I TEN TALKING POINTS DI BRESCIA-CITTADELLA

Brescia. Buonasera cari amici e Ben ritrovati a Ten Talking Points. Il capitolo otto del Campionato degli Italiani si è da poco concluso, e lo svolgimento non è stato drammatico come a Bari, ma noioso e piuttosto inutile. Un punto è poi arrivato, ed è un passetto in più verso la salvezza, ma a che prezzo. Andiamo allora ad analizzare la partita di ieri, prima però il solito foglietto illustrativo: 

Questa rubrica nasce con tono irriverente, prendendo in esame, tra il serio e il faceto, le grandi questioni relative al Brescia Calcio, che siano partite, calciomercato o, più raramente, questioni che mi appassionano. Qui potrete trovare un ampio uso di iperboli, metafore, similitudini, innamoramenti calcistici che durano come un batter d’ali di farfalla oppure una vita intera (vedi Fridjonsson e Jonathas) e pennellate di colore sulla variegata fauna che ancora popola il mondo degli stadi (di cui ovviamente faccio parte pure io). Ogni riferimento a fatti realmente accaduti è puramente strumentale e funzionale alla creazione di un racconto. Parola d’ordine: mai prendersi troppo sul serio. In fin dei conti si sta parlando di calcio, la cosa più importante tra quelle meno importanti.

Ormai penso sia chiaro, però è sempre meglio avvertire. Uomo avvisato…

1.   Il Brescia esce con un punto dalla sfida al Cittadella. Un brodino per il malato, un po’ insipido, ma caldo. Perdere contro i veneti sarebbe stato delittuoso, non tanto per la classifica, quanto perché si sarebbe aperta la crisi. 

2.   Dalla partita di sabato si salva ben poco: la buona prova di Adorni, tornato su buoni livelli dopo il disastro di Bari, il colpo di testa di Aye, meraviglioso per coordinazione e scelta di tempo e l’onesta prova di Galazzi, che nel nulla creativo di ieri pomeriggio quantomeno ci ha provato. 

3.   Molto preoccupante è, a mio avviso, l’involuzione del centrocampo del Brescia: per ora Viviani e Benali, anche a causa di un infortunio per il primo e di un ritardo di condizione per il secondo, non sono riusciti a dare molto. Bisoli non sta vivendo un buon momento, un po’ meglio Bertagnoli ma nemmeno lui è attualmente sufficiente. Senza il centrocampo, a mio avviso il reparto più completo e migliore del Brescia, c’è poco da fare: le brutte prestazioni si susseguiranno con continuità.

4.   Il dato spettatori di ieri pomeriggio non è lusinghiero, considerati i prezzi e l’onesta posizione di classifica; i prezzi poi aumenteranno e si tornerà a considerarli il capro espiatorio della disaffezione del popolo bresciano alle sorti della squadra. Ora il problema è la B il sabato pomeriggio, ma veniamo da una stagione con partite il martedì alle 18:30, quindi ora a confronto faccio fatica a lamentarmi. Forse manca il sogno, la voglia di credere e di poter lottare per qualcosa. Paradossalmente se fossimo in zona retrocessione forse ci sarebbe più carica, magari rabbiosa, ma vera. 

5.   Tornando ai calciatori, il terzino Jallow ha ancora bisogno di tanto lavoro: ha grandi mezzi fisici, una buona velocità, ma ha ancora tante disattenzioni su cui lavorare. Merita ancora qualche partita di alibi, perché la B è tutt’altra cosa rispetto alla A svedese, però voglio essere fiducioso che tra qualche partita salirà di livello. Certamente Karacic, appena arrivato, era più pronto. 

6.   Partite come quelle di ieri ti fanno diventare sostenitore della riforma del tempo effettivo e dell’abolizione del Var. Ma è possibile che coloro che devono applicare il regolamento non lo sappiano a loro volta? Ma a chi siamo in mano? 

7.   Il “modello Cittadella” a me piace: lavorano bene, con poco budget, facendo crescere tanti buoni giocatori. Il migliore di questi ad oggi è sicuramente Antonucci, altro gioiello della primavera della Roma per cui stravedo. Mi sarebbe piaciuto vederlo in maglia Brescia quest’anno. 

8.   In questa squadra ho tre irrinunciabili, salvo imprevisti: Andrea Cistana, Dimitri Bisoli e Stefano Moreo. Capirete dunque come la panchina per l’attaccante mi sia risultata assolutamente indigesta: l’attaccante milanese deve giocare, perché fa tutto e lo fa bene, con grande intelligenza tattica e spirito di sacrificio. 

9.   Penultimo punto dedicato al capitolo conferenze stampa, su cui bisognerebbe aprire una doverosa riflessione: siamo purtroppo abituati a risposte “non risposte” in cui si alternano ovvietà come “il campionato è lungo (38 partite), le partite durano novanta minuti (più recuperi, per essere precisi), ci vuole abnegazione, sacrificio e mentalità per vincere” a banalità come “cerco di apprendere da tutti”, “il gruppo è unitissimo” (avete mai visto un qualsivoglia gruppo di lavoro andare TUTTI d’amore e d’accordo? Io no). Ciò che esce da questo copione scontato e banale giocoforza fa notizia, ma in fin dei conti è solo un atto di vitalità: talvolta meglio uno scatto sincero che una risposta banale. Poi è chiaro che le domande sono sempre legittime e anche Clotet lo sa, per cui anche alla prossima conferenza ci saranno domande sulla prestazione di ieri pomeriggio. Ci saranno delle risposte? Lo scopriremo solo vivendo. 

10.  Tirando le somme, un punto che avvicina il Brescia all’obiettivo stagionale, da ottenere il prima possibile, perché la serie B quando ti intrappola nella lotta diventa ostica. Vedremo a Cagliari se ci sarà un cambio di passo, anche i sardi dovranno vincere: altro esame in un campionato difficile, in cui tutti possono vincere con tutti. 

E con la banalità finale (non sarà che la “malattia” delle banalità delle conferenze è pure contagiosa? ) vi saluto e vi do appuntamento alla trasferta di Cagliari. Viva la Leonessa!

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