IL BRESCIA COME OTTOBRE, MESE STRANO IN CUI SI GIRA UN PO’ CON IL PIUMINO E UN PO’ IN MEZZE MANICHE

Brescia. Ottobre è quel mese in cui vedi persone camminare a fianco, qualcuno col piumino, altri in mezze maniche. Dopo la batosta col Bari, chiamarla sconfitta mi sembra riduttivo, ho fatto un giretto sui social, ed ho visto qualcosa di simile: gente che incazzata che grida alla disfatta, altri che la prendono con filosofia quasi zen: è meglio perdere una partita 6-2 che 6 partite per 1-0. Che poi sembra la riflessione della famosa Dottoressa di Facebook Grazia Arqualcosa.

Ripensandoci oggi, col giramento più lento del giorno dopo, che cosa è andato storto? Si farebbe prima a contare quello che ha funzionato, praticamente nulla, perché è successo tutto quello che poteva andarci di traverso: un goal subito, l’altro dopo poco, il goal annullato (giustamente), la terza rete alla fine del primo tempo. E lì, avevamo capito un po’ tutti, che non sarebbe andato tutto bene! Ma che fine ha fatto la squadra veloce e pratica delle partite precedenti? Bella domanda, ma: se il portiere non ne salva una, il centrocampo passeggia e non sfonda centralmente, obbligando i terzini a fare le ali. E quindi a lasciare un vuoto sugli esterni, su cui hanno fatto disastri i giocatori veloci del Bari, obbligando i nostri a rincorrerli senza prenderli, perdendo forze e fiducia, e finendo storditi e senza ordine. Mettiamoci pure che i subentrati hanno fatto peggio dei titolari, Olzer a parte, e la frittata è servita. Mettere Benali vertice alto e non Galazzi a tutto campo è stata una delle chiavi dell’appiattimento del centrocampo, una mossa conservativa piuttosto che spregiudicata, come quelle che ci hanno portato in testa alla classifica. Senza farne un dramma, credo che Clotet abbia le sue belle colpe, esattamente come ha avuto i meriti nelle vittorie ma, quello che non mi è piaciuto e che mi ha fatto sbottare più volte, è statol’atteggiamento dei due in panchina, seduti imperterriti mentre la nave andava fondo, senza alzarsi a dare una voce, un richiamo, niente. Eravamo lenti con due settimane di riposo dalle gare alle spalle, quindi non credo che fosse un fattore fisico, i nostri si sono sfaldati mentalmente, senza nessuno che gli desse una scrollata né dal campo, né dalla panchina.

E così ci resta solo da ripartire dalla rete di Olzer, finora visto col contagocce, tra infortuni ed esclusioni, contro quella squadra che ci fa sempre soffrire e che, sarebbe ora, che cominciassimo a castigare.

Non può sempre piovere, o no?

Ezio Frigerio

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