come la migliore”.

La sensazione è che tra lei e Cellino non sia mai corso buon sangue. Alla prime conferenza stampa, il presidente del Brescia disse: “Qui dovranno pagare tutti il biglietto, compreso il sindaco”. Sono stati anni difficili a livello di convivenza tra primo cittadino e proprietario del Brescia calcio?

“Non credo riguardasse me quella frase, anche perchè nemmeno mi conosceva. Anzi negli anni ha avuto parole di gradimento verso la mia persona e per come ho amministrato la città. Credo intendesse che non voleva fare piaceri a nessuno, ma noi nemmeno li abbiamo chiesto e quando sono andato allo stadio mi sono sempre pagato il biglietto”.

Due giorni fa il direttore generale del Brescia Luigi Micheli ha accusato il Comune di Brescia di aver fatto firmare un contratto capestro sulla convenzione per le spese di amministrazione ordinaria e straordinaria che sarebbero tutte in capo al Brescia calcio, situazione che secondo Micheli non si verifica in nessun’altra parte d’Italia?

“La risposta è molto semplice: facemmo un bando, una manifestazione d’interessi per la gestione dello stadio alla quale partecipò il Brescia calcio. Le condizioni e i requisiti per la concessione esclusiva erano ben noti”.

Facciamo una volta per tutte chiarezza sugli australiani e su Ross Pelligra? Perchè non gli ha dato credito?

“Anche questa è una grandissima favola. Io incontrai una delegazione australiana, poco dopo l’arrivo a Brescia di Cellino, e Pelligra non c’era. Io ho sempre detto che stadio e società di calcio devono viaggiare insieme. Qualcuno ha mai pensato che le due parti non possano avere la stessa visione strategica? E’ chiaro che più la squadra pensa in grande e più ha bisogno di un certo tipo di stadio. In tutta Europa gli stadi sono o valorizzati, o acquistati o realizzati dalla società di calcio. Dovrà maturare anche questo a Brescia. Se una società vuole realizzare uno stadio non deve far altro che arrivare in Comune e presentare un progetto. Nè gli australiani nè Cellino hanno mai presentato un progetto per il nuovo stadio a Brescia, anche se il presidente aveva detto di voler acquistare il Rigamonti, ma non ha mai dato seguito alle parole. Nessun atto formale, da parte di nessuno. Tanti dialoghi, tante chiacchiere, ma nessun atto formale”.

Un paio di settimane fa rispondendo a un tifoso su Facebook, lei scrisse che le risulta ci siano due-tre proposte di acquisto del Brescia calcio, ma che non sa se Cellino è disposto a vendere la società. Cosa intendeva?

“Che ci siano dei gruppi interessati ad acquistare il Brescia calcio, non l’ho detto solo io, ma è uscito anche sulla stampa durante il periodo in cui Pierangelo Seri era custode giudiziario. Credo che a Seri siano arrivate delle proposte dopo che lui aveva aperto alla vendita del club. Altro non so”.

Sullo stadio lei cosa ha in testa?

“Per me va riqualificato partendo da zero dove è adesso. Prima di tutto perchè c’è la metropolitana leggera che porta i tifosi comodamente all’impianto di gioco, c’è già una destinazione sportiva e non ci sono speculazioni immobiliari da fare perchè lo stadio ha come finalità quella di essere un contenitore che si sostiene da solo. Certo che all’interno ci devono essere locali, bar, ristoranti, palestra, ma andando a realizzarlo compensando su un altro suolo agricolo, creando nuovi centri commerciali o residenziali sarebbe un grandissimo errore. Quella sarebbe solo speculazione. A Brescia serve una società di calcio che investa sul suo stadio, il suo patrimonio. E’ accaduto a Bergamo con l’Atalanta, a Reggio Emilia con il Sassuolo, perchè non può accadere a Brescia?”.

Uno stadio da rifare un pezzo alla volta e intanto continuando a giocarci dentro?

“L’hanno fatto in molti questo lavoro. Serve uno stadio moderno. Una società di calcio a Brescia con un respiro a medio termine può sedersi allo stadio e aprire questo tipo di discorso. Finora non è maturato, penso però che maturerà”.

Sono anche i pensieri di Laura Castelletti, candidato sindaco del centro sinistra per le Comunali di metà maggio?

“Lei dirà la sua opinione, ma in questi dieci anni di mandato la nostra coalizione ha sempre detto che la soluzione più breve ed efficace era lo stadio a Mompiano. Lì c’è già tutta un’infrastruttura pertinente. Voler rifare lo stadio da un’altra parte è un film già visto, che si è arenato nelle nebbie di Castenedolo e company…”.

Lei domani sarà allo stadio nella fondamentale partita con il Bari o seguirà da casa?

“Con degli amici, stiamo pensando di essere al Rigamonti. Domani è molto importante tornare alla vittoria”.

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