Il Brescia sfoderare una bella prestazione a Cosenza: spreca numerose palle gol, si ritrova sotto immeritatamente, pareggia in pieno recupero con l’ex Genoa. Sesto posto in solitudine. Solo Frosinone e Bari hanno perso meno partite
Cosenza. Certo la vittoria ha ben altro sapore, ma quando si fatica a separare il grano dal loglio occorre ricordarsi che ci sono pareggi che sono anche meglio di certe vittorie. E non è un discorso “volpeuvesco”. E’ la realtà di un Brescia che non era scontato si rialzasse così bene, come prestazione, e così in fretta dopo la batosta con la Reggina, che aveva ingenerato nell’ambiente processi sommari con la testa di Clotet già in bella vista.
Andiamo a comandare. Certo il Cosenza non è la Reggina (e non siamo tra chi considera ridimensionata la Inzaghi band per il tris subito in casa dalla capolista Frosinone), ma per capire le difficoltà di giocare al “San Vito Marulla” bisogna esserci stati almeno una volta o quantomeno sulle tribune. Il tanto vituperato Brescia di domenica scorsa, è andato in Calabria a sfornare i seguenti numeri: 21 tiri, 7 nello specchio, 57% di possesso palla, 73% di precisione nei passaggi, 8 angoli battuti, 4 dopo soli 13’. Qualcuno ha detto remissivi? Per capire perchè sia mancato il killer instict ad indirizzare la partita già nel primo tempo, bisogna citofonare alla mancanza di qualità. Che si può affinare. Ma che non arriva con la bacchetta magica solo perchè ci si chiama Brescia. Aggiungiamoci pure che il Cosenza ha un portiere poco celebrato, ma che ha vissuto la sua giornata di gloria, ed ecco uscire una partita che le rondinelle hanno pure assurdamente rischiato di perdere, avendo però concesso fino al 26’ della ripresa (momento del gol di Larrivey) nulla più di qualche fiammata ai padroni di casa, riuscendo però sempre a metterci una pezza. Il Brescia si è ritrovato sotto proprio perchè stava cercando di vincere e questo vuol dire aver ritrovato gioco, mentalità, convinzione. Non sarebbe altrimenti arrivato il pareggio di Bianchi, in pieno recupero, a porre fine a quella che sarebbe stata un’autentica ingiustizia.
Il punto. In un turno in cui ha perso un punto sulla zona play out (comunque ancora distanti 7 lunghezze), il Brescia è comunque la sesta forza del campionato in solutidine (guadagnate quindi due posizioni in questa paradossale altalena) e può vantarsi di vedere solo Frosinone e Bari aver perso meno partite. Così come sarà una soddisfazione sfidare lunedi il Parma, che è costato il triplo, con un punto di vantaggio. Giusto per ricordare, ogni tanto, da dove è partito il Brescia dell’anno più low cost dopo quello 2015-16 seguente al ripescaggio e al fallimento evitato di un soffio. Sono in arrivo anche buone notizie dall’infermeria: alla ripresa degli allenamenti di questo sabato dovrebbero esserci Cistana e Olzer, con il vice capitano fors’anche convocabile almeno per la panchina nella sfida al Parma (per Bisoli e Huard ci vuole invece ancora tempo). Non resta quindi che continuare a lavorare perchè nel calcio, come nella vita, è il sudore la materia di cui sono fatti i sogni.
UN PUNTO IN GUANTI BIANCHI
Il Brescia sfoderare una bella prestazione a Cosenza: spreca numerose palle gol, si ritrova sotto immeritatamente, pareggia in pieno recupero con l’ex Genoa. Sesto posto in solitudine. Solo Frosinone e Bari hanno perso meno partite
Cosenza. Certo la vittoria ha ben altro sapore, ma quando si fatica a separare il grano dal loglio occorre ricordarsi che ci sono pareggi che sono anche meglio di certe vittorie. E non è un discorso “volpeuvesco”. E’ la realtà di un Brescia che non era scontato si rialzasse così bene, come prestazione, e così in fretta dopo la batosta con la Reggina, che aveva ingenerato nell’ambiente processi sommari con la testa di Clotet già in bella vista.
Andiamo a comandare. Certo il Cosenza non è la Reggina (e non siamo tra chi considera ridimensionata la Inzaghi band per il tris subito in casa dalla capolista Frosinone), ma per capire le difficoltà di giocare al “San Vito Marulla” bisogna esserci stati almeno una volta o quantomeno sulle tribune. Il tanto vituperato Brescia di domenica scorsa, è andato in Calabria a sfornare i seguenti numeri: 21 tiri, 7 nello specchio, 57% di possesso palla, 73% di precisione nei passaggi, 8 angoli battuti, 4 dopo soli 13’. Qualcuno ha detto remissivi? Per capire perchè sia mancato il killer instict ad indirizzare la partita già nel primo tempo, bisogna citofonare alla mancanza di qualità. Che si può affinare. Ma che non arriva con la bacchetta magica solo perchè ci si chiama Brescia. Aggiungiamoci pure che il Cosenza ha un portiere poco celebrato, ma che ha vissuto la sua giornata di gloria, ed ecco uscire una partita che le rondinelle hanno pure assurdamente rischiato di perdere, avendo però concesso fino al 26’ della ripresa (momento del gol di Larrivey) nulla più di qualche fiammata ai padroni di casa, riuscendo però sempre a metterci una pezza. Il Brescia si è ritrovato sotto proprio perchè stava cercando di vincere e questo vuol dire aver ritrovato gioco, mentalità, convinzione. Non sarebbe altrimenti arrivato il pareggio di Bianchi, in pieno recupero, a porre fine a quella che sarebbe stata un’autentica ingiustizia.
Il punto. In un turno in cui ha perso un punto sulla zona play out (comunque ancora distanti 7 lunghezze), il Brescia è comunque la sesta forza del campionato in solutidine (guadagnate quindi due posizioni in questa paradossale altalena) e può vantarsi di vedere solo Frosinone e Bari aver perso meno partite. Così come sarà una soddisfazione sfidare lunedi il Parma, che è costato il triplo, con un punto di vantaggio. Giusto per ricordare, ogni tanto, da dove è partito il Brescia dell’anno più low cost dopo quello 2015-16 seguente al ripescaggio e al fallimento evitato di un soffio. Sono in arrivo anche buone notizie dall’infermeria: alla ripresa degli allenamenti di questo sabato dovrebbero esserci Cistana e Olzer, con il vice capitano fors’anche convocabile almeno per la panchina nella sfida al Parma (per Bisoli e Huard ci vuole invece ancora tempo). Non resta quindi che continuare a lavorare perchè nel calcio, come nella vita, è il sudore la materia di cui sono fatti i sogni.