CELLINO: “A BRESCIA NON HO RUBATO NULLA, SOLO PORTATO. COSI’ NON POSSO ANDARE AVANTI, NON CAPISCO DI COSA MI ACCUSINO”. IL RETROSCENA: IN CUOR SUO SPERA DI VINCERE IL RICORSO E TORNARE IN SELLA

Bresciaoggi è riuscito a intercettare al telefono il presidente: “Devo solo pensare ai tribunali, non posso concentrarmi sui giocatori”. Stanco e provato, ma convinto di avere giustizia e di poter concludere il suo lavoro con la Leonessa per quello che aveva definito un “progetto decennale”

Brescia. Il quotidiano Bresciaoggi è riuscito a intercettare telefonicamente Massimo Cellino, che si trova attualmente fuori Brescia, ma nessuno sa con esattezza se in Italia oppure a Londra dove pure ha una residenza. “Sono amareggiato – ha detto colui che al momento è ancora il presidente biancoazzurro, dato che basta fare una visura camerale per accorgersi che nelle cariche del Brescia calcio al momento nulla è cambiato – non posso continuare a gestire la squadra, seguo più gli avvocati che i giocatori. Devo pensare a difendermi, non so da che accuse, ma non posso fare entrambe le cose. Sono due anni davvero terribili per me”. Cellino ribadisce che la squadra “non è meno forte dell’anno scorso” (dichiarazione quantomeno discutibile), ma influiscono tutti questi processi, le sentenze, la Cassazione… Non capisco di cosa mi accusino. Di bello Brescia mi ha dato la vicinanza di tanti imprenditori, il supporto della città. Io non ho rubato nulla a nessuno, a Brescia ho soltanto portato”.

Dai retroscena in nostro possesso, Massimo Cellino è però convinto di vincere il ricorso in Cassazione di fine gennaio e di tornare in possesso di beni attualmente in sequestro conservativo per 59 milioni di euro. Anche se stanco, provato, in cuor suo spera fortemente di poter tornare a disporre e decidere del suo Brescia per concludere il lavoro che aveva programmato nell’estate del 2017 quando parlò di “progetto decennale”. Già gli era pesato parecchio dover chiudere l’avventura al Leeds dopo soli tre anni (febbraio 2014-maggio 2017) senza riuscire a portare il prestigioso club in Premier League, ora il suo smisurato orgoglio lo spinge a non poter accettare che anche a Brescia venga ricordato con un fallimento sportivo dato che l’obiettivo era “togliere le Rondinelle dalla mediocrità, portarle in serie A e lasciarle lì dopo averle consolidate”.

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