L’ESONERO LAMPO DI AGLIETTI NELL’AMBITO DEL “SISTEMA CELLINO”: CLOTET MESSO IN PREALLARME PER IL RIENTRO GIA’ QUANDO FU ESONERATO IL 21 DICEMBRE

La solita fredda mail per comunicare al diretto interessato la decisione presa. I precedenti di Del Neri (anche per lui appena due giornate) e di Suazo e Grosso (durati solo tre partite)

Brescia. Dopo cinque anni e mezzo di presidenza Massimo Cellino a Brescia ormai non è difficile capire le (apparentemente controverse) mosse del presidente biancoazzurro.

Sistematico. L’esonero lampo di Alfredo Aglietti, dopo sole due giornate, fa parte di un “sistema” ben preciso nel quale il muoversi gattopardesco dell’uomo di Cagliari (cambiare tutto perchè nulla cambi) è risaputo a molti addetti ai lavori. Eppure c’è ancora chi ci “casca” attratto dal richiamo di una piazza importante (almeno per la serie B) “alla quale non si può dire no”. Cellino è convinto che continuare a cambiare lo status quo possa servire a far reagire squadre piatte come quella di quest’anno. Così l’ingaggio di Aglietti era un semplice meccanismo che doveva consentire a Clotet di prendersi un “periodo di riposo”, tornare e riprendere in mano il lavoro che dovrà ora portare le Rondinelle alla salvezza. Aglietti è rimasto così stritolato dallo stesso marchingegno nel quale vennero sacrificati Delneri (1-1 in casa con l’Ascoli, ko per 3-0 a Cittadella) all’inizio della stagione 2020-21, Suazo (pareggi interni con Perugia e Pescara per 1-1 e in mezzo la sconfitta alla Spezia per 3-2) nelle prime tre giornate del torneo 2018-19 e Grosso (in serie A nel 2019-20) quando l’attuale tecnico del Frosinone perse 4-0 in casa con il Torino, 3-0 a Roma con i giallorossi e 3-0 in casa con l’Atalanta.

Era già tutto previsto anche questa volta. Al punto che al momento dell’esonero del 21 dicembre scorso, Cellino aveva già fatto sapere a Clotet, ma anche a Gastaldello e Sciuto, di “tenersi pronti” perchè li avrebbe richiamati quanto prima. E così è stato, anche se in un primo tempo Cellino sembrava aver deciso di dare ancora almeno la partita con il Frosinone ad Aglietti, ma rientrato in città per prendere parte all’assemblea dei soci che ha approvato il bilancio, il presidente non ha saputo frenare il suo incontenibile bisogno di protagonismo “alla Wanda Osiris” anticipando di una settimana quella decisione che aveva già preso – paradossalmente, ma non troppo visto il personaggio – proprio il giorno in cui esonerò Clotet.

Mister, non si faccia domande. E mentre Aglietti cerca di dare un senso, a una cosa che un senso non ce l’ha, ovvero se paga il fatto di aver fatto entrare a Bolzano Viviani e Benali, che Cellino non vuole più vedere in campo, oppure se il presidente può essersi risentito dalla dichiarazione dell’allenatore quando quest’ultimo nel dopo gara di Bolzano ha detto di voler avere un incontro a quattrocchi con il suo datore di lavoro e di non essere disposto ad accontentarsi di qualche breve telefonata, tutto scorre. E’ semplicemente il “sistema Cellino”, che prevede la solita, fredda mail (fatta spedire dal segretario generale Andrea Mastropasqua) per comunicare al diretto interessato la decisione presa. E quando Aglietti ha cercato di capire cosa stesse succedendo, provando a parlare con i pochi dirigenti che ormai fanno parte di una società più che mai allo sbando, nessuno ha saputo dargli spiegazioni. Con Perinetti in ospedale, nè il team manager Edoardo Piovani nè l’addetto stampa Filippo Migheli sono riusciti a balbettare alcunchè. Perchè loro per primi nulla sapevano. Quantomeno di ufficiale. Perchè in realtà tutto l’ambiente sapeva che Alfredo Aglietti era l’ennesimo “yogurt” con data di scadenza molto ravvicinata all’emissione del prodotto. Consumare in fretta e gettare via. Continuando a cambiare tutto perchè in realtà nulla cambi, nel dividi et impera di un uomo che fa calcio come nessuno al mondo. Per fortuna degli altri.

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