Presentazione ufficiale per il nuovo allenatore del Brescia: “Ho un’idea di calcio, ma in pochi giorni non è proponibile. Ci sono momenti in cui vanno bene anche le scarpate. Non vedo rischi, solo opportunità, non mi sento un cogli… per aver accettato”
Torbole Casaglia. Presentazione ufficiale per Davide Possanzini. Il nuovo allenatore del Brescia è apparso carichissimo, seppure consapevole della situazione in cui deve agire nella sua prima esperienza da capo allenatore nei professionisti. Tra convinzione, risolutezza, capacità di sdrammatizzare, scherzando con la platea, Re David ha trasmesso vibrazioni positive.
L’ha introdotto il direttore sportivo Giorgio Perinetti: “Davide ha maturato una grande esperienza con De Zerbi e oltre a questo porta un senso di appartenenza, che è un valore fondamentale da trasmettere ai nostri ragazzi che in questo momento sono un po’ confusi. Speriamo che questo componga un’anima bresciana collettiva perchè adesso tutti devono stringersi attorno alla squadra per raggiungere l’obiettivo. Ci hanno colpito l’entusiasmo e la determinazione di Possanzini, speriamo sia di sprone e imitazione per i giocatori. Siamo qui tutti uniti, tutti uniti (lo dice volutamente per due volte, ndr) per supportare il suo lavoro e conseguire il mantenimento della categoria e possibilmente preparare un percorso che ci aiuti a continuare a crescere dopo le esitazioni del passato”.
Sorridente, ma estremamente concentrato, Davide Possanzini ha poi risposto alle domande dei giornalisti.
Davide, per te è più un’opportunità o un rischio?
“Asssolutamente un’opportunità. In ogni opportunità poi ovviamente c’è un rischio. Ho tanta voglia e determinazione. Ho accettato con entusiasmo perchè mi piace questo sport e questo mestiere, ma anche per quello che si porta dentro questa situazione. Bisogna riunirsi tutti e tirare fuori il meglio di noi. La vedo come un’opportunità personale e per il Brescia. Per fare vedere cosa è il Brescia”.
Hai già pensato a qualche intervento tattico?
“Sto valutando, ma ho già i testa tutto, è chiaro. Ai ragazzi ho detto che inizialmente non mi soffermerò troppo sullì’aspetto tattico altrimenti scapperemmo dal problema. I giocatori devono essere consapevoli, ma non abbattuti o tristi e pensare di essere già retrocessi. Serve essere consapevoli, ma anche convinti che solo con le nostre forze ce la possiamo fare. Se vogliamo che la gente ci aiuti bisogna tirar fuori le p… Bisogna mettere da parte gli egoismi, tutti subiamo dei piccoli torti, bugie nel corso delle giornate, noi stessi diciamo bugie. Occorre mettere da parte i fattori negativi ed essere a disposizione del gruppo. Se non c’è questo non serve a niente il piano tattico. Voglio che nelle partite i ragazzi sappiano cosa devono fare, ma devono fare. Mi sembra ogni tanto di vedere giocatori che hanno paura di sbagliare di fare . Mi toglie il sonno la notte questo fatto, bisogna entrare dentro la situazione e capire che non c’è alcun tipo di problema se si sbaglia un passaggio, ma occorre provarci sempre e comunque”.
Da calciatore a Brescia hai vissuto qualche gioia, ma anche tante delusioni. Sei passato da critiche e contestazioni, avendole già affrontate ti può aiutare ad affrontare e superare questo momento?
“Abbiamo vissuto momento difficili, ma così male mai. Non si è mai rischiata la serie C. Le cose brutte ti fanno trovare forze che magari pensi di non avere. Nella vita ci ricorderemo più le delusioni che le cose belle. Il male ti rimane dentro. Sicuramente mi aiuterà l’essersi già passato a Brescia. Nel calcio però non ci sono drammi, i drammi sono altri come adesso la morte di Elena Fanchini alla quale ci tengo a dedicare un pensiero. Non sono mai riuscito a conoscerla personalmente, ma l’ho sempre seguita. E’ stata una notizia devastante. Per farcela ci deve aiutare la leggerezza. I punti in palio sono ancora tanti. Mi aiuterà essere già passato da delusioni, critiche. Quello che si prova in quei momenti ti deve rimanere. E ti godi ancora di più il momento quando arrivano le cose belle”.
Il Brescia aveva pensato a Cosmi, ma anche il tuo nome girava da un po’… Che idea ti sei fatto da fuori di questa squadra?
“Mi faceva piacere girasse il mio nome. Non nascondo mi fosse venuta l’acquolina in bocca. Quando ho iniziato ad allenare, il mio sogno era allenare il Brescia. Qui ho fatto il calciatore, ho allenato la Primavera, può essere il mio inizio, ma anche la chiusura di un cerchio. E’ una squadra che ho sempre seguito con interesse, ma mai ho pensato cosa avrei fatto se fossi arrivato ad allenarla. E’ una squadra forte, con qualità tecniche sottovalutate dai giocatori stessi. Non voglio presunzione, ma dovremo essere al limite tra strafottenza tecnica e conoscenza dei limiti. C’è bisogno di positività ed energia. I risultati arrivano mettendoci la faccia, il cuore”.
Si parla tanto di senso di appartenenza, lo senti in questa squadra?
“E’ un discorso generazionale. Quando giocavamo noi c’erano meno distrazioni. Quando andavo a giocare in un posto mi piaceva leggere e conoscere la storia della città, lo stile della società. Questo non succede, ma non perchè non gliene freghi ai ragazzi d’oggi piuttosto perchè il calcio sta diventando sempre più sport individuale. Voglio far capire che le soddisfazioni personali passano dal gruppo. Cercherò di far capire il senso di appartenenza ogni giorno, ma senza farlo pesare. Io avevo Baggio come idolo da piccolo, venire qui ed essere capitano come lui per me fu una spinta incredibile. Ognuno di questi ragazzi deve cercare qualcosa così. Nel Brescia hanno giocato anche Guardiola, Pirlo: provare a imitarli, anche questo può servire. Al mio fianco c’è anche Edoardo Piovani, una figura che è qui da tanti anni e anche lui può aiutare e servire. Per me ne usciamo da questa situazione e lo faremo guardando in faccia il problema senza paura”.
Poi Davide Possanzini scherza un po’ con i giornalisti: “Chi vuol giocare titolare sabato? Vi ho visto camminare prima, non mi sembrate in grande forma…”.
Questo Brescia ha problemi grossi negli ultimi 20 metri, da attaccante come pensi di risolvere il rebus?
“Ci sono momenti in cui ti viene tutto e altri in cui niente ti riesce. Non è solo l’attaccante che deve fare gol. L’obiettivo è che tutti possano segnare. I primi anni di Conte, quando vinceva con la Juve, non è che gli attaccanti facessero chissà quanti gol. Li ho vissuti da giocatore, bisogna star tranquilli”.
Brescia-Modena nel 2009-10 fu partita della svolta con il super gol di Flachi. Ci possono essere analogie con il Brescia-Modena di sabato?
“Appena ufficializzata la mia nomina a capo allenatore del Brescia ho ricordato con qualcuno quella partita. Ci vorrebbe un gol così. Fu una partita bruttissima, io ne giocai una delle più brutte della mia carriera, ma deve essere d’esempio. Non voglio parlare troppo di me con i ragazzi, ma è la dimostrazione che un episodio cambia la stagione. Passammo un Natale sereno. E cambiò tutto. Ce l’eravamo cercata in settimana quella svolta, eravamo usciti a cena insieme. Dopo la sconfitta di Ancona eravamo tornati in pullman ed era stata… tosta. Con Arcari vicino (ride, ndr) ancora di più. Ci guardammo in faccia e ne uscimmo. Gli episodi non scendono dal cielo, bisogna cercarseli”.
L’umore nel gruppo com’è? Il tuo Brescia sarà un 4-3 e poi… fluido?
“Va di moda il vocabolo fluido… I ragazzi li ho trovai bene, a volte devi fermarli perchè corrono come disperati. A volte perdono fiducia e in questi momenti non riesce niente. Se continui a dire che non ti riesce niente poi è davvero così. Ho in mente cosa fare a livello tattico, ma voglio arrivare prima di tutto mentalmente ai ragazzi. Io e il resto dello staff e la società gli saremo sempre vicini”.
Cosa ti fa pensare di poter invertire una rotta con numeri devastanti?
“Se uno in casa sta male e non esce, in casa ci muore. Se uno non ci prova, non starà mai bene. Sono convinto che il campionato è ancora lungo. Quando Cellino mi ha chiamato ero l’uomo più contento del mondo. Non mi sento un cogli… per aver accettato questa sfida. Sono in una città che amo, che mi ha accolto in un modo clamoroso. Poi può andare male, ma sono sicuro che daremo tutto. Uno può sbagliare la pressione, il passaggio, ma ci deve provare”.
Come sono stati i primi approcci con Cellino?
“Ho trovato persone subito molto schiette con me. Apprezzo Perinetti che è qui con me. Anche Cellino è stato schietto con me e io con lui. Nel massimo rispetto ci siamo detti tutto, mi ha mostrato fiducia. Sono davvero contento. So che è una situazione tosta, ma oggi è il mio compleanno ed è uno dei più belli di sempre”
Ti sei plasmato con il calcio di De Zerbi che è quello di fare sempre la partita, tenere la palla, costruire dal basso. Pensi di poterlo fare con una squadra che invece sta dimostrando di avere paura con la palla tra i piedi?
“Se uno non sa camminare non puoi fargli fare la maratona di New York. Io ho un’idea di calcio, ma ci sono momenti in cui puoi proporlo e altri no. In alcune partite puoi fare il tiro a giro, in altri devi dare le scarpate. Sono convinto che la squadra possa fare quello che ho in testa, ma non possiamo pensare di riuscirci in pochi giorni. Si può essere propositivi, anche senza avere il dominio della palla”.