L’attaccante francese, al terzo gol stagionale: “Il mio obiettivo è di poter segnare anche solo con un pallone toccato. Non abbiamo vissuto una settimana difficile, volevamo solo riscattarci dopo Bari”
Brescia. Il migliore in campo (per distacco) di oggi insieme a Galazzi, Florian Ayè, si presenta in conferenza stampa a raccontare le sue sensazioni sul pareggio di questo pomeriggio contro il Cittadella.
Partita difficile. Il Brescia ha costruito poco rispetto al suo solito. Da cosa è dovuto?
«Sappiamo che il Cittadella è sempre una squadra difficile con cui giocare. Avevamo preparato alcune cose, per puntare sui loro punti deboli».
Il Brescia ha avuto paura? Tanti appoggi sbagliati, poche occasioni…
«Come già detto, il Cittadella è sempre complicato da affrontare. Ci sono partite così, non ho visto paura da parte di nessuno. Si può sbagliare, ma sull’atteggiamento abbiamo dimostrato che c’eravamo tutti. C’è sempre anche l’avversario che gioca, ci pressa. Può succedere, abbiamo giocato al massimo delle nostre possibilità».
Puoi descrivere il gol che hai fatto?
«È stata una situazione che avevamo provato in allenamento. Galazzi ha messo un buonissimo pallone in mezzo, io sono andato a colpirla, sentendo subito che l’avevo colpita bene. È andata dentro, bene così».
Ormai ti bastano anche solo due palloni per essere decisivo…
«È il mio obiettivo segnare anche toccando un solo pallone in partita. Nel calcio non puoi averne dieci occasioni, quindi bisogna sfruttare ciò che si ha».
L’impressione è che riesci meglio ad attaccare la profondità, piuttosto che essere l’unico terminale offensivo, dovendo giocare spalle alla porta e difendere il pallone…
«Non del tutto. In altre partite ho giocato da solo davanti con due esterni e ho fatto bene. Posso adattarmi, però è vero, mi piace di più attaccare la porta in avanti».
Ci si aspettava un Brescia più arrembante, invece il Cittadella oggi ha giocato di più il pallone…
«Non avevamo vissuto una settimana particolare dal punto di vista mentale, volevamo solo lavorare duro per poter giocare con tranquillità e serenità. Non ci sentivamo sottomessi all’avversario, l’abbiamo giocata preparandola sulle cose che sappiamo fare meglio».