Un Brescia irriconoscibile viene travolto 6-2 a Bari. Sul 2-0 annullato un gol ad Ayè per fuorigioco millimetrico. Rondinelle ancora prime in classifica, con Reggina e Bari
Bari. Onestà e saggezza modellano le rughe. Onestà impone di dire che sconfitte così non è vero che non fanno male perchè te le porti appresso per un po’ di tempo e anche se il Bari non è l’Atalanta, era dal derby del 14 luglio 2020 che non arrivava un “legnata” (Clotet dixit) così. Perdere 6-2, con un parziale di 6-0, è pesantissimo e fa tanto, tanto male. Non entrare mai in partita, essere sotto già dopo 8’, arrivare all’intervallo sperando solo in un miracolo stile Liverpool con il Milan a Istanbul, vuol dire aver sbagliato tutto. Ma la saggezza suggerisce che è proprio in questi momenti che bisogna saper scremare il burro dal latte. Il tempo dirà se si è trattato solo di un altro incidente di percorso, dopo quello della seconda giornata a Frosinone, oppure se questa trasferta barese ha messo in luce lacune che il Brescia ha e aveva mascherato con ottime prestazioni di squadra e con un livello di difficoltà dei match non paragonabile a quello odierno.


Giornata storta. Al San Nicola ci sono stati anche degli unicum: in nessun’altro stadio (forse a Palermo, all’ultima di campionato…) le rondinelle ritroveranno 25000 spettatori ad alitare sul collo, per almeno qualche mese non ricapiterà più di giocare con quasi 30 gradi, una decina in più di quelli sui quali si è ormai stabilizzata la nostra città in questo inizio d’autunno. Sul piano tecnico-tattico deve invece far riflettere che una chiave del match sia stata sugli esterni dove il Bari, da squadra che finora aveva effettuato meno cross di tutti, ha vinto la partita con i traversoni (di Duval, in particolare, schierato nell’emergenza per sostituire lo squalificato Pucino) e consequenzialmente i colpi di testa (2 gol). Ha fatto collezione di angoli la squadra di Clotet (7-3) e non riuscire a cavare un ragno dal buco pur usufruendo di tutti quei calci piazzati dà la misura della modestia francescana palesata in zona gol nell’astronave del San Nicola dove tutto sembra più grande, i riferimenti cambiano e quando si va sotto poi recuperare è ancora più difficile che in altri stadi. Il Brescia alla fine di questa disfatta si tiene anche il possesso palla (57%), ma la concretezza degli uomini di Mignani, la verticalità (17 tiri a 9, 7-3 in porta), l’aggressione alta, la corsa e il pressing sono state l’architrave per esaltare esperienza, qualità e fiducia che non mancano in una squadra dove Cheddira in questo momento trasforma in oro tutto quello che tocca (altri 2 gol, per salire a quota 7 in vetta ai cannonieri, sesta partita di fila a segno).

Rialzare subito la testa. Dal vento caldo di Bari, quello scirocco che come canta Guccini “trasforma la realtà abusata e la rende irreale”, è tutto. Anzi, non ancora. Il Brescia, che interrompe la striscia di quattro vittorie consecutive mentre i galletti pugliesi, che non vincevano in casa da aprile, allungano a tre le gare di fila da punteggio pieno, resta pur sempre primo in classifica. Che non è e non sarà la dimensione reale di questo campionato, ma che aiuterà già lunedì mattina negli allenamenti per poi ripartire sabato con il Cittadella non proprio come se niente fosse, ma nemmeno inscenando tragedie. Quanto alle rughe sul viso, quelle possono pur sempre essere nascoste con una buona crema. Da prendere in fretta però…
LE METAMORFOSI TATTICHE
Dal 1’ (4-3-1-2)
Lezzerini; Karacic, Papetti, Adorni, Mangraviti; Bisoli, Labojko, Bertagnoli; Benali; Moreo, Ayè.
Dal 1’ st (4-3-1-2): Ndoj per Bisoli, Bianchi per Ayè
Lezzerini; Karacic, Papetti, Adorni, Mangraviti; Bertagnoli, Labojko, NDOJ; Benali; BIANCHI, Moreo.
Dal 25’ st (4-3-1-2): Olzer per Benali, Van de Looi per Labojko
Lezzerini; Karacic, Papetti, Adorni, Mangraviti; Bertagnoli, VAN DE LOOI, Ndoj; OLZER; Bianchi, Moreo.