LA VOCE DELL’ADOLESCENZA: IL BRESCIA VISTO DA UNA GIOVANE TIFOSA

Brescia. Sono passati all’incirca quindici anni dal mio primo ingresso al Rigamonti, ero una semplice bambina incantata dai cori e dalle sciarpe bianco azzurre. Solo crescendo ho capito cosa volesse dire veramente “tifare il Brescia”. Tifare Brescia significa amare e soffrire contemporaneamente, partita dopo partita e anno dopo anno. Ho assistito a stagioni belle che ci hanno portati verso la vetta del campionato e alle promozioni in Serie A, mentre altre stagioni meno belle che inevitabilmente ci hanno trasportati nei meandri più bui della Serie B. Lo scarso andamento di un campionato non è solamente dovuto ad una questione di gioco, non sono solo semplici tattiche sbagliate e partite “no”, è anche una questione di mentalità. Dopo una sconfitta come quella contro il Parma, vedere la squadra mandata a camminare a testa bassa sotto alla Curva Nord contornati solamente da fischi e brutte parole non sarà mai un modo per spronarli a fare di più. È sbagliato dare solo ed esclusivamente la colpa ai giocatori, in ogni situazione è sempre un 50 e 50 tra squadra e società. La prestazione contro il Pisa è l’ennesima prova che questa squadra non è presente né fisicamente né mentalmente, per di più, dietro di essa non esiste nemmeno lontanamente una società salda che possa spingere verso il successo questi ragazzi. Non so dove ci porterà questa situazione, o forse un’idea ce l’avrei. Via le lacrime, fuori il coraggio. Daniela Franchi