BRESCIA, IL PROSSIMO OBIETTIVO E’ RITROVARE LA LOGICA DEL BUON SENSO

Brescia. E così, come ampiamente prevedibile, è finita la pazienza dei tifosi, soltanto rimandata dopo il pareggio di Genova, dove si sono sentiti gli ultimi ottimisti de “siamo in linea con i programmi di una salvezza tranquilla”. La gente si è rotta definitivamente gli zebedei, di tutta una serie di cose che si ripropongono con masochistica ripetizione, senza fare alcun tesoro delle esperienze passate, con ingerenze della società sulle scelte dei convocati, e quelle altrettanto incomprensibili dell’allenatore.

Siamo partiti come meglio non avremmo potuto, con 5 vittorie nelle prima 6 partite, poi puff, si è sgonfiato tutto con un mese di sconfitte e pareggi e, mentre si recuperavano gli infortunati, peggioravano le cose, al posto di migliorare.

Eppure ci vuole poco a capire che, una rosa allestita in maniera quantomeno allegra, se privata di giocatori di resa sicura, comincia a scricchiolare in tutti i settori. Vorrei che qualcuno mi spiegasse quale vantaggio si possa avere a portare tre giocatori in meno in panchina, potendo cambiare metà squadra, in ben 4 slot, tra intervallo e tempi di gioco, un regalo ad ogni avversario. Se nessuno, neppure nelle altre categorie lo fa, vuol dire due cose: o noi siamo i più furbi, oppure siamo i più…dite voi cosa, ma ci siamo capiti. Se poi si comincia a novembre a bullizzare i giocatori in (semi) scadenza, ci troveremo a gennaio a veder partire alcuni tra i migliori, a incasso quasi zero, magari rimpiazzati da quei fenomeni che arrivano puntualmente dal nord-est Europa, di cui si è salvato solo Spalek, tra l’altro utilizzato fuori ruolo.

E poi c’è la questione dell’allenatore, che sembra la controfigura di quello che fece il filotto di risultati due anni fa, uno che lascia a casa Labojko, una costante nel filotto iniziale, e che fa cambi a capocchia, come con l’Ascoli: i primi due logici, poi spreca uno slot per fare due cambi in due minuti, a ridosso della fine, mettendo due giovani tecnici, ma leggeri, col risultato da portare a casa, e gli ospiti a metterla sullo scontro fisico, con in panca Benali e Garofalo, che sono almeno ringhiosi. Un po’ come aver voglia di mangiare le lasagne e, avendo a disposizione Belen e la nonna, si chiedesse alla bella showgirl, di mettersi al lavoro in cucina! Non so voi cosa ne pensiate, ma significa non avere le idee chiare sulle potenzialità della nonna, e anche dell’altra!

E nemmeno a Genova, dopo il vantaggio numerico derivato dall’espulsione, ci sono voluti dieci minuti per fare un cambio. 

Potendo cambiare 5 giocatori su 10 ( il portiere è difficile che si debba sostituire, mettiamo una volta l’anno), vuol dire mezza squadra, che puoi ridisegnare seconda del risultato, degli avversari, della forma e della salute dei tuoi, rimodellando a piacimento con forze fresche. Perché farlo solo negli ultimi 20 minuti? Non lo capisco, ma forse perché non sono assolutamente innovativo, e credo che le punte debbano giocare in attacco, e restare, almeno in uno, sui corner degli avversari, se no, la palla, non la riprendi mai, se perdi metti giocatori offensivi, se devi difenderti, metti quelli difensivi, secondo quella che viene definita logica di base, che non dà alcuna garanzia assoluta, se non quella del buonsenso…

Ezio Frigerio

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