I TEN TALKING POINTS DOPO BRESCIA-PARMA

I TEN TALKING POINTS DOPO BRESCIA-PARMA

Brescia. Buonasera cari amici e Ben ritrovati a Ten Talking Points. Il capitolo diciassette del Campionato degli Italiani si è concluso, e l’epilogo è, ancora una volta, sfavorevole al Brescia, con una sconfitta che lascia ben poco da recriminare per il passivo subito. Andiamo allora, senza perderci in ulteriori chiacchiere, ad analizzare la gara di ieri; prima però la consueta e doverosa premessa per i nuovi lettori. 


Questa rubrica nasce con tono irriverente, prendendo in esame, tra il serio e il faceto, le grandi questioni relative al Brescia Calcio, che siano partite, calciomercato o, più raramente, questioni che mi appassionano. Qui potrete trovare un ampio uso di iperboli, metafore, similitudini, innamoramenti calcistici che durano come un batter d’ali di farfalla oppure una vita intera (vedi Fridjonsson e Jonathas) e pennellate di colore sulla variegata fauna che ancora popola il mondo degli stadi (di cui ovviamente faccio parte pure io). Ogni riferimento a fatti realmente accaduti è puramente strumentale e funzionale alla creazione di un racconto. Parola d’ordine: mai prendersi troppo sul serio. In fin dei conti si sta parlando di calcio, la cosa più importante tra quelle meno importanti.

Via al gran ballo dei punti. 

1)   C’abbiamo solo la nebbia. Lo sappiamo che lo show deve andare avanti a tutti i costi. Conosciamo le esigenze televisive. Tuttavia, per programmare un incontro di pallone, in Pianura Padana, il 12 dicembre alle 20:30, è necessaria una gran dose di fantasia ed immaginazione, per non dire altro. I tremilacinquecento presenti di ieri sera, oltre ad aver patito il gelo, non hanno manco visto la gara. Oltre il danno la beffa. Clamoroso. 

2)   Delayed. Nel tennis tante volte, quando un giocatore è in difficoltà, prega nell’arrivo del maltempo, in modo da poter resettare il suo gioco e frenare l’onda positiva dell’avversario. Allo stesso modo (non me ne vergogno), all’arrivo della nebbia, ho sperato rinviassero la partita per la scarsa visibilità; invece nulla. Peccato. Sarebbe stato forse l’unico modo per il Brescia di poter raddrizzare la gara. 

3)   Tornando al campo. Il Brescia ha perso. Seconda sconfitta consecutiva in casa, con lo stesso passivo della sciagurata prestazione con la Reggina. La casella tiri in porta recita uno in due gare (a meno che nella nebbia mi sia sfuggito qualcosa). C’è poco da salvare, forse neanche l’orgoglio. Contro il Cosenza c’era stata infatti almeno la volontà di andare a pareggiare, ieri sera invece un deciso passo indietro. A mio avviso inspiegabile. O forse no.

4)   Digressione sul 4-4-2. Un mio amico fa un ragionamento sul modulo con cui è messo in campo il Brescia attualmente, che condivido, ovvero che in realtà nessun allenatore o quasi vorrebbe giocare con quella disposizione. Tutti infatti puntano a fare un bel calcio, attaccare e vincere convincendo. Poi puntualmente qualcosa si rompe, e allora si cerca soprattutto di non prenderle, molto spesso fallendo. La stessa cosa è successa a Clotet dopo Bari: piccoli passi, tanti pareggi, magari una vittoria contro una squadra ancora più in difficoltà del Brescia come la Spal (ma secondo me più forte complessivamente dei biancazzurri come rosa) ma zero proposta offensiva. Invertire la rotta sarà complicato. Una squadra votata all’attacco può chiudersi a riccio per necessità, il contrario è ben più complesso. 

5)   Porte girevoli. Dopo un paio di partite con Andrenacci tra i pali, ieri è tornato Lezzerini, che non sembra però ancora pronto dal punto di vista mentale. Si è infatti rotto qualcosa, gli errori da Bari sono tanti e non è più sereno come ad inizio campionato. Il portiere deve essere pronto soprattutto mentalmente, e ora Andrenacci lo è di più. C’è poco da aggiungere, il campo parla. 

6)   Fuori posto. Ieri prestazione scadente anche di Mangraviti, dopo tanto tempo. Che sia la fine dell’esperimento del centrale di Rovato spostato a sinistra? Non si sa. Tuttavia, anche in questo caso il campo ha parlato: la copertura sui due gol del Parma è deficitaria a dir poco. Solitamente “Mangra” è una sicurezza, ieri è affondato anche lui. Peccato.

7)   A basso costo. Nessuno dei tifosi ieri presenti al “Mario Rigamonti” chiede la serie A ad ogni costo. Quello è un sogno che forse un giorno diventerà realtà (non credo a breve, ma forse siamo dei gufi pessimisti mai contenti). Non sarà mai una questione di trionfi per gli innamorati. Sarà invece per sempre una questione di emozioni, “trasporto emotivo”, bello spettacolo e credibilità. Il primo Boscaglia in questo senso è il modello: bel calcio, tanti giovani, magari qualche imbarcata ma un’idea di fondo mai sconfessata. Ora è successo tutto il contrario: il budget è sempre ridotto per le note vicende presidenziali, ma la sconfessione di un credo c’è, l’idea di gioco è il lancio lungo e i giovani talentuosi giocano poco. Ci vorrebbe più coraggio, tanto più che i risultati di questo calcio “sparagnino” non mi sembrano essere eclatanti. 

8)   La classifica. Per carità, nessuno a parte il Frosinone ha in questo momento molto per essere euforico. Il Genoa arranca, il Cagliari pure, lo stesso Parma è piuttosto discontinuo. Il problema è che dietro la classifica si sta accorciando: questo Brescia per me non saprebbe lottare per la salvezza. Bisogna rimanere fuori dalla zona calda il più a lungo possibile. 

9)   Labojko, Bianchi e Galazzi. I tre meriterebbero un posto da titolare. Nessuno mi toglierà mai questa convinzione. Scusatemi. 

10) Caduta libera. È chiaro che, senza le note vicende giudiziarie che lo hanno riguardato, Cellino in questo momento si starebbe guardando intorno alla ricerca di un nuovo allenatore. Tanti predecessori di Clotet hanno pagato per molto meno. Per ora il tecnico catalano dunque regge, ma in caso di sconfitta a Pisa non sarei stupito di un possibile “ribaltino”, con la promozione di Gastaldello o Possanzini a tecnico della prima squadra. Oppure ci sarebbe sempre un signore dall’Uruguay, con un debito di riconoscenza nei confronti del suo ex presidente Cellino. Di chi si tratta? Ma di Tabarez no, che venne lanciato (in Italia) come allenatore proprio dal Lider Massimo al Cagliari! Cosa avevate pensato? Scherzi a parte, un grosso in bocca al lupo all’ex tecnico del Milan e della Celeste che sta affrontando una battaglia contro una brutta malattia e un affettuoso saluto e un abbraccio a tutti i lettori di Bresciaingol.com.