MICHELI E PERINETTI, I PROFESSIONISTI AI QUALI CELLINO NON SA E NON VUOLE DELEGARE

In un momento in cui il presidente deve dedicarsi alle sue vicende extra calcistiche, ci sarebbero le risorse interne per gestire il club amministrativamente e tecnicamente, ma l’imprenditore sardo continua ad accentrare

Brescia. Massimo Cellino si lamenta che non riesce più fare il suo lavoro di presidente, ma in realtà non è proprio così. Il fatto è che non può perchè il Brescia è in amministrazione controllata per una situazione personale dalla quale lui e soltanto lui ora può smarcarsi, dimostrando la sua innocenza di fronte alle pesanti accuse che gli vengono mosse dalla Procura di Brescia. L’Italia è uno stato di diritto e dà questa chance. Ovviamente il tempo che il presidente del Brescia deve dedicare alle sue vicende giudiziarie, nelle quali ha coinvolto anche il Brescia calcio nonostante i “bene informati” sostenevano che così non sarebbe stato, è tempo che deve sottrarre al club. E siccome non siamo di fronte a un uomo dotato del dono dell’ubiquità, la coperta è corta. O meglio è corta perchè lui vuole che così sia.

In società ci sono infatti due figure di alto spessore professionale, che hanno maturato esperienze come pochi nel mondo del calcio italiano. Si tratta del direttore generale Luigi Micheli, 66 anni, direttore generale delle Rondinelle e per anni braccio destro di patron Volpi allo Spezia, e Giorgio Perinetti, 72 anni, da cinquanta nel mondo pallonaro dello stivale avendo lavorato tra le altre per Roma, Napoli, Juventus. Prima di farli andare in pensione, Cellino provi una volta ogni tanto a non accentrare sempre tutto e usare invece al meglio risorse che non sono solo semplice tappezzeria in sede.