I TEN TALKING POINTS DI BRESCIA-REGGINA

Brescia. Buonasera cari amici e Ben ritrovati a Ten Talking Points. Il capitolo quindici del Campionato degli Italiani si è concluso e il suo epilogo è ancora una volta amaro, con una sconfitta che ha lasciato l’amaro in bocca ai pochi coraggiosi che ancora osano avvicinarsi agli spalti del Mario Rigamonti. Procediamo dunque nell’analisi dell’incontro di ieri pomeriggio, prima però la solita premessa ormai stantia nella forma ma sempre necessaria nei contenuti. 

Questa rubrica nasce con tono irriverente, prendendo in esame, tra il serio e il faceto, le grandi questioni relative al Brescia Calcio, che siano partite, calciomercato o, più raramente, questioni che mi appassionano. Qui potrete trovare un ampio uso di iperboli, metafore, similitudini, innamoramenti calcistici che durano come un batter d’ali di farfalla oppure una vita intera (vedi Fridjonsson e Jonathas) e pennellate di colore sulla variegata fauna che ancora popola il mondo degli stadi (di cui ovviamente faccio parte pure io). Ogni riferimento a fatti realmente accaduti è puramente strumentale e funzionale alla creazione di un racconto. Parola d’ordine: mai prendersi troppo sul serio. In fin dei conti si sta parlando di calcio, la cosa più importante tra quelle meno importanti. 

1)   Ospiti a casa nostra. Prima di parlare di quanto ha detto il campo, è necessaria una digressione su quanto successo ieri pomeriggio sugli spalti. Uno stadio “militarizzato” mi ha infatti accolto, con un secondo prefiltraggio all’ingresso della Tribuna a fare da corollario ai tradizionali controlli ai cancelli dello stadio. Quando la gentile agente mi ha chiesto se fossi della Reggina o del Brescia, invitandomi ad allontanarmi dal posto a me assegnato sull’abbonamento mi son sentito quasi ospite in quella che dovrebbe essere “casa mia”, e tutto questo per cosa? Per non aprire la Curva Sud agli ospiti. Si fa un gran parlare sugli stadi pericolosi e sul “riportare le famiglie sugli spalti”, poi si creano con leggerezza situazioni potenzialmente esplosive per l’ordine pubblico con sfottò, tifosi irati e solamente un cordone di polizia a separare il tutto. Segnalo che la situazione di ieri pomeriggio molto probabilmente si ripeterà contro il Palermo il 26 dicembre (e se non si ripeterà sarà solo per lo scarso entusiasmo che accompagna il campionato dei siciliani, ma la situazione fa ancora in tempo a cambiare), e poi nel girone di ritorno con baresi, genoani, modenesi, pisani, comaschi e magari altri. Vogliamo continuare a mettere in pericolo l’incolumità delle persone, o vogliamo finalmente far trionfare il buonsenso, non limitando le trasferte e concedendo a tutti gli ospiti di stare nel settore a loro adibito, per la salvaguardia di tutti? 

2)   Il deserto dei Bresciani. I 4822 spettatori di ieri pomeriggio, di cui almeno 1300 reggini, sono un’altra sconfitta pesante, che si aggiunge al passivo del campo. Ad inizio settimana mi ero lasciato prendere dall’entusiasmo, scrivendo su queste colonne che molto probabilmente si sarebbe battuto il record stagionale di spettatori risalente a Brescia Benevento a settembre. Invece avevo sottovalutato il clima inclemente, oltre che i malanni di stagione che, senza più mascherine, non stanno risparmiando nessuno. Risposta di pubblico scadente, e non è più questione di giorno-prezzi e orari: mancano completamente l’interesse e l’entusiasmo. Un rapporto che per il futuro sarà da ricostruire sulle macerie. 

3)   Il deserto del Brescia. Giungendo, dopo un paio di intemerate, al campo, il Brescia è stato sconfitto da una squadra più forte. C’è poco da fare. Le assenze hanno pesato fino ad un certo punto: la Reggina è partita fortissima e al Brescia non è riuscito il bis rispetto alla buona prova messa in campo contro la Spal. Ciò che ha lasciato però sconcertati è l’assoluta mancanza sia di una reazione, sia di una parvenza di gioco: i minuti a girare il pallone a vuoto con i calabresi ben chiusi nella loro metà campo sono sembrati eterni. Come prestazione mi ha ricordato le due partite con Inzaghi in panchina contro Pisa e Monza. 

4)   Vendetta tremenda vendetta. Pippo Inzaghi ha avuto la sua rivincita, anche se non lo ammetterà mai. Ha vinto, dominando. Un copione di partita che l’anno scorso abbiamo potuto conoscere perfettamente: intensità, gol e attenzione difensiva. La Reggina si è affidata ad un signor tecnico per la categoria, e per ora i risultati gli stanno dando ragione. Dispiace sul nostro fronte per non aver finalizzato l’anno scorso, quando abbiamo avuto la chance di andare in serie A con “il vestito adeguato”, citando il presidente Massimo Cellino. Sarà per la prossima volta. 

5)   Nua mah.  Non me ne voglia nessuno, ma il talentuoso Patrick non mi sembra ancora pronto fisicamente per giocare in mezzo ai mammasantissima della nostra Serie B. Il ragazzo ha una voglia incredibile, corre, lotta, si impegna e lo apprezzo davvero tanto per questo. Purtroppo, viene però sempre contenuto con una certa facilità dagli avversari. La crescita passa anche dall’assumersi responsabilità in situazioni di punteggio delicate, ma attenzione a non bruciarlo. Ne sarei davvero dispiaciuto.

6)   I registi. Viviani e Van de Looi, dopo la buona prova contro la Spal, compiono un deciso passo indietro. Il primo non è ancora in condizione, il secondo ieri è tornato il giocatore timido ammirato in troppe circostanze qui a Brescia. Peccato. Un esperimento da ripetere? Forse. Mi piacerebbe vedere un centrocampista più di corsa a fianco di uno solo dei due metronomi. Oppure il ritorno di Labojiko, che garantisce più copertura ed ordine. 

7)   Chi l’ha visto? Nulla di nuovo sul fronte Galazzi. Anche ieri 90 minuti in panchina. Mistero. 

8)   A difesa di Pep Clotet. Nonostante ieri certe sue scelte non mi abbiano convinto (ma con il senno di poi siamo bravi tutti, me compreso), sono convinto siano maggiori i meriti di Pippo Inzaghi rispetto ai demeriti del mister catalano: prevedendo che il Brescia avrebbe lasciato il possesso palla alla Reggina, Pippo ha chiesto alla sua squadra una grande intensità per cercare di sbloccare il prima possibile la gara, e i risultati gli hanno dato ragione. Poi è chiaro che se prepari una partita e dopo dieci minuti ti trovi sotto di due gol, è difficile raddrizzarla in corsa, soprattutto non avendo in panchina dei particolari “cambia-partite”, come potevano essere Tramoni e Palacio l’anno scorso. Nostalgia canaglia. 

9)   Oh Moreo, perché sei tu Moreo?  Da inizio stagione, Moreo è impegnato in un lavoro a tutto campo, che lo rende praticamente nullo sotto porta. Da attaccante si smazza un lavoro se non da centrale di destra, sicuramente da terzino di fascia. Le critiche che ho letto nei suoi confronti sono a mio avviso ingiuste. Il suo lavoro lo fa, il suo fisico lo sfrutta. Se segnasse anche caterve di gol si chiamerebbe Dzeko e giocherebbe nell’Inter. 

10)Per un immediato riscatto. Il Brescia giovedì pomeriggio è atteso dalla trasferta di Cosenza. Credo che, considerate le assenze e il momento, un pareggio potrebbe non essere un risultato disprezzabile, anche se in alta classifica stanno tutte rallentando e dietro stanno iniziando a correre. 

Anche per oggi è tutto. Un saluto e un abbraccio a tutti gli affezionati lettori di Bresciaingol.com.