LA CERTEZZA DI ZAMBELLI: “IL POSSA SAPRA’ ENTRARE NELLA TESTA DEI GIOCATORI. L’EMPATIA E’ UNA SUA GRANDE DOTE”

In esclusiva per Bresciangol.com, Marco parlo dell’ex compagno di squadra e della nuova avventura da allenatore delle Rondinelle:“Ereditai da lui la fascia di capitano, mi ha insegnato tanto. In questo momento ai giocatori del Brescia serve più il senso di appartenenza che la tattica. Con Davide in panchina qualche tifoso tornerà allo stadio anche solo per vederlo all’opera e già questo è importante”

Gavardo. Marco Zambelli è tra quelli che stanno vivendo un’emozione supplementare: da quando ha saputo che Davide Possanzini è il nuovo allenatore del Brescia non sta nella pelle. Tra i due il legame è stato sempre molto forte e in un momento nel quale Re David è chiamato a una grande impresa, l’ex Rondinella in esclusiva per Bresciaingol.com ha deciso di mandare il suo personale in bocca al lupo a colui che deve riuscire a salvare una squadra in caduta libera.

Cosa può dare Possanzini a un Brescia che ora come ora appare una sicura candidata alla retrocessione?

”Ho vissuto Davide inizialmente da ragazzo e l’ho sempre visto come un esempio, un uomo dall’enorme capacità empatica, in grado di capire i momenti, eccezionale nel saper parlare con le persone. Ereditai da lui la fascia di capitano, mi ha insegnato tanto. Sapeva fare la differenza in certi momenti, anche i più delicati, per come entrava nella testa delle persone. Sono certo che saprà farlo anche con i giocatori di questo Brescia”.

Non ha però esperienza da capo allenatore, può essere un problema ?

“In momenti come quello che sta attraversando il Brescia non serve tanto la tattica quanto il senso di appartenenza, che non è un valore da poco. Saprà trasmetterlo ai suoi ragazzi. Davide Possanzini negli anni è diventato un bresciano a tutti gli effetti, non a caso ha deciso di stabilire la sua residenza nella nostra città. Ha accettato di mettersi in gioco in un momento dove ha tanto da perdere, l’ha fatto perchè ama il Brescia. Porterà serenità, capacità di concentrazione, ma anche il saper sdrammatizzare. Quello che serve per tenere questa squadra in serie B”.

Se chiudi gli occhi, cosa ti viene in mente di Davide Possanzini giocatore?

”Il gol al Torino nei play off. Conservo ancora la foto dove io sono il primo a rincorrerlo per andare ad abbracciarlo. In quello scatto sembra che voglia picchiarlo, ma in senso buono: era la rabbia che avevamo accumulato in anni di delusioni e che avevamo bisogno tutti di buttare fuori in un momento nel quale la serie A era finalmente alla nostra portata. Ma non dimentico anche quel gol che segnò sotto la neve in un derby con l’Atalanta vinto al Rigamonti”.

Ti ha indicato la strada per diventare calciatore?

”Assolutamente sì, gli voglio un bene dell’anima e sono sicuro che saprà farsene volere anche dai giocatori che daranno tutto per lui. Non è solo un allenatore, ripeto: è un esempio da seguire”.

Sabato sarai allo stadio?

”No, ma solo perchè gioco con la mia squadra (allena la Primavera del Brescia femminile, ndr). Registrerò la partita e appena rincaserò me la guarderò tutta. Appena possibile sarò al Rigamonti a tifare per Davide e le Rondinelle. Sono sicuro che qualche tifoso tornerà allo stadio anche solo per lui. Pure questo può fare la differenza”.

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