LETTERE AL DIRETTORE: “IMPOTENTI DI FRONTE ALLO SFASCIO DI CELLINO. PRENDA ESEMPIO DAL BASKET”

“A Brescia è il caos totale”. Questo è il titolo più morbido che campeggia oggi sui siti pallonari. Queste mie righe non sono tanto per sottolineare l’ennesima puntata di una gestione ormai completamente allo sbando, per la quale sono già stati sprecati – termine quantomai appropriato – chilometri di inchiostro reale e virtuale, ma per esternare e condividere con tutti i malati come me di questa maglia l’amarezza, la delusione ed anche un pizzico di vergogna che ci attanaglia in questo maledetto periodo, assistendo a questo scempio sportivo.

Chi prende continuamente determinate e quantomeno discutibili decisioni a livello apicale, dimentica spesso, anzi sempre, che sì, l’azienda è la sua e ne fa ciò che vuole, ma la passione, il senso d’identità, di appartenenza e i sentimenti genuini del tifoso che stanno dietro il nome giuridico “Brescia Calcio SpA” non si possono calpestare e sacrificare sempre e solo sull’altare della ricerca del dio profitto, a volte è il cuore che deve dare le giuste indicazioni: il calcio è passione e la passione la comanda anche e soprattutto il cuore, non solo la ragione.

Nei giorni scorsi ho fatto anch’io i miei auguri al Campione che ha vestito i nostri colori, alla bandiera di un Brescia e di anni che chissà se mai torneranno, e facendo un raffronto con quanto sta accadendo in questa maledetta stagione, ho provato tanta, tantissima amarezza, e sono sicuro che anche lui condivide questo stato d’animo di noi tifosi.

E proprio nel day after della bellissima giornata trionfale della Brescia della palla a spicchi, che onora il nome della Leonessa d’Italia nell’anno in cui siamo con orgoglio Capitale italiana della cultura, noi dell’altra metà del cielo biancoazzurro dobbiamo nostro malgrado fare i conti con l’amarezza di un’agonia alla quale assistiamo impotenti. IMPOTENTI.

Retrocedere? Si può, come no, lo sport è anche questo. Ma non così. Così, NO.

È dura da mandare giù, noi e questa maglia non lo meritiamo.

Un tifoso triste.

Simone Biasutti

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