Egregio (latino:e grex, che esce dal gregge) signor Cellino,
questa non vuol essere l’ennesima critica al suo operato: lei ne ha collezionate a sufficienza, nella sua funesta avventura bresciana, bensí rappresentare un auspicio: che lei, in un (improbabile) barlume di lucidità, possa capire dove conducano l’avidità smodata, la tracotanza, la non considerazione della dignità altrui (oltre che la rinuncia alla propria, ma a lei forse questo non è molto chiaro), la spietatezza, il cinismo e la maleducazione che le hanno consentito di calpestare i sentimenti di un’intera città. Conducono al nulla, egregio signor Cellino, un nulla che non potrà mai essere colmato da tutto il denaro che lei ha ricavato mungendo fino allo sfinimento questa povera vacca.
Ora le chiediamo almeno di smetterla di accanirsi contro la sventurata bestia e di lasciarla morire con dignità, andandosene a caccia di altri pascoli molto, molto lontani da qui.
LETTERA FIRMATA