Con l’attuale gestione, nel primo campionato, venne toccato anche il penultimo posto ovvero il punto più basso
Brescia. “Vi porterò fuori dalla mediocrità”. Con queste parole si presentò a Brescia Massimo Cellino nell’estate del 2017. Parole che mai come in queste ultime settimane sono tornate a riecheggiare nell’ambiente bresciano, imponendosi come una delle principali ragioni del disappunto di una tifoseria ormai esausta di una gestione sportiva tragicomica.
Corsi e ricorsi. Cinque anni e mezzo dopo l’acquisto del Brescia Calcio da parte dell’imprenditore sardo, la squadra è tornata ad arrancare nelle zone basse della classifica del campionato di B, avendo assaporato per una sola stagione il gusto della massima serie. Alle promesse del presidente di poter emulare (e addirittura superare) i risultati ottenuti dell’Atalanta, si è contrapposta la dura legge del campo, che oggi condanna il Brescia in zona playout in cadetteria e che invece rilancia le quotazioni della società bergamasca per una possibile, nuova qualificazione in Champions League. L’attuale quartultimo posto in classifica ripropone le rondinelle nella stessa posizione nella quale versavano all’arrivo di Cellino. Bisogna infatti risalire alla stagione 2016/17 per ritrovare il Brescia in piena zona playout, quando dopo la 35ª giornata i biancoblu erano quartultimi a quota 35 punti e a -2 dalla salvezza. Un periodo nel quale Cellino iniziò a trattare il club, acquistato poi ad agosto. L’impresa compiuta con Gigi Cagni in panchina (grazie anche al clamoroso salvataggio di Nicola Lancini sulla linea di porta per evitare il gol del pareggio del Trapani all’ultima giornata che avrebbe significato playout) regalò la permanenza in Serie B al Brescia e permise a Cellino di acquistare la società per soli 6.5 milioni di euro. Nel primo anno di presidenza celliniana, le rondinelle toccarono addirittura il penultimo posto in classifica ad inizio campionato – seppur per una sola giornata (la decima) – prima di rialzarsi parzialmente (quartultima posizione alla 23ª giornata e quintultima alla 32esima) fino al nuovo tracollo che le portò a giocarsi e ad ottenere nuovamente la salvezza solo all’ultima partita, in occasione dello scontro diretto in casa dell’Ascoli pareggiato 0-0 grazie alle parate miracolose di Stefano Minelli. Era dunque da sei stagioni che il Brescia non si trovava in zona playout, poiché nel campionato 2020/21 – prima dell’arrivo di Pep Clotet che diede vita ad una emozionante rimonta fino al primo turno playoff – la squadra era al quintultimo posto dopo venticinque giornate con un solo punto di vantaggio sul Cosenza.
Caduta libera. La sola vittoria nelle ultime 10 partite e le cinque sconfitte consecutive stanno condannando le rondinelle ad una continua e inesorabile caduta libera, che necessiterebbe di un vero e proprio intervento miracoloso per essere frenata. Chissà che non possa essere Possanzini l’eroe di una salvezza ad oggi sempre più complicata, ripetendo così l’impresa già compiuta sei anni fa da un’altra bandiera del Brescia Calcio, ossia Gigi Cagni. E chissà che Cellino, a fronte di una presidenza che ha fallito l’obiettivo dichiarato di estirpare la mediocrità da Brescia e dai bresciani, decida di cedere la società a chi può regalare nuova dignità non solo a una città, ma a un’intera provincia.