Brescia. Perugia è solo il punto più basso. Il barile sotto il quale il Brescia di Cellino si è messo a scavare. Sì, il Brescia di Cellino. Suo. In tutto e per tutto. Una squadra che porta in campo la sua arroganza, i suoi vittimismi, la sua bravura nello scaricare sempre la colpa sugli altri. Quelle volte che ha finto di fare autocritica, il presidente biancoazzurro è poi ripartito commettendo errori ancora più grandi. Il Brescia è una squadra che di bresciano non ha proprio nulla e anche gli autoctoni che l’hanno affiancato in questi anni sono altamente complici di questo strazio, gente alla quale è bastato avere una poltroncina da occupare (allo stadio e in sede) senza mai azzardarsi a contraddire il Re. Che è nudo da tempo, ma nessuno all’interno glielo dice. E anche all’esterno, le voci fuori dal coro come la nostra sono state ostacolate, umiliate, contrastate in tutti i modi. Non ci siamo mai zittiti e di questo oggi possiamo menar vanto. Anche se confessiamo di cominciare ad avvertire la stanchezza dei Don Chisciotte, che non si può sempre lottare in solitudine contro i mulini a vento. E’ un Brescia vittima di una malattia autoimmune, che lo divora dal di dentro. Una deriva che è un avvitamento, una picchiata senza speranza. Il mercato di gennaio non è stato altro che l’ennesimo atto di prepotenza di un presidente che non ha gradito gli elogi pubblici fatti ad Alessandro Ruggeri per gli acquisti dei tre ex Lecce (così come avvenne con Corini l’anno della promozione: guai a togliere luce al Grande Manovratore, il Padrone del Vapore) e ha voluto prendersi la scena acquistando negli ultimi tre giorni gente come Scavone, Coeff e Tavares, che te la raccomando…
Massimo Cellino continua a ripetere i suo clichè, fatti di dinamiche autocratiche, irrispettose, umilianti verso un’intera città. Dove la politica pensa ormai solo alle prossime elezioni comunali, l’imprenditoria si nasconde dietro a fantomatiche paure di contestazioni ultras nel giustificare il mancato impegno nel club calcistico e preferiamo non esprimere altri giudizi su chi ha sempre e comunque giustificato la gestione celliniana, che è arrivata l’ora in cui ognuno faccia i conti con la propria coscienza. Mentre il Brescia fa i conti con una classifica ancora più dolorosa di altre volte perchè provocata dal fuoco amico.