I TEN TALKING POINTS DI COMO-BRESCIA

Brescia. Buonasera cari amici e Ben ritrovati a Ten Talking Points. Il capitolo tre del campionato degli italiani si è concluso e possiamo dire, senza timore di essere smentiti, che è stato bello, denso, lungo e sofferto. Ci sarà tanto da scrivere, per cui andiamo velocemente al prontuario per approcciare al meglio alla lettura. Chi non ne avesse bisogno, lo salti pure. 

Questa rubrica nasce con tono irriverente, prendendo in esame, tra il serio e il faceto, le grandi questioni relative al Brescia Calcio, che siano partite, calciomercato o, più raramente, questioni che mi appassionano. Qui potrete trovare un ampio uso di iperboli, metafore, similitudini, innamoramenti calcistici che durano come un batter d’ali di farfalla oppure una vita intera (vedi Fridjonsson e Jonathas) e pennellate di colore sulla variegata fauna che ancora popola il mondo degli stadi (di cui ovviamente faccio parte pure io). Ogni riferimento a fatti realmente accaduti è puramente strumentale e funzionale alla creazione di un racconto. Parola d’ordine: mai prendersi troppo sul serio. In fin dei conti si sta parlando di calcio, la cosa più importante tra quelle meno importanti.

Letto? Allora iniziamo con l’analisi.

1)   Il Brescia ha vinto a Como. Difficile raccontare in dieci punti le emozioni di centocinque minuti di partita, tra blackout, espulsione, rigore dato e poi tolto, rigore dubbio non dato, gol del vantaggio, pali e occasioni non sfruttate da ambo le parti. Derby lombardo infinito portato a casa. Dopo la brutta prova di Frosinone contava soprattutto questo. 

2)   Migliore in campo, con pochi dubbi, Galazzi: il gioco offensivo è transitato per gran parte dai suoi piedi. Doveva raccogliere il testimone di Emanuele Ndoj, e l’ha fatto al meglio. Molto buona anche la prova di Labojiko, uomo d’ordine ove l’ordine non c’era, Bertagnoli, sempre preciso nei suoi inserimenti, e infine anche della difesa, che, a parte Cerri, complicato per tutti da tenere in serie B, ha retto più o meno bene: talvolta col mestiere, talvolta con un po’ di fortuna, talvolta di bravura (vedi il salvataggio di Adorni su uno degli ultimi contropiedi). 

3)   Il blackout: ha fatto molto sorridere per la tempistica, che sembrava quasi far pensare ad un elettricista molto tifoso del Como, talmente preoccupato per il corner del Brescia da decidere di spegnere le luci. In quei dieci minuti si son viste però le più belle coreografie dell’anno da parte delle due tifoserie, con abbondante uso di pirotecnica, che resta, nonostante tutto, uno degli aspetti più affascinanti degli stadi di calcio. 

4)   Sui rigori c’è poco da dire: sul primo la decisione dell’arbitro al Var è corretta. Sul secondo devo confessare che, a parti invertite, mi sarei incacchiato parecchio. Tuttavia non mi sento nemmeno di colpevolizzare eccessivamente l’arbitro: tenere la barra dritta ieri sera era quantomeno complicato, con continue proteste e un nervosismo tra i giocatori neanche troppo latente. Pure in tribuna il clima era acceso. 

5)   A proposito di tribuna, ieri ad assistere la partita c’era Henry, nuovo azionista (ma si accontenterà di quel ruolo? Ho i miei dubbi). Fabregas (giocatore che amo e che amerò per sempre) è entrato accolto come la star che è, nonostante un anno di quasi inattività. Ho temuto la beffa di Cesc su punizione: bella storia eh per carità, tutta l’informazione avrebbe potuto ricamarci sopra per un po’, ma anche no grazie. 

6)   Sempre parlando del Como, ma stavolta nel solito punto dedicato agli avversari, a parte Cerri, giocatore che se fossi un direttore sportivo cercherei sempre di mettere a disposizione del mio allenatore, soprattutto in B, mi piacciono molto i due esterni, Blanco (per gli amici Blanchito) e Parigini. Faranno probabilmente strada, la proprietà sembra ambiziosa. Finché dura, se la godano. 

7)   Sempre se fossi a capo di una squadra di calcio, infliggerei una sanzione pecuniaria per ingenuità come quella di Arrigoni di ieri sera. Capisco la foga, ma il calcio è fatto anche di testa. Per fortuna dei calciatori faccio (o provo a fare) un altro mestiere. 

8)   Un abbraccio ad Andrea Cistana, con la speranza che possa tornare il più presto possibile in campo. Peccato per Mangraviti, più solido difensivamente di quanto alcuni credono, bene Jallow in un ruolo e in un calcio non ancora suo. Sono curioso di vedere se il Brescia punterà forte su Papetti, oppure se andrà sul mercato a prendere un altro centrale. 8bis) tra i difensori, dopo ieri sera va annoverato anche Moreo. Gara “a portare la croce” per lui, ma non so quanto la cosa possa risultare a lui gradita. Capisco le solite frasi “sono a servizio della squadra e del mister, gioco dove vuole lui”, ma uno dentro di sé può anche riflettere. 

9)   Punto dedicato al mercato: dovesse davvero arrivare Valoti, avremmo un super centrocampo, paragonabile a quello dello stesso Monza dell’anno scorso. Beata abbondanza. 

10) Tirando le somme, una bella vittoria, non “alla catalana” ma all’italiana, con un calcio meno di rischio ma più di controllo. Si son viste buone cose per alcuni momenti della gara, in altri si è sofferto ma contavano i tre punti e sono arrivati. Per consolidare quanto di buono è stato fatto, sarà allora importante fare risultato anche sabato prossimo. Meno trentanove alla salvezza. 

Un abbraccio a tutti i lettori e viva la Leonessa!

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