Protagonista dell’ultima promozione delle rondinelle, con giocate e gol pesanti da panchinaro di lusso, ebbe la “sfortuna” di trovare Spalek e… un auto col colore “sbagliato”. Sabato sarà lo spauracchio di giornata con il Modena. Gli ultimi allenatori del Brescia hanno sempre preferito il “trequartista esterno” che il “rifinitore”: conta allora più l’abnegazione del talento?
Brescia. Luca Tremolada, nei cassetti della memoria di molti tifosi biancazzurri, è catalogato alla voce “rimpianti”. Cosa sarebbe successo se il talentuoso trequartista si fosse imposto in maglia Brescia? Avrebbe forse meritato di giocare di più, al posto di uno Spalek mai compreso fino in fondo dall’opinione pubblica e dai tifosi e soprattutto schierato fuori ruolo? E infine è ancora tempo di mettere in campo un giocatore simile dietro le punte o sono altri i calciatori in questo momento adatti da schierare in quel delicato ruolo? Complicato rispondere. Tuttavia, anche considerando le ultime stagioni del Brescia, una soluzione agli interrogativi di cui sopra forse c’è. Ma andiamo con ordine.
Stelle in mediana. Luca Tremolada (foto in evidenza sito ufficiale Modena Calcio), nell’estate del 2018, era reduce dalla miglior stagione della sua carriera, condita da dodici gol e sei assist, che però non erano bastati a salvare la sua squadra di allora, la Ternana, dalla retrocessione (paradossale, considerate anche le venti marcature di Adriano Montalto). Essendo retrocessi gli umbri ed essendo retrocessa anche la squadra detentrice del cartellino ovvero l’Entella, Tremolada era sul mercato, e Massimo Cellino, nello stellare mercato di quell’estate, decide di puntare sul giocatore, investendo all’incirca un milione di euro. Particolare da non sottovalutare è che qualche giorno dopo verrà ufficializzato anche il ritorno di Leonardo Morosini dal Genoa. Tuttavia nessuno dei due riuscirà nell’anno della promozione in serie A ad essere fino in fondo protagonista: il destino ed Eugenio Corini avevano altri piani.
L’auto viola. Il Brescia 2018-2019, con David Suazo in panchina, parte con Tremolada titolare dietro le punte; tuttavia l’allenatore honduregno salta dopo tre partite e con l’arrivo di Eugenio Corini sulla panchina le cose cambiano molto in fretta: inizia infatti a giocare Ndoj dietro le punte e a Crotone (partita terminata 2-2) addirittura Dimitri Bisoli. Si arriva dopo poco alla sfida in casa con il Padova: Tremolada parte in panchina e un Brescia irriconoscibile conclude il primo tempo in svantaggio. Corini decide allora ad inizio ripresa di togliere Martinelli per inserire proprio il fantasista, che prima realizza il gol del pareggio, poi serve ad Alfredo Donnarumma il pallone della tripletta personale. Anche a Foggia, qualche giornata dopo, Tremolada salva il Brescia con una perfetta punizione; ma già qualche malumore presidenziale si fa sentire, con un “casus belli” decisamente particolare. Tremolada possedeva infatti una vettura di un colore non gradito dal pres e sappiamo che la superstizione è qualcosa di molto serio a casa Cellino: al giocatore fu quindi interdetto l’accesso in automobile al centro sportivo di Torbole, dovendo dunque parcheggiare fuori. Eugenio Corini tuttavia continua ad utilizzarlo come arma dalla panchina: se Spalek quell’anno è l’arma tattica, infaticabile recuperatore di palloni, Tremolada è il giocatore a cui chiedere la giocata per cambiare la partita. L’episodio svolta annata è a Palermo: il Brescia è sotto di un gol e senza il capocannoniere del campionato, Alfredo Donnarumma. Tuttavia il dio Eolo (e un disattento Brignoli) scrivono un altro finale: un cross che sembra innocuo diventa il più beffardo dei tiri, con il pallone che si insacca in porta. È il gol dell’1-1, i venticinque mila del Barbera sono increduli.
Considerazioni finali. Il rifinitore, al Modena per il secondo anno, già decisivo per la promozione in B dei canarini e spauracchio di giornata per i ragazzi di Clotet nel match di sabato pomeriggio al ”Braglia”, è stato uno dei protagonisti meno ricordati dell’ultima promozione delle rondinelle. Tuttavia i suoi gol hanno tolto, in almeno tre occasioni, le castagne dal fuoco al Brescia e senza la rete di Palermo chissà se a fine anno sarebbe stata davvero serie A. Lungo tutta quell’annata però, e anche in serie A, Eugenio Corini continuò a preferirgli Spalek, scegliendo dunque di perdere in qualità nell’ultimo passaggio piuttosto che “regalare” un uomo in fase di non possesso. Scelte tattiche, condivisibili o meno. Allargando il discorso, si può però notare come gli ultimi trequartisti di casa Brescia siano soprattutto esterni adattati, come Galazzi e Tramoni, e che gli uomini “da ultimo passaggio”, come Olzer quest’anno o Jagiello l’anno scorso, al di là degli infortuni, siano un po’ passati in secondo piano, almeno da queste latitudini. Citando Ligabue, non è che allora “non è più tempo per loro”?