LA PRESENZA DI CELLINO NON AIUTA, ANZI: CONTESTATO DAGLI ULTRAS, CHE NON RISPARMIANO LA SQUADRA

Il presidente, che di solito non prende parte alle trasferte, soprattutto quelle lunghe, ha seguito il match dalla tribuna del “Vigorito”

Benevento. Massimo Cellino non è un habitué delle lunghe trasferte al seguito delle sue squadre. A parte Cagliari quest’anno per ovvie ragioni, difficilmente si sposta dai suoi uffici in occasione delle partite fuori casa. A voler essere precisi in realtà manca da qualche partita anche al Rigamonti, ma ça va sans dire. La contestazione nei suoi confronti infuria (ma nel secondo tempo di Benevento non è mancata anche quella alla squadra e a fine gara gli ultras hanno dato le spalle al campo) e lo stadio di casa non è più benevolo come un tempo. 

Una lunga settimana. Aveva destato stupore la scelta del presidente biancazzurro di viaggiare con la squadra in Campania, dopo aver seguito tutti gli allenamenti della settimana a Torbole e aver pranzato con la squadra alla mensa del centro sportivo; c’era addirittura la possibilità che quest’oggi sarebbe potuto essere uno dei dirigenti accompagnatori della squadra segnalati in distinta. Invece ciò (oseremmo dire per fortuna) non è successo e il presidente si è accomodato su una più convenzionale tribuna ad assistere al match. 

Una parte degli oltre 200 bresciani presenti a Benevento

La contestazione. Nelle ultime gare casalinghe i gruppi organizzati (“Curva Nord Brescia” e “Brescia 1911”) avevano operato la loro contestazione in contumacia; oggi era l’occasione per la “resa dei conti” con il presidente biancoblu e i tifosi (200 circa) giunti in Campania non si sono lasciati pregare. La Curva Nord ha subito esposto, a fianco dello striscione del gruppo, quello che è diventato il garbato simbolo della protesta del gruppo più numeroso del tifo delle Rondinelle, ovvero il lenzuolo con la maglia viola e “Cellino 17” riportato sopra. Poi sono iniziati i cori, che hanno inframezzato il gran sostegno alla squadra per quasi tutta la partita, prima della resa: “Te ne vai o no, te ne vai si o no?”, “Cellino, ci senti?” “Perché il Brescia siamo noi” e altri che non riportiamo, ma che potete facilmente immaginare. La reazione del patron? Difficile immaginarla. Forse si sente vittima, o considera l’ambiente bresciano come ricolmo di ingratitudine. Oppure tutte e due le cose, o magari anche altro. Ai posteri resterà il fotogramma qui sotto…

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