Il popolare ”Maciste” allenò le rondinelle nella stagione ’90-91 e centrò l’obiettivo stagionale, il congedo rimase un suo cruccio
Brescia. Bruno Bolchi, spentosi oggi a 82 anni a Firenze a Villa Donatello dove stava combattendo una malattia che era riuscito a sconfiggere anni fa, è stato indirettamente un punto di svolta nella storia del Brescia. Allenò le rondinelle nella stagione 1990-91, subentrando dopo tre giornate a Bruno Mazzia che aveva cominciato con sole sconfitte.
Era il Brescia del presidente Luciano Cremonesi, ma il proprietario era di fatto Gino Corioni che non poteva però comparire in quanto presidente del Bologna. E fu Gino Corioni a chiamare Bruno Bolchi, chiedendogli di salire in corsa su una squadra che aveva come obiettivo un campionato tranquillo e nulla più. Era il Brescia di Zanineli e Ganz, di Carnasciali e Rossi, di Giunta e Bonometti, Valoti e Quaggiotto. All’epoca c’era ancora il mercato di novembre e in quello Bolchi riuscì a farsi acquistare De Paola, Masolini e Serioli. Con l’arrivo di colui che veniva soprannominato “Maciste” (fu roccioso difensore dell’Inter di Herrera con cui vinse lo scudetto del 1963) le rondinelle riuscirono a risollevarsi, ma dovettero lottare fino alla fine per salvarsi. Decisivi i tre punti conquistati nelle ultime due giornate: vittoria al Rigamonti sulla Lucchese che era in lotta per la serie A (2-1 con doppietta di Ganz e gol di Paci) e il pareggio a Barletta (1-1 Marco Rossi per le rondinelle, Bolognesi per i locali). Bruno Bolchi riuscì a portare in porto la nave. Missione compiuta. Nonostante le critiche, che arrivarono in primis dal presidente Cremonesi che accusava il tecnico di praticare un calcio vecchio stampo e per questo motivo i tifosi non riempivano il Rigamonti.
Tre anni fa Bolchi, premiato a Palazzo Loggia dall’ associazione degli allenatori bresciani, si difese da queste accuse: “Le mie squadre hanno sempre giocato con due punte e una mezza punta e se gli attaccanti tornavano a difendere mi arrabbiavo e li lasciavo fuori la partita successiva perchè il compito di un attaccante è prima di tutto segnare”.
Bolchi sapeva che già prima della fine di quel campionato ‘91-92 il Brescia, ovvero Gino Corioni, aveva contattato Mircea Lucescu che era stato esonerato dal Pisa di Anconetani. Nonostante questo, dopo la conquista della salvezza, Bruno Bolchi rilasciò un’intervista nella quale si disse “profondamente deluso dal fatto che nessuno mi ha chiamato per ufficializzare l’interruzione del rapporto, almeno un grazie pensavo di meritarlo”.
Quel grazie, nel nostro piccolo, glielo diciamo noi oggi. Salvando il Brescia dalla C, mise le basi per la grande epopea di Mircea Lucescu. Rip, Maciste.
(Nella foto in evidenza il Brescia della stagione 1990-91 che Bolchi portò alla salvezza