L’ANALISI DI CIRO CORRADINI: “IN SOSTANZA NON CAMBIA GRANCHÈ, MA ORA QUALCUNO PROTEGGA LA SQUADRA E I TIFOSI”

Brescia. Ciro Corradini, decano dei giornalisti sportivi bresciani, ha scritto un’analisi sulle dimissioni di Massimo Cellino da presidente del Brescia calcio. Trovate il video sulla sua pagina Facebook. Di seguito il testo.

Ciro Corradini

Tanto tuonò che alla fine piovve. Stavolta i santini restano nel cassetto con il rosario e le lacrime avvelenate, con i gagliardetti avversari sommersi dal sale grosso stile branzino al sale.

Massimo Cellino, fisicamente a Londra secondo le ultime informazioni, dovrebbe formalizzare a breve le proprie dimissioni da presidente del Brescia Calcio, anzi potrebbe averle già formalizzate.

Nella sostanza “tutto cambia perchè nulla cambi” parafrasando il Gattopardo di Tommasi di Lampedusa.

Perchè Massimo Cellino resta a tutti gli effetti il padre-padrone del Brescia Calcio. Non c’è consiglio di amministrazione, holding, controllante, società, amministratore, custode delle azioni che tenga: Massimo Cellino da Cagliari, classe 1956, nel calcio dal 1992 quando acquistò la massima società calcistica sarda, resta il proprietario, il padrone, l’uomo solo al comando del Brescia Calcio.

Vero è che da ormai da un paio di mesi l’uomo del grano e delle grane è in più che apparente difficoltà. Apparente perchè Massimo Cellino non è uomo che si rassegni facilmente consegnandosi al fato ed al destino cinico e baro, fosse pure un destino con le fattezze di un Pm o dei “Lupi Grigi” della Guardia di Finanza.

Cellino è uomo che, come recitava quella pubblicità: “non deve chiedere mai”. E’ uomo che, a chi si preoccupava di fronte della possibilità che finisse nuovamente in carcere come gli accadde a Cagliari, rispose che al “Buoncammino”, il penitenziario sardo, si stava benissimo e aveva conosciuto un sacco di gente straordinaria.

Adesso però qualcosa è cambiato. Il quadro generale s’è fatto complicato come il cubo di Rubik.  Perchè ci sono i quasi 60 milioni di euro sotto sequestro, perchè c’è la vicenda legata al centro di Torbole Casaglia, perchè c’è una accusa per esterovestizione che non significa che ti sei comprato un vestito nuovo in via Montenapoleone a Milano e poi sei andato a vestirti in Svizzera, ma è un reato con conseguenze penali tutt’altro che leggere.

Perchè c’è stata la lettera aperta o comunicato dei tifosi, che fino a ieri avevano sempre sostenuto Cellino appoggiandolo come probabilmente non era mai accaduto nel recente passato a nessuna proprietà del Brescia Calcio. Una lettera/dichiarazione pesante che non ha messo in discussione solo la gestione sportiva della squadra, ma è entrata in tackle scivolato col piede a martello anche su aspetti prettamente personali legati al comportamento ed ai modi di fare dell’uomo più che del dirigente.

E poi gli spifferi che al Brescia Calcio, da sempre, sono come Tornado tropicali. Voci che si rincorrono come i bambini dietro ad un pallone. Come ad esempio quelle relative a Serri e Midolo, che non sono, vale la pena di ricordarlo ai distratti, il nuovo centravanti ed il nuovo regista del Brescia Calcio bensì due stimati professionisti figure di garanzia nominate dal Tribunale per accompagnare le società di Cellino in questa delicata fase. Pensare ad un Cellino che accetta ingerenze esterne è un po’ come pensare ad un Lappone che fa surf in California. Ce lo vedete Cellino che chiede il permesso a Serri e Midolo per comprare la carta igienica o un nuovo terzino per il Brescia Calcio ?

Intanto notiamo con piacere che adesso in tanti si accorgono che una trattativa per la cessione del Brescia Calcio c’era stata. Quando raccontammo per primi e in solitaria stile Soldini degli australiani, di Ross Pelligra, di un incontro tra l’imprenditore e Cellino apriti cielo. I pretoriani prezzolati dello status quo, che non c’entra niente con Paperino ed i suoi nipoti, nella migliore della ipotesi fecero finta che nulla fosse accaduto, perchè si sa, le notizie sono vere sono quando lo dicono loro. Gli imprenditori sono seri solo se sono loro amici. Accostare Pelligra a Manenti o al pakistano che voleva acquistare il Brescia come fosse un panino al kebab un giochino fin troppo facile. Poco contò che su Pelligra ci siano centinaia di riscontri, poco contò che Pelligra poi decise di impegnarsi a Catania e a Varese. Sotto silenzio il fatto che John Caniglia, l’uomo che si espose per primo sul progetto stadio a Brescia e che insieme ad altri contattò e coinvolse Pelligra, fatto passare da molti come un avventuriero senza palanche, trattato come quello che ti suona al campanello ed al quale, prima ancora di sapere chi è rispondi grazie non compriamo nulla, sotto silenzio in fatto che sia entrato nel consiglio di amministrazione del Catania Calcio, comprato per 700 mila euro da Pelligra.

Cellino ha chiesto a Pelligra 30 milioni di euro, Torbole a parte. Tanti? Pochi? Qui ognuno è libero di pensarla come crede perchè Cellino è il proprietario del Brescia e quindi è legittimato a fare il prezzo che ritiene congruo. Il Brescia è suo e può, senza se e senza ma, decidere se vuole venderlo oppure no e stabilirne ragionevolmente il prezzo.

Certo è che anche coloro che sbandieravano il non coinvolgimento del Brescia Calcio nelle vicende celliniane si sono presi un bel calcio sui denti che non gli impedirà di sorridere al nuovo che avanza e saltare senza indugi sul carro del vincitore, se ci sarà un vincitore…

Perchè è vero e certificato che come società il Brescia Calcio non sarebbe coinvolta nelle grane giudiziarie del patron, ma è altrettanto vero che se cade Sansone insieme a lui cadono i Filistei. E’ ovvio e scontato che il Re è nudo e lasciare che solo il giullare lo noti è imbarazzante. E’ ovvio che ogni cosa che colpisce Cellino purtroppo colpisce anche il Brescia e gli accadimenti recenti lo dimostrano semmai ce ne fosse stato bisogno.

Cellino dunque si dimette. In realtà, nella sostanza, non è che cambi molto. Il padrone resta lui, seppur in qualche modo commissariato. E allora perchè dimettersi ? Per scuotere l’ambiente ? Per spostare l’attenzione ? Per rinvigorire l’ipotesi di essere vittima di una sorta di complotto ? Per mettere Brescia, intesa come città e provincia, di fronte alle proprie responsabilità ? Già le responsabilità. Perchè Brescia è rimasta seduta sulla sponda del Mella, perchè gli imprenditori se dici Brescia Calcio fanno scongiuri come di fronte al peggiore degli anatemi, perchè anche la politica, a differenza di quanto accade in altre piazze, resta alla finestra, anzi la chiude. Tutti emuli delle famose tre scimmiette quelle del non vedo, non sento non parlo. Perchè schierarsi non conviene. Perchè un bel tacer non fu mai scritto. Resta il dubbio che alla fine a pagare sarà ancora una volta la passione, saranno i tifosi. Restano i dubbi legati a chi dovrà gestire la squadra e tutte le problematiche legate ad essa, da qui in avanti. Il Brescia ha un CDA nel quale, oltre al direttore generale biancazzurro Micheli figurano un paio di bresciani. Si facciano sentire se possono. Non restino aggrappati al posto garantito in tribuna centrale, anzi in tribuna Vip !

Il resto è tutto da scoprire, tutto da decifrare. E nel mezzo, scusate se è poco, c’è un campionato da giocare evitando di farsi risucchiare all’indietro.

Ciro Corradini

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